Fernando Savater e Petros Markaris a Libri Come

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Petros Markaris

Nell’ambito del festival culturale Libri Come presso l'Auditorium Parco della Musica di Roma che si è tenuto dal 14 al 17 marzo, durante la giornata di sabato 16 marzo, sul tema politico e intellettuale legato alle conseguenze della crisi economica sul futuro della Europa, si sono confrontati due personaggi di prima grandezza della scena culturale internazionale: il filosofo spagnolo Fernando Savater e il grande scrittore greco Petros Markaris.

Il dialogo tra questi due protagonisti del mondo della cultura del nostro tempo è stato moderato e introdotto da Marino Sinibaldi, direttore dei programmi culturali di radio tre rai. Sinibaldi con la consueta eleganza e sensibilità ha notato nella sua introduzione  che in questo nostro tempo, in cui sull’orizzonte si addensano i segni infausti di una epoca segnata da tante inquietudini e tante difficoltà, i lettori si spettano dagli scrittori analisi ed interpretazioni  che siano in grado di restituire la speranza nel futuro e di fugare le paure presenti nella vita collettiva europea.

Nel suo lucido e profondo intervento, Petros Markaris ha citato il pensiero espresso in passato  da Jean Monnet,  figura storia dell’europeismo continentale,  per il quale l’Unione Europea non può e non deve avere il suo fondamento soltanto sul mercato e sulla economia. Purtroppo, secondo l’analisi dello scrittore greco, si è privilegiata la dimensione economica legata alla moneta unica ed al mercato, trascurando la civiltà e la cultura, che invece devono essere considerate i fattori decisivi per definire l’identità europea.

La crisi economica ha prodotto una grave conseguenza, per effetto della quale l’ideale europeo, concepito per favorire la pace nelle relazioni tra i Paesi del vecchio continente, è regredito al livello del male minore, sicchè oggi la preoccupazione principale per le nazioni in crisi consiste nell’evitare di uscire dalla moneta unica, mentre non si ha il coraggio di perseguire la nascita della unione politica in Europa.

Con la crisi economica sono emerse le differenze culturali profonde che attraversano le nazioni  del vecchio continente. Mentre durante la guerra fredda il muro di Berlino ha separato l’Europa dell’est da quella del’ovest, oggi le Alpi simbolicamente rappresentano la diversità che vi è tra i Paesi del sud dell’Europa, come Grecia, Spagna, Portogallo, Italia,  e quelli del Nord Europa.

Queste differenze sono profonde e soltanto sul piano culturale possono essere comprese e valutate, sicchè sia possibile procedere verso la edificazione della unione politica tra i paesi del vecchio continente.

A dimostrazione del fatto  che le differenze culturali tra i Paesi del sud e de nord dell’Europa sono profonde e dipendono dal cause storiche e antropologiche, legate agli stili di vita e alla mentalità che si sono   sedimentate nel corso dei secoli, vi è la circostanza che in tempi di crisi, secondo lo scrittore greco, questi Paesi reagiscono in un modo sorprendente ed imprevedibile sul piano storico.

Infatti nei paesi Europei colpiti dalla crisi economica il consenso dei cittadini, ha ricordato Markaris, si è indirizzato verso le formazioni politiche estremiste e populiste, che si pongono contro il memorandum Europeo improntato alla austerità economica, e che  si situano culturalmente oltre la abituale distinzione tra destra e sinistra.

La possibilità che l’Europa possa rafforzare e consolidare la integrazione politica dipende, secondo l’opinione dello scrittore greco, dal fatto che si dia maggiore importanza alla cultura e alla civiltà, e non ci si limiti, come è accaduto fino a questo momento, a inseguire soluzioni che rimangono circoscritte dentro i confini angusti della politica e della economia.

Dai politici e dagli economisti, secondo Markaris, non ci si può e non ci si  deve aspettare nulla di nuovo. Tanto più che, come si è potuto constatare in occasione della crisi economica recente, non esiste alcuna solidarietà tra i Paesi Europei né  si è ancora configurata la cittadinanza Europea, a salvaguardia dei diritti fondamentali di ogni persona che sia residente nel vecchio continente.

Fernando Savater, filosofo e autore di libri di rara bellezza, ha iniziato il suo intervento sostenendo che l’Europa, intesa come civiltà e comunità di destino, per le persone colte è sempre esistita. Infatti una persona che coltiva la passione e l’interesse per la bellezza è consapevole della importanza della letteratura russa, della musica tedesca, della filosofia e dei pensatori illuministi, della pittura italiana del rinascimento.

Pur non negando la presenza delle differenze culturali che vi sono tra i Paesi del vecchio continente,  ha acutamente sottolineato che non bisogna cedere alla tentazione di scambiare i difetti per differenze culturali.

Nel vecchio continente vi sono Paesi nei quali è diffusa la corruzione, altri dove l’evasione fiscale è insostenibile, altri ancora dove il rispetto delle norme comunitarie è inesistente. Proprio in queste nazioni il vincolo esterno, rappresentato dalla unione Europea, viene percepito come una interferenza negli affari interni dei singoli Paesi da parte degli stranieri arroganti ed economicamente dotati di una forza soverchiante. Forse la delusione che si è diffusa nel vecchio continente per come L’Europa monetaria è oggi governata dipende, ha ricordato il filosofo spagnolo, dalla circostanza che sulla integrazione  Europea si erano proiettati troppi sogni ed eccessive speranze.

Per esemplificare e chiarire questa argomentazione, Savater ha richiamato il testo di un grande drammaturgo, La Persecuzione e L’assassinio di Jean Paul Marat, di cui è autore Peter Weiss. In questo dramma, che si svolge in un manicomio sotto la regia del Marchese De Sade, vi sono persone che sperano che la loro condizione esistenziale possa mutare radicalmente, in seguito alla rivoluzione francese. In realtà, malgrado la rivoluzione sia avvenuta, la loro vita continuerà come prima senza conoscere alcun cambiamento significativo.

Questo dramma svela poeticamente l’illusione che spesso è racchiusa nei progetti politici che hanno una ispirazione utopica e legata ad un grande ideale. In ogni caso secondo Savater è fondamentale pretendere ed esigere che si persegui la unificazione politica e sia dia luogo alla creazione degli Stati Federali d’Europa. Tuttavia ha osservato il filosofo spagnolo, perché l’istituzione comunitaria possa funzionare, è necessario che le sue norme e i suoi principi giuridici siano rispettati e considerati inderogabili da parte dei Paesi del vecchio continente.

Nell'Unione Europea, oltre ai limiti politici da tutti riconosciuti, vi è, ha ricordato il filosofo spagnolo,  un eccesso di burocrazia, la mancanza di democrazia nelle istituzioni comunitarie, l’assenza di una pubblica opinione europea.

Questo dialogo bello e profondo tra Markaris e Savater, due figure autorevoli del nostro tempo,  dimostra come le analisi più lucide possono provenire soltanto dagli intellettuali, abituati per il loro lavoro, legato alla ricerca ed alla scrittura, a ragionare liberamente  con audacia e senza infingimenti di sorta.

Pubblicato in: 
GN19 Anno V 19 marzo 2013
Scheda
Titolo completo: 

Audtiorium Parco della Musica di Roma

Libri come 14-17 marzo 2013

Fernando Savater e Petros Markaris