La folle vita. Libertà e malattia mentale

Articolo di: 
Teo Orlando
La folle vita

Una coppia di trentenni, Alex e Noémie, desidera ardentemente un figlio. Ma, come nel più classico dei copioni, i loro piani vengono sconvolti: la madre di Alex, Suzanne, inizia a comportarsi in modo imprevedibile e socialmente inaccettabile. Il suo comportamento è in realtà influenzato da una patologia neurodegenerativa, simile al morbo di Alzheimer: la donna inizia a spendere cifre sconsiderate, si intrufola nella casa dei vicini in piena notte, e utilizza colla e forbici per realizzare una patente di guida "artigianale". Progressivamente Suzanne si trasforma in una bambina incontrollabile: la diagnosi neuropsichiatrica è: demenza semantica.

Che cos'è la demenza semantica? Si tratta di una malattia neurodegenerativa simile all'Alzheimer, ma in cui il deterioramento cerebrale parte da una zona diversa del cervello, attaccando i lobi frontali che controllano il linguaggio e il comportamento: per questo viene detta "semantica" (dal greco σημαντικός [semantikós] «significativo», derivato di σημαίνω [semaino] «segnalare, significare»). I pazienti iniziano a perdere gradualmente la capacità di formulare frasi, per poi abbandonare ogni inibizione e, con esse, i codici sociali – che cosa si può e che cosa non si può dire, che cosa si può e non si può fare, come si dovrebbe apparire in pubblico e quali comportamenti sono invece assolutamente inaccettabili (ad esempio, uscire nudi).

La scommessa di rappresentare cinematograficamente una dolente storia ispirata a questa sindrome è ben riuscita ai registi belgi Ann Sirot e Raphaël Balboni: La folle vita risulta così un film drammatico ma dai toni lievi e, a tratti, quasi giocosi, grazie anche all'efficace interpretazione degli attori Jean Le Peltier (Alex), Lucie Debay (Noémie) e Jo Deseure (Suzanne Merteens). Certo, non vengono raggiunti i toni profondi e quasi angosciosi di The Father (il film di Florian Zeller che ha adattato per il cinema la sua omonima opera teatrale del 2012 e in cui un gigantesco Anthony Hopkins – che vincerà l'Oscar da Protagonista - interpreta il ruolo  di un ottantenne scivolato nell'abisso dell'Alzheimer), ma non vengono fatti sconti al realismo della situazione: vivere con qualcuno affetto da demenza semantica vuol dire diventare consapevole di quali siano i limiti convenzionali e rendersi conto di quanto siano interiorizzati i codici di condotta che mettiamo in pratica nella vita di tutti i giorni.

La malattia di Suzanne, ovvero la demenza semantica, è diventata parte intrinseca della vita della coppia, mettendo inaspettatamente in crisi la stessa relazione e i propositi genitoriali. Constatare che il proprio genitore sta entrando nell’età senile quando tu hai appena compiuto trent’anni, ti fa rendere conto di quanto la tua vita possa essere sconvolta all’improvviso sottosopra: a trent’anni non è facile concepire la morte, perché non è qualcosa che vedi nell’immediato: hai appena iniziato a concretizzare la tua vita da adulto, e la morte è qualcosa che viene dopo. Ma la fine di molte situazioni irrrompe con tratti paradossali: quando inizi a risparmiare per acquistare un'automobile devi anche di evitare che i tuoi genitori ne guidino una.

Cerchi di destreggiarti tra la quotidianità del tuo nuovo nucleo familiare e gli incontri con il Giudice Tutelare; devi scegliere un badante (Kevin, ben interpretato da Gilles Remiche) compri pannolini sia per i tuoi genitori sia per tuo figlio. Ma il messaggio del fim è anche il seguente: se siamo bravi a darvi uno sguardo più attento, ci rendiamo conto che il genitore malato può diventare una rara opportunità per noi per prendere le distanze e acquisire una nuova prospettiva su come viviamo. Alla fine, infatti, Alex riesce a maturare una totale indifferenza nei confronti di ciò che gli altri potrebbero pensare di sua madre, imparando ad amarla in questa nuova versione di sé stessa, quasi che apra la porta a una nuova e più ricca comprensione della vita, un’occasione per scoprire nuovi aspetti e crescervi insieme. Il film diventa una sorta di “coming of age”, un percorso di emancipazione. Secondo un proverbio francese, “la cosa più importante non è ciò che accade, ma ciò che impariamo da ciò che accade”. Alla fine del film, prendersi cura di Suzanne non significava mettere da parte e dimenticarsi di sé stessi, ma tutto il contrario.

Pubblicato in: 
GN30 Anno XV 23 giugno 2023
Scheda
Titolo completo: 

La folle vita

Titolo originale:    Une vie démente
Titolo internazionale:    Madly in Life
Lingua originale:    francese
Paese di produzione:    Belgio
Anno:    2020
Durata:    86 minuti
Genere:    drammatico, commedia
Regia:    Ann Sirot, Raphaël Balboni
Sceneggiatura:    Ann Sirot, Raphaël Balboni
Produttore:    Julie Esparbes
Casa di produzione:    Hélicotronc, BeTV, Proximus
Distribuzione in italiano:    Wanted Cinema
Fotografia:    Jorge Rodríguez
Montaggio:    Sophie Vercruysse, Raphaël Balboni
Scenografia:    Lisa Etienne
Interpreti e personaggi
Jo Deseure: Suzanne Merteens
Jean Le Peltier: Alex
Lucie Debay: Noémie
Gilles Remiche: Kevin