Friedman. Il gattopardo nemico dell'Italia

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Alan Friedman

Nella cultura anglosassone esiste una tradizione consolidata per la quale il giornalismo, a differenza di quanto accade in Italia, deve essere capace di criticare i politici e gli uomini di potere, ponendosi, in tal modo, al servizio di una pubblica opinione libera e consapevole. Questa convinzione viene confermata dal libro scritto da un grande giornalista, Alan Friedman, la cui formazione culturale è avvenuta negli USA, sulle cause che hanno provocato la crisi economica e politica nel nostro Paese. Il libro, in modo significativo, è intitolato Ammazziamo il gattopardo ed è stato pubblicato dall’editore Rizzoli.

Pur contenendo critiche aspre e dure formulate dall’autore del libro nei riguardi della classe dirigente Italiana, che è composta da politici, imprenditori e uomini della finanza e grandi intellettuali, Friedman in apertura del volume precisa e chiarisce  che ha scritto questo libro, poiché è innamorato dell’Italia, il paese in cui ha deciso di vivere.

Il libro può essere diviso in due parti: quella storica, in cui sono individuate le cause della crisi Italiana, e quella economica e propositiva, nella quale viene proposta una politica di modernizzazione del paese mediante l'approvazione di una serie di riforme radicali e strutturali.  Nella prima parte Friedman descrive il clima e l’atmosfera amorale che regnava in Italia durante gli anni del pentapartito, periodo nel quale l’Italia, malgrado la corruzione diffusa, riuscì a divenire la quinta potenza mondiale. In quel tempo i partiti politici avevano il dominio sulla intera società. Tuttavia, come emerge dalla intervista che Friedman ha realizzato con Giuliano Amato, fu negli anni Ottanta che si ebbe la spaventosa e irresponsabile dilatazione della spesa pubblica, che ha generato il debito pubblico, il quale in questo  momento storico ha raggiunto la soglia insostenibile  del 133 per cento  rispetto al Pil. 

Come spiega Amato, nell’intervista rilasciata a Friedman, all’epoca vi era la convinzione illusoria che la crescita della economia Italiana, a cui si deve il miracolo del dopoguerra, potesse proseguire all’infinito. Inoltre il ricorso alla spesa pubblica, al di fuori di ogni regola di responsabilità, era dovuto alla necessità di ricercare il consenso politico, per impedire che il Partito Comunista più forte d’occidente potesse conquistare la maggioranza politica in Italia.

Nel nostro Paese, come dimostra Friedman nel suo libro scritto con esemplare chiarezza e molto documentato, esistono forze politiche ed economiche che, come dice il personaggio di Tancredi nel libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa Il gattopardo, seguono la seguente filosofia:  se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.

Nel suo saggio Friedman dimostra, mediante interviste realizzate con esponenti della politica e della economia, che il presidente Giorgio Napolitano già alcuni mesi prima di conferire l’incarico a Mario Monti, per la formazione del governo costituito nel mese di novembre del 2011, vista la gravità della crisi finanziaria che aveva colpito l’Italia, pensava di dovere sostituire il premier Silvio Berlusconi. In questa parte del libro Friedman muove alcune critiche a Giorgio Napolitano, il quale avrebbe interpretato il proprio ruolo in modo singolare ed improprio, oltrepassando i limiti costituzionali posti ai suoi poteri.

Tuttavia bisogna osservare che il ruolo interventista di Napolitano nelle vicende della politica fu una conseguenza delle omissioni e dei ritardi del governo Berlusconi, che nel 2011 causarono la speculazione finanziaria dei mercati, facendo salire lo spread e il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi a livelli insostenibili. In quel momento il Paese si trovò sull’orlo dell’abisso del fallimento e del default.  Per Friedman è importante e fondamentale che vi sia in breve tempo l'approvazione di una nuova legge elettorale, sicché i cittadini possano scegliere il governo ed i propri rappresentanti. Occorre ridurre drasticamente i costi della politica ed eliminare  i privilegi intollerabili della casta partitocratica, inefficiente, inconcludente ed inadeguata.

Bisogna inoltre superrare il bicameralismo perfetto e abolire il Senato, trasformandolo in una camera delle autonomie locali, i cui membri non percepiscano stipendio.

Nel libro viene mostrato quanti effetti negativi e conseguenze devastanti ha avuto la modifica del titolo V della Costituzione, per effetto della quale le regioni nel nostro Paese sono state trasformate in piccoli stati e le loro competenze sono state accresciute in modo smisurato e sproporzionato. Questa improvvida riforma costituzionale del titolo V ha causato un aumento enorme della spesa pubblica delle regioni, in alcune delle quali la spesa sanitaria è fuori controllo. Friedman da buon economista ricorda come l’Italia, con l’ingresso nell’euro e nella moneta unica, abbia perduto la possibilità di ricorrere alla svalutazione monetaria, come avveniva ai tempi della lira, per reggere la competizione globale.

Nell’epoca della globalizzazione e dell’euro il sistema politico ed economico deve essere riformato in  modo complessivo attraverso un insieme di riforme radicali, sicché l’Italia possa ritornare a crescere economicamente ed a creare nuovi posti di lavoro. È fondamentale abbattere il debito pubblico, il cui costo in termini finanziari, a causa del pagamento degli interessi sul debito, è insostenibile. Bisogna, come ha fatto la Germania di Gerhard Schroeder all’inizio degli anni duemila, semplificare in modo radicale le regole del mercato lavorativo, riducendo il cuneo fiscale e le tasse sul lavoro. Occorre che vi sia un intervento volto ad accrescere l’efficienza della pubblica amministrazione, introducendo la meritocrazia e eliminando quel coacervo inestricabile di vincoli e divieti pubblici, che finiscono con l’ostacolare e limitare  la libera iniziativa privata. Bisogna fare una politica che sia rivolta ad innalzare il livello dell'occupazione femminile, troppo esiguo in Italia, rendendolo simile a quello degli altri Paesi occidentali.

È giusto che vi sia la previsione di un assegno vitale che assicuri un vita dignitosa e libera a chi si trovi senza lavoro ed in condizioni di indigenza. Una volta approvate le riforme strutturali per semplificare il mercato del lavoro e ridimensionato l'eccesso di burocrazia, è giusto per Friedman che sia introdotta una minipatrimoniale a carico di chi detiene grandi capitali, in azioni e titoli societari.  Friedman riconosce che le norme contenute nei trattati Europei, come quello di Maastricht che prevede il patto di stabilità in base al quale il deficit non può oltrepassare la soglia del 3 per cento del Pil, applicate in Italia  durante la stagnazione hanno accentuato ed aggravato la recessione. Tuttavia, il vincolo esterno rappresentato dalle norme comunitarie, come il famoso fiscal compact, deve indurre la classe dirigente di questo nostro Paese a cambiare in modo radicale mentalità e testa.

Per Friedman, che si ispira alla famosa terza via, è fondamentale che in Italia sia possibile coniugare il libero mercato con l’equità sociale. Nella seconda parte del libro Friedman rivolge critiche motivate a come ha agito Giorgio Napolitano, dopo la sua rielezione alla presidenza della Repubblica. La formazione del governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta, formula inventata dal presidente Napolitano, non ha favorito i cambiamenti e l’approvazione della riforme strutturali, senza le quali l’Italia rischia di rimanere invischiata a lungo nella stagnazione economica.  Un libro prezioso e molto documentato per chiunque voglia comprendere che cosa abbia originato la grave crisi italiana e quali politiche economiche siano necessarie per superarla.  

Pubblicato in: 
GN24 Anno VI 1° maggio 2014
Scheda
Autore: 
Alan Friedman
Titolo completo: 

Ammazziamo il gattopardo, Milano, Rizzoli, 2014. (collana Saggi stranieri), 300 p., rilegato.
 € 18,00.