Il Divino secondo Vito Mancuso

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Io e Dio di Vito Mancuso

Il libro di Vito Mancuso, teologo e filosofo, Io e Dio, edizioni Garzanti, offre al lettore con grande chiarezza una immagine della divinità ed una serie di ragioni su cui rinnovare la fede nella trascendenza divina.

Nella prima parte di questo saggio, denso di erudizione e di riflessioni profonde sul rapporto tra la vita umana e la creazione, Mancuso richiama un pensiero del grande filosofo Noberto Bobbio, per il quale tutte le persone dotate di ragione, siano esse atee, credenti in Dio oppure agnostiche, si trovano immerse nel mistero insondabile ed inafferrabile della vita umana.Non è mai esistita una civiltà, sia nel mondo antico sia nel mondo moderno, in cui il fenomeno religioso, pur con tutte le differenze di carattere dottrinario, non si sia manifestato.

Infatti secondo Aristotele il bisogno di generare un pensiero filosofico nasce nell’uomo di fronte alla meraviglia ed allo stupore che la creazione suscita nell’animo umano. La distanza esistente tra il mondo fisico e naturale e la dimensione spirituale presente nella vita interiore dell’uomo, spiega la presenza del fenomeno religioso nella civiltà umana.

 Nella prima parte del libro, Mancuso con grande scrupolo filosofico, menziona e cita le diverse prove della esistenza di Dio che alcuni grandi pensatori hanno indicato, tra cui Sant’Anselmo D’Aosta, a cui si deve la prova ontologica, e San Tommaso D’Aquino, autore delle famose cinque vie, che dimostrò la necessità di risalire alla causa prima identificata con la visione cattolica di Dio.

Per Mancuso il Dio personale descritto nel catechismo della chiesa cattolica non corrisponde all’idea della divinità che l’uomo dotato di ragione deve avere e coltivare. Se vi fosse un Dio personale, come pretende la dottrina cattolica, non si comprenderebbe il carico di dolore e sofferenza che è presente nella natura e nel mondo umano regolato dalle leggi fisiche ed in costante evoluzione. Per Mancuso occorre pensare ad un Essere supremo da cui si genera l’energia vitale che governa il mondo e l’universo, nel quale vi è una armonia come la scienza ha dimostrato.

A questo riguardo nel saggio vi è una parte storica che, facendo riferimento sia alla creazione della Inquisizione cattolica che all’indice dei libri proibiti, dimostra come spesso il principio di autorità incarnato dalla chiesa  cattolica ha soffocato  e conculcato la libertà di coscienza del singolo credente. Sulla fede di cui sono rigidi custodi le gerarchie cattoliche, intesa come la dogmatica che non ammette il dissenso e il dialogo, deve prevalere la libertà di coscienza del singolo credente, sicchè essa sia espressione della autenticità della persona umana.

Nella chiesa cattolica il confronto tra le alte gerarchie ed i teologi che si allontanano e discostano dalla dottrina ufficiale non sempre è facile e spesso viene ingiustamente ostacolato. Per dimostrare la esistenza del Dio personale, come viene descritto nel catechismo della chiesa, spesso si citano sia il vecchio che il nuovo testamento. A questo proposito Mancuso individua il metodo storico critico attraverso il quale occorre leggere ed interpretare i testi sacri, poiché gli studiosi hanno dimostrato che gli eventi  narrati in questi testi non sempre corrispondono alla verità storica.

Dubbi di natura storica sulla reale esistenza di Gesù non se ne possono avere, poiché notizie sulla sua vita si possono trovare nei testi latini, ebraici e di altre culture, come quelli di Giuseppe Flavio, Tacito, Svetonio ed altri. Tuttavia non bisogna ignorare la distinzione delineata da alcuni pensatori tra Gesù, come persona storica, ed il Cristo, come manifestazione del divino nella storia umana. Per Benedetto XVI, l’attuale pontefice Joseph Ratzinger, la redenzione è un evento non solo escatologico ma anche storico, poiché il vangelo contiene un racconto di eventi realmente accaduti.

A questo riguardo Mancuso ricorda la disputa che vi è stata su questa controversa questione tra grandi filosofi, come Lessing e Kierkegaard. Proprio per Kierkegaard, Cristo va considerato solo secondo una prospettiva di fede, escludendo ogni riflessione di carattere storico intorno alla sua figura avvolta dalla sacralità divina. I testi evangelici hanno un valore esclusivamente escatologico e non devono, secondo Mancuso, essere considerati alla stregua di opere storiche.  

Nel mondo, accanto alla armonia che percepiamo attraverso la ragione, esiste il male in tutte le forme in cui si palesa. Tuttavia, come notava Immanuel Kant nei suoi testi La Religione nei Limiti della Ragione e la Critica della Ragione Pratica, nella vita interiore dell’uomo e nella sua anima, pur essendo l’uomo paragonato ad un legno storto dal grande filosofo tedesco, vi è la presenza della idea del bene, della giustizia, della bellezza, della filantropia. Per Mancuso l’idea del divino non proviene dal mondo esterno, ma nasce da una proiezione dell’uomo che è abitato da questi grandi sentimenti indicati da Immanuel Kant.

Il divino, il cui bisogno esiste nell’animo umano, viene identificato da Mancuso con l’idea di Bene, Giustizia, bellezza, Filantropia, Verità. Pertanto l’etica è il fondamento della religione. Il libro propone una concezione della divinità che è destinata ad essere discussa ed interpretata sia dai credenti sia dagli atei. Un libro bello e profondo. 

Pubblicato in: 
GN3 Anno IV 21 novembre 2011
Scheda
Autore: 
Mancuso Vito
Titolo completo: 

Io e Dio, Saggi Garzanti, 496 pagine, € 18.60