Finale di stagione per la Fondazione Scelsi. I capricci di Ty

Articolo di: 
Livia Bidoli e Simone Vairo
Stephen Clarke piano

Si concludono gli incontri musicali alla Fondazione Scelsi attraverso una prodigiosa serata (13 luglio 2011) ‘accompagnata’ da due grandi interpreti/autori della musica contemporanea: il pianista Stephen Clarke e il violinista Marc Sabat.

Entrambi si sono cimentati in un programma ben omogeneo suddiviso in tre parti: Intonation after Morton Feldman per violino solo di Marc Sabat (2004), Choral Reefs per violino e pianoforte di Alvin Currain (2011; una prima italiana assoluta) e Suite No. 6 - I capricci di Ty per pianoforte solo di Giacinto Scelsi (1939).

La prima composizione nasce da un ‘work in progress’ dello stesso Marc Sabat chiamato Les Duresses: un insieme di studi sperimentali d’intonazione che, secondo l’autore, ricalcano la raccolta dei cinquantuno ‘Studies for Player Piano’ (1948 – 1992) del compositore statunitense Colon Nancarrow (Texarkana, 27 ottobre 1912 – 10 agosto 1997). Alla Fondazione Scelsi è stata proposta l’analisi dell’incompleta ‘Composition’ per violino di Morton Feldman (1984): una ricerca d’intonazione a-melodica mediata da delle diadi (un insieme di due note o altezze che possono essere considerate come un accordo anche se, solitamente, sono tre le note che vi occorrono). L’esecuzione, suddivisa in due ‘movimenti’, regala all’ascoltatore una sorta di tensione che, nonostante si accumuli, non si risolve, ma torna su se stessa al fine di ricominciare la ricerca dell’intonazione attraverso intricati passaggi armonici.

Similare al brano precedente, almeno nella prima parte, è la struttura dei Choral Reefs per pianoforte (suonato da Stephen Clarke) e violino di Alvin Currain: una prima assoluta in Italia. La composizione, infatti, sembra avere una sua suddivisione interna: quattro parti, unite ad una quinta completamente differente dalle altre.  Nel primo caso, infatti, ritroviamo la ricerca dell’intonazione, lontana dalla melodia, percepita come una ‘rappresentazione’ di un sogno privo di forma definitiva poiché ‘incastrato’ in una circolarità del suono infinita. Improvvisamente, poi, il cerchio si apre (la quinta sezione) rivelando il ‘marchio’ di Alvin Curran: un cambio diretto e immediato del suono attraverso dei motivi ripetuti che ‘resuscitano’ la melodia. Ciò rappresenterebbe la risoluzione del sogno espresso nella composizione il quale, però, ricade inevitabilmente nella circolarità prima descritta.

Al pensiero che la moglie inglese di Giacinto Scelsi (1908-1988) si chiami Dorothy (Dorothy-Kate Ramsden) ne viene in mente subito un’altra, fantasmagoricamente legata all’immaginario filmico del Novecento: Il mago di Oz (quello di Victor Flaming del 1939 con Judy Garland nella parte di Dotrothy), quella ragazzina in pubertà diretta a riconquistare la famiglia reale dopo un viaggio nel fantastico universo parallelo di Oz. Ed a sentire la grande ritmicità, il gusto pr i dialoghi serrati, i guazzabugli speculativo-intellettuali che enuncia con grande costanza e variabilità esecutiva il brano de I capricci di Ty (Ty sta per Dorothy, ed è stato composto nello stesso 1939 del film, quando Scelsi risiedeva in Svizzera), quel respiro adolescenziale dei “precipitatià la Prokofiev, delle turbe arcuate di Šostakovič, e ovunque la densità sincopata e tormentata di Skrjabin a lui tanto affine, è chiaro quanto il rapporto con Ty sia già al declino, dichiarato dall’estrema litigiosità e spigolosità del procedimento sonoro in quindici movimenti frammentati e troncati.

La ricerca cerebrale di Scelsi qui è in ogni modo evidente ed il virtuoso  pianista Stephen Clarke, che lo ha eseguito e precedentemente registrato per la Mode Records (edito nel 2010; insieme a Hispania, sempre del ’39, e a Il circo, la Suite n.5 composta nel 1935), sottolinea con estrema attenzione l’evoluzione di questa Suite n.6 di circa 26 minuti di durata. Dedicata a Dorothy, cui era legato prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale, il rapporto si lacerò per i dissapori dovuti alla nascita italiana del compositore, in guerra metaforica con la natìa Inghilterra della consorte e, nonostante fossero in terreno neutrale entrambi, rifugiatisi in Svizzera, non declinò da far notare di continuo al consorte finché, al termine della guerra, la separazione era già un dato di fatto.

La brillantezza irriverente del suono di Clarke porta all’apice la Suite n.6, che ne acquista in briosità e tenore di ritmo, in un andirivieni che ricorda anche le prime temperie jazz degli anni ’20 e ’30, Gerschwin in testa. In questa prima registrazione, il volume 8 dei Piano Works di Scelsi, rinveniamo quella grande componente ricettiva che fu il piano per Scelsi dai primi anni fino al 1956, per il quale consigliamo anche il volume n.4 con Clarke ancora alla tastiera, della stessa etichetta (pubblicato del 2005), con all’interno la Suite n. 2 del 1930, ancora una prima registrazione e l’Action Music del 1955.

Pubblicato in: 
GN61 Anno III 18 luglio 2011
Scheda
Titolo completo: 

Fondazione Isabella Scelsi

Mercoledì, 13 Luglio 2011  ore 21
Incontri al Museo Casa Scelsi

Serata musicale con
Stephen Clarke (pianoforte) e Marc Sabat (violino)
I capricci di Ty

Programma
Alvin Curran - Choral Reefs (2011)
per violino e pianoforte
Marc Sabat - Intonation after Morton Feldman (2004)
per violino solo
Giacinto Scelsi - Suite No.6 I capricci di Ty (1939)
per pianoforte solo

Introduce Nicola Sani - Presidente della Fondazione Isabella Scelsi