Berlino Staatsoper Der Freischütz. La cupa gola del lupo

Articolo di: 
Livia Bidoli
Der Freischütz

Alla Staatsoper im Schiller Theater di Berlino l'opera per eccellenza del romanticismo tedesco: Der Freischütz di Carl Maria von Weber, con il libretto di Johann Friedrich Kind, che vide la sua premiere assoluta a Berlino nella Schauspielhaus il 18 giugno 1821. In questo nuovo allestimento della Staatoper è stata presentata in premiere il 18 gennaio, e nelle sei recite seguenti fino all'8 febbraio 2015, dalla bacchetta di Sebastian Weigle e dalla regia di Michael Thalheimer.

La prima grande opera romantica tedesca, Der Freischütz ebbe non solo un successo immediato e clamoroso in Germania ma in tutta Europa, tanto che Berlioz lo tradusse in Robin des bois con l'adattamento di Castile-Blaze e la prima all'Odéon di Parigi nel 1824.

Il Franco cacciatore in italiano, si radica sul folclore tedesco delle leggende tratte dalla lettura da parte di Weber del Gespensterbuch di Johann August Apel e Friedrich Laun, irrorandola di magia e demonologia, con la figura pregnante del cacciatore “nero” Samiel, che vediamo agitarsi sul palco fin dall'attacco di Weigle della famosa ouverture trascinante che configura i due temi musicali e narrativi della lotta tra bene e male, che riconosciamo e riconduciamo alla scena finale dell'atto II della fusione della pallottola da parte di Kaspar (il primo cacciatore) e quello dello slancio d'amore di Agathe verso Max (il secondo cacciatore) quando lo vede arrivare (Atto II scena 8). Tra questi due temi precipui il risveglio della natura – caratteristica portata dal romanticismo alla sua più alta epsressione – si rileva invece nelle note più limpide.

Sul palcoscenico, l'attorialità lenta e cupa dei pochi gesti di Peter Moltzen (Samiel) ci rende chiaro  che siamo già finiti nella “Gola del lupo” (Wolfsschlucht). Moltzen è lui stesso un lupo, con un cappello di pelliccia e due corna da caprone, tutto sporco di pece, sappiamo che tenterà di governare le sorti di Max, il nostro protagonista, interpretato da Burkhard Fritz, tenore, che ha qualche tentennamento nella voce – come nella fede nella sua riuscita - all'inizio, mentre risplende già dal secondo atto e all'incontro con Agathe, la straordinaria Dorothea Röschmann, la cui voce ricca di colorature fa il paio con la sua intensità drammatica, propriamente commovente.

La meravigliosa e trionfale entrata del Coro di cacciatori (Marcia dei contadini) “Viktoria!Viktoria!”, lo Staatsopernchor guidato da Martin Wright, evidenzia quanto sia importante la sua caratura insieme a quella dei cantanti come dell'orchestra della Staastkapelle Berlin, diretta egregiamente da Sebastian Weigle in stato di grazia e dalla sicurezza irremovibile oltreché entusiasmante all'ascolto dall'inizio alla fine.

La scena che osserviamo è in Boemia nel XVII secolo, da libretto, e l'oscurità semiassoluta viene illuminata dall'unica luce – luci a cura di Olaf Freese - che discende dall'apertura in alto della Gola del lupo, una caverna ad imbuto dalla cui apertura scendono tutti i personaggi. Molto più scura della litografia di Carl Lieber (1781-1861) dal bozzetto scenico di Holdermann per la ripresa a Weimar del 1822, le scene di Olaf Altmann sono tutte nel bosco, compresa la disperazione di Agathe – la scena in cui ha un incubo prima che Max vada nella Gola del lupo convinto a farsi aiutare da Kaspar con una pallottola stregata. Max è infatti il promesso sposo di Agathe ma bisogna che vinca la gara di caccia per aspirare alla sua mano, come predetto dal principe Ottokar - il lodevole baritono Roman Trekel. che ascoltiamo nella sua pienezza alla fine, nell'atto terzo -, e ripetuto da Kuno, il basso Victor von Halem, che interpreta la guardia forestale del principe, da cui risulta la personalità e la voce più equilibrata.

La figura di Ännchen, una parente di Agathe che le fa da compagnia e supporto come una damigella, è qui rappresentata dalla personalità e dalla voce seducente di Anna Prohaska cui viene data una lettura non tradizionale nel senso che, oltre ad essere solare ed un po' superficiale, fa il duetto col male: si struscia letteralmente a Samiel; ed il suo modo di tranquillizzare Agathe è come se invece volesse spostare l'osservazione di lei da Max per “traviarla” altrove. Scena clou in questo caso quella delle mani sporche di sangue delle due fanciulle, dove Agathe risulta disperata mentre Ännchen sembra quasi provarne piacere, a stabilire una relazione col demonio-cacciatore di sola seduzione reciproca.

La sfiducia di Max nelle sue capacità, è quindi il motivo per cui accetta la proposta di Kaspar, la cupa voce del basso Falk Struckmann, che lo irretisce e convince ad usare una pallottola stregata che gli verrà consegnata nel luogo della tregenda appunto: la Gola del lupo. Kaspar, servitore di Samiel, cacciatore-demonio, vuole scambiare la sua anima – condannata dal patto con quest'ultimo in scadenza – con quella di Max, facendogli colpire l'amata Agathe – che intanto riceve una corona mortuaria al posto di quella nuziale e prega per Max. La scena dell'evocazione di Samiel è sanguinosa e sacrificale, “Umsonst ist der Tod!” (“Gratuita è solo la morte!”) la terribilità del grido di Kaspar risuona potente e evidenzia con chi sta stringendo un patto Max, che verrà salvato dalla corona d'argento che porta Agathe e la pallottola virerà su Kaspar ponendo fine alla maledizione. L'intervento salvifico e autorevole dell'Eremita, il gigantico basso Jan Martiník che sembra veramente poter salvare Max anche solo con la sua presenza, è dotato di una voce altrettanto potente che rassicura e fa scoppiare un applauso di sollievo da parte del pubblico a scena aperta, a poco dal termine.

Grandiosa rappresentazione gotica di intenso valore orchestrale, di voci, di Coro, che fa capire anche quanto possa aver influenzato Wagner, soprattutto nelle sue opere romantiche (pensiamo ai Cantori in particolare per i Cori) e poi per lo sviluppo del concetto di leitmotiv. La scrittura di Weber, così impreziosita dagli impasti timbrici, dimostra come la scenografia sonora sarà tratto dominante nel futuro sviluppo della musica tedesca ed il meraviglioso Coro finale lo reitera sciogliendosi negli applausi scroscianti per tutte le parti.

Pubblicato in: 
GN12 Anno VII 5 febbraio 2015
Scheda
Titolo completo: 

STAATSOPER IM SCHILLER THEATER - Berlino
DER FREISCHÜTZ

Opera di Carl Maria von Weber
Libretto di Johann Friedrich Kind
Opera romantica in tre atti
Michael Thalheimer e Sebastian Weigle rileggono il Freischütz
Nuovo allestimento

PREMIÈRE 18 gennaio 2015
Recite seguenti: 21/24/30 gennaio
e 5/8 febbraio 2015
Recita del 30 gennaio 2015

Direttore Sebastian Weigle
Regia Michael Thalheimer
Scene Olaf Altmann
Costumi Katrin Lea Tag
Luci Olaf Freese
Direttore del Coro Martin Wright
Drammaturgia Katharina Winkler

OTTOKAR Roman Trekel
KUNO Victor von Halem
AGATHE Dorothea Röschmann
ÄNNCHEN Anna Prohaska
KASPAR Falk Struckmann
18|21|24|30 Jan
Tobias Schabel 5|8 Feb
MAX Burkhard Fritz
L'Eremita Jan Martiník
KILIAN Maximilian Krummen
SAMIEL Peter Moltzen

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