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Opera di Roma. Un Pegaso danzante di fuoco
Il Trittico contemporaneo appena presentato al'Opera di Roma con i tre coreografi Patrick de Bana, Juliano Nunes e William Forsythe dal 23 al 29 marzo, ha fatto riapprodare un concetto di danza moderna che non disdegna il balletto classico. La direttrice del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato ha per questo ideato questa formula, che si ripeterà, di coreografie di artisti contemporanei della danza. Tra le tre coreografie, due sono prime italiane, Windgames di De Bana e Playlist (Track 1, 2) dell’iconico Forsythe, e una prima assoluta, Women di Nunes.
Un Pegaso di fuoco sembra echeggiare il vento su uno sfondo rutilante: il primo balletto, Windgames di Patrick de Bana, un poliedrico osservatore e primo ballerino della scuola di Neumeier e di Béjart, con cui ha ballato e creato numeri per il palcoscenico. Nato ad Amburgo da madre tedesca e padre nigeriano, la sua prospettiva è evidente ed aperta alle commistioni: di colori e di genere, vertendo su due cromie assolute, blu e rosso. Per i costumi, Agnès Letestu sceglie lunghissime gonne pantalone di stile arabeggiante, flessuose e veleggianti rivestono i corpi dei ballerini, mentre gonne dello stesso tipo coprono le gambe delle ballerine. Una presenza quasi di "disturbo" si presenta con pantaloni di velluto attillatissimi e color rosso fuoco: Alessio Rezza entra in scena, prima come solista, poi come terzo personaggio del ménage della coppia en rouge formata da Federica Maine e Michele Satriano. Pone dubbi, disegna altre prospettive, mentre il resto della "truppa" maschile dei Boys entra in scena con fuseaux di velluto nero, aprendo ed intervallando balli di gruppo di coppie in blu a quelli della coppia rossa dominante. Su una tela cobalto si inanella ancor piu' compiutamente e liricamente il tema musicale del Concerto per violino e orchestra op. 35 di Čajkovskij, che fa da contrasto con l'approccio ritualistico che richiama la prima della coreografia dei Ballets Russes di Diaghlev per Le sacre du printemps (1913) di Strawinskij. Una tradizione lontana e primeva legata ad una moderna concezione coreografica.
A questa prima, seguono due coreografie dedicate ai due generi del maschile e del femminile ed alla loro espressività: la prima, ladies first, è Women del brasiliano Juliano Nunes, che disegna anelli di circolarità e comunicazione su una cinetica dirompente, ed evocata anche visivamente dal rosso fuoco delle calze dai piedi fino al polpaccio delle 24 ballerine. Un assolo gruppale al femminile con i costumi, che tanto adducono alla coreografia, a firma di Mikaela Kelly. Lasciarsi, abbracciarsi, divincolarsi e svincolarsi è un tutt'uno per le Donne del titolo, di un coreografo che debutta a Roma ed ha lavorato con coreografi quali Naharin, Kylián, Van Manen, Cherkaoui, Forsythe e Kahn. Insieme alle étoiles Alessandra Amato e Rebecca Bianchi, anche Elena Bidini, Flavia Stocchi, Marianna Suriano, Giorgia Calenda. La musica è un omaggio ad Ezio Bosso con quattro sue composizioni da Music for Weather Elements, Thunders and Lightnings; il Quartetto per archi n. 5 "Music for the Lodger", Lento An Impossible Love; Sixth Breath da The Last Breath; Concerto per volino n. 1, Esoconcerto, Adagio; suoni che adornano e guidano le danseuses ad allacciarsi come nastri di Möbius infiniti nel loro labirintico girovagare.
Playlist (Track 1, 2) di William Forsythe è il terzo ed ultimo episodio che si stacca pervicacemente dai primi due: tutto al maschile, con 30 ballerini, tra cui l’étoile Alessio Rezza e i primi ballerini Claudio Cocino e Michele Satriano è tutto giocato sulla prestanza maschile e giocato su musiche groove - ovvero disco - di Surely Shorty di Peven Everett e dal remix house di Jax Jones su Impossible di Lion Babe. Forsythe,conosciutissimo, è un coreografo newyorkese tradotto in Germania allo Stuttgarter Ballett negli anni '70, poi direttore del Ballett Frankfurt e, dal 2004, direttore della sua The Forsythe Company (2005-2015). Creatore di coreografie per l'Opéra di Parigi, English National Ballet, Boston Ballet, Sadler’s Wells Theater, Scala di Milano; vincitore del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia (2010), insieme a quattro “Bessie” Award a New York e tre Laurence Olivier Award a Londra.
Grandissimo successo di pubblico ed una notevole rappresentanza di un pubblico giovanissimo per questa prima contemporanea che ben si pronuncia sui successivi episodi di danza.