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Ernesto Tomasini al PRE Final Fest
Nelle trenta ore della maratona del PRE Final Fest (Roma, 17/18 Ottobre 2009), il concerto di Ernesto Tomasini è stato un interessante interludio sul finire della serata, riuscendo a spaziare dal cantato operistico a composizioni puramente elettroniche, da lieder pianistici a citazioni heavy metal.
Tomasini, palermitano di nascita e londinese d’adozione, è scrittore e interprete teatrale di lunga esperienza, dotato di una portentosa voce di 4 ottave e mezzo d’estensione che si sposa perfettamente con performance dal sapore operistico. Questo, in aggiunta alla sua stravagante personalità, lo avvicina per certi versi al compianto Klaus Nomi. Il suo contributo al PRE Final Fest è stato una performance di alto livello incentrata sul suo lavoro nell’ambito della musica contemporanea sperimentale, cui sembra essersi dedicato con passione in quest’ultimo periodo.
Il primo pezzo eseguito in verità è stata una recitazione a voce sola di un testo (tradotto in italiano) di una vecchia canzone dei Venom (a orecchio diremmo In league with Satan), che ha aperto lo spettacolo con un sinistro tono di humor beffardo, mettendo subito in luce il mood del concerto: una giocosità provocatoria vissuta sull’istrionismo vocale e su movenze e interprestazioni fisiche di purissimo piglio teatrale e operistico.
Di seguito, la prima parte dello show ha portato alcuni brani eseguiti dal progetto Canes Venatici (nome latino della costellazione “Cani da Caccia”) che annovera tra le sue fila, oltre ad Ernesto alla voce, Fabrizio Modonese Palumbo e Andrew Liles per l’occasione.
La materia musicale qui è un’elettronica piuttosto rarefatta con i tipici drone* chitarristici di Palumbo, su cui la voce portentosa di Tomasini si staglia con maestosa intensità, spaziando tra opera e recitazione. Ad esempio, il pezzo Trattato sulla natura delle stelle per voce ed harmonium inizia con la recitazione di un testo in prosa sulla luminostà delle stelle, in termini anche scientifici.
Altrove nel concerto, la sorprendente cover del classico heavy metal Breaking the Law dei Judas Priest, qui ancora più minimale che sul disco di Canes Venatici, dove si manteneva un minimo di correlazione con l’originale (tramite l’accenno alla melodia portante), pur dilatandone i tempi all’infinito.
La seconda parte dello show invece segna l’ingresso del pianista di origine greca Othon Mataragas. Con lui Tomasini ha girato l’Europa interpretandone le canzoni; si tratta di composizioni per piano e voce, che in gran parte sono state pubblicate nel disco Digital Angel del 2007 (dove cantano anche Marc Almond e David Tibet – quest’ultimo soddisfatto spettatore del concerto).
Il pezzo di apertura di questa seconda parte del concerto è una composizione per solo piano e suonata con i guantoni da boxe; inutile sottolineare i fasci di dissonanze che un simile paio di mani può generare sulla tastiera di un piano.
In realtà il pezzo è piuttosto interessante e genuino, e Othon è un giovane pianista dal grande talento: i suoi studi classici si palesano in esecuzioni tecnicamente impeccabili e di buon gusto; il connubio con Tomasini è particolarmente efficace grazie alla versatilità di quest’ultimo, che riesce a passare da un falsetto altissimo ad uno spoken word (recitativo) nel giro di un istante, riuscendo a conferire ad ogni passaggio la giusta connotazione timbrica ed espressiva.
Infatti i pezzi proposti, pur se tutti dalla medesima impostazione formale, differiscono molto in termini di dinamiche ed atmosfera, conservando sempre una forte carica emotiva.
Ad esempio, il primo pezzo di Digital Angel, When I Leave You, splende di una ritmica pianistica incalzante e di un drammatico falsetto che sottolinea versi di una passione struggente; oppure Greater Feast Massacre con i suoi sbalzi d’umore e cambi repentini.
Altre gradite interpretazioni della serata sono state un pezzo in siciliano e una versione a cappella di Whistling Away The Dark, un pezzo di Henry Mancini e Johnny Mercer (tratto dalla colonna sonora del film Darling Lili, di Blake Edwards).
Anche i testi sono infatti degni di nota: passano dal passionale all’oscuro e conturbante, senza soluzione di continuità; Tomasini dal canto suo è ben felice di poter sfoggiare il suo istrionismo, sottolineando con un gesto, uno sguardo, una posizione o un accento quasi ogni frase che pronuncia. L’effetto visivo è molto forte, viste anche le tematiche proposte.
Da questo punto di vista lo show è stato davvero un’unione di operistico con contemporaneo, oltretutto ben inserito nel contesto musicale del PRE Final Fest; la faccia multiforme con trucco pesante di Tomasini si scorda difficilmente nell’incisività delle sue espressioni, nonostante il rapporto molto amichevole che ha saputo instaurare col pubblico, tra battute, siparietti e una canzone in siciliano.
* Per "drone music" s'intende un genere di musica (oggi spesso elettronica) basato sulla ripetizione di lunghe sezioni con variazioni minime. Fa parte della musica minimalista e per la sua natura si imparenta con l'ambient music, da La Monte Young e Robert Fripp in poi. (torna al testo)