I dioscuri della notte. Intervista su Peter Cushing e Christopher Lee

Articolo di: 
Elena Romanello
I dioscuri della notte

Christopher Lee e Peter Cushing sono due icone del cinema horror e gotico: la serie di film che hanno interpretato per la casa di produzione Hammer sono diventati oggetti di culto a dispetto o forse proprio per la loro origine di cinema popolare. Franco Pezzini e Angelica Tintori hanno dedicato a questi due interpreti il saggio I dioscuri della notte per la Gargoyle Books e hanno raccontato qualcosa su questo viaggio appassionante nelle tenebre, secondo a quello di The dark screen (ancora per Gargoyle nel 2008), saggio sulla figura del vampiro al cinema.

Elena Romanello.Come è nata l'idea di un libro su Christopher Lee e Peter Cushing?
Angelica Tintori. L'esortazione a dedicarsi a un simile tema viene da Paolo De Crescenzo, responsabile della Gargoyle, che sapeva benissimo di poter contare sulla nostra complicità. Abbiamo cercato di riproporre una formula a noi cara - quella di The Dark Screen - ovvero un taglio capace di raccontare senza perdere in approfondimento.

E.R. Le figure del vampiro e del cacciatore di vampiri tornano periodicamente nell'immaginario sia pure in maniera diversa: cosa ne pensate delle nuove mode e possono Peter e Chris dire ancora qualcosa ai fan di Twilight?
Franco Pezzini. Sicuramente nella galleria di questa mitologica coppia di attori, il caso più eclatante di dialettica riguarda proprio la loro opposizione polare come vampiro e cacciatore. Lee non è solo l’attore che più filologicamente richiama il Dracula di Stoker ma l’incarnazione di una minaccia erotica che irrompe a scalzare l’orizzonte civile e morale vittoriano. D’altra parte Cushing, che pure non assomiglia molto al Van Helsing di Stoker, ma per carisma e dignità ne recupera il legato e resta il più indimenticabile interprete del ruolo, incarna l’opposizione più alta, insieme tranquillizzante e sottilmente allarmante, alla sovversione recata da un simile avversario: un asceta-dandy, implacabile al di là di quei tratti umani in cui l’interprete rivela la propra natura gentile. Le convulsioni della società degli anni Hammer (1950-70) possono apparirci di primo acchito non così prossime: nel frattempo la fiction ha conosciuto una quantità di diversissimi vampiri, e anche di diversissimi cacciatori, da quelli ruvidi e donnaioli di John Carpenter alle ragazze dal paletto facile come Buffy e Anita Blake. Eppure la dialettica dei film coi nostri Dioscuri mantiene una straordinaria freschezza, una potenza problematica che stuzzica a livello morale e psicologico, sociale, persino politico. E sono convinto che tutto ciò possa essere apprezzato anche oggi. Certo, resta il  fatto che la complessità dei “classici” non è capita da tutti.

E.R.I loro film erano considerati all'epoca B movies: cosa pensate di questa definizione?
A.T.: Diremmo che è dettata dalla superficialità, se non dalla sufficienza. Il fatto che siano produzioni realizzate con pochi soldi, non vuol dire automaticamente che siano povere, anzi! Nella maggioranza di queste pellicole si vede come il bisogno aguzzi l'ingegno.

E.R. Perché i vampiri, ai quali avete dedicato l'ottimo The Dark Screen, continuano a piacere?
F. P. Beh, si  tratta anzitutto di intendersi sul concetto di vampiro. L’idea che ne ha l’uomo della strada deriva più o meno dal canone stokeriano: dal tentativo cioè di Bram Stoker di cucire tradizioni diverse relative ad una figura – o meglio, una nebulosa di figure – compiutamente definita nel Settecento da radici estremamente arcaiche, piegando il tutto a esigenze di fiction. Ma la successiva fiction, soprattutto cinematografica, ha recato alcuni importanti correttivi a quel modello e il risultato è che tra i babau impresentabili delle tradizioni dell’Europa orientale, che piacevano tanto ai lettori di gazzette settecenteschi, e i vampiri carini e alla moda di Twilight c’è davvero un abisso. Eppure, all’alba dell’età moderna come nell’era di internet, questo incredibile Cambia-Faccia si mostra capace di dominare i media, di calamitare l’attenzione delle folle. Proprio la fluidità delle sue caratteristiche, l’equivocità da consumato trasformista la dicono lunga sui motivi di una tale fascinazione. Per questo il vampiro è tanto comodo per scrittori e sceneggiatori: lo si può spendere in contesto gotico oppure poliziesco, fantasy o cappa-e-spada… oppure, appunto, nella commedia rosa adolescenziale. 

E.R. Come vi sembra l'immaginario fantastico oggi?
F. P. Il discorso è complesso. Il fantastico non è tanto un contenuto quanto un modo di narrare, e un linguaggio mitico fondamentale: parla di noi e delle nostre società di appartenenza, di paure, nervi scoperti e desideri più o meno confessabili… Se d’altra parte intendiamo per fantastico una sorta di supergenere, tale da abbracciare Science Fiction (fantascienza) e gotico, fantasy e horror eccetera, è inevitabile notare sui banconi delle librerie un tripudio delle declinazioni più innocue e (s)vendibili. Ma credo che ciò sia nell’ordine delle cose, e due elementi mi rendono ottimista. Da un lato lo spazio, che inizia ad aprirsi anche in contesti istituzionali, per uno studio del fantastico, e una critica che non tema il confronto con opere molto popolari. E d’altro canto un fantastico di qualità è oggi assai più avvicinabile per i lettori di quanto avvenisse in passato. In questo senso la Gargoyle – e, facciamo pure un nome, Paolo De Crescenzo che l’ha coltivata con competenza e con fiuto – costituisce in Italia un punto di riferimento molto importante. Ma titoli d’interesse – spesso di gioielli dimenticati – stanno apparendo per i tipi di editori di diversa grandezza: un segnale che mi pare conforti sul progressivo abbandono di uno stereotipo stantio sul fantastico popolare come non-letteratura. Se poi parliamo di contenuti, l’orizzonte del fantastico – galleria dei mostri compresa – vede convivere serenamente figure “classiche” con nuovi spunti.

Angelica Tintori. Povero. La più grande "macchina da guerra" ovvero la emanatrice di mitologia contemporanea nota come la produzione cinematografica statunitense ha paura d'investire se non ha la certezza del successo. E poiché "del doman non v'è certezza", si buttano su remake, cartoni, commedie a lieto fine, adattamenti di serie tv del passato. In Italia, poi, dove la tradizione del fantastico non è paragonabile a quella, per esempio, del mondo anglosassone, se non c'è un film di successo a fare da traino, l'interesse per una buona produzione letteraria purtroppo rimane circoscritto a uno zoccolo duro di appassionati che si amplia assai gradualmente. E' un fenomeno con il quale le case editrici di horror et similia si confrontamo giorno per giorno.

E. R. Ed è un vero peccato, in quanto gli orizzonti problematici offerti dalle varie branche del fantastico possono risultare assai stimolanti. Prossimi progetti?
A. T. Se parliamo di un altro libro in coppia, niente di definito e, soprattutto, niente d'immediato.
F. P. Tanti e confusi. Varie piste di ricerca che voglio seguire – cinema horror e non solo –, ma nessun libro in vista su tempi brevi. Vedremo...

Pubblicato in: 
GN50 Anno III 2 maggio 2011
Scheda
Autore: 
Franco Pezzini - Angelica Tintori
Titolo completo: 

Peter & Chris - I Dioscuri della notte
icona-libro Biografia
Formato: brossura
Pagine: 448 € 16
Pubblicato: dicembre 2010

Gargoyle Books