Godspeed You! Black Emperor. Il muro del suono del post rock

Articolo di: 
Teo Orlando
God Speed You! Black Emperor

Il 3 ottobre scorso nell'insolito, e angusto, scenario chiamato Largo Venue (un intelligente e artistico riuso di capannoni industriali nella periferia di via Prenestina) sono tornati a esibirsi a Roma i Godspeed You! Black Emperor, formazione post rock canadese, guidata ormai da 28 anni dal carismatico Efrim Menuck, polistrumentista e, all'occasione, cantante, nonché personaggio politicamente impegnato, sulla soglia dell'anarchismo.

I Godspeed You! Black Emperor fanno il loro esordio in sala, senza una parola che li annunci, ma con notevole puntualità. Sono presenti con la formazione a cui ci hanno abituato da qualche anno, composta da cinque chitarre, due set di percussioni e un violino amplificato. Soprende l'assenza di tastiere, circostanza che determina un suono quasi sempre duro e ossessivo, senza modulazioni e armonie e ricami che ne riducano l'impatto e rendano più gradevole il wall of sound che sono in grado di creare in modo maestoso.

Del resto, benché la band non gradisca i confronti con altre formazioni e sia riluttante a riconoscere influssi e derivazioni, mi sembrano innegabili alcuni debiti verso i primi Pink Floyd (in particolare verso i momenti più dissonanti della suite Atom Heart Mother), i Tangerine Dream e l'universo del cosiddetto Krautrock (dai Popul Vuh agli Amon Düül), fino anche ai King Crimson (come se le tinte progressive e metalliche del Re Cremisi si trasfigurassero in quelle post rock e ossessive dell'Imperatore Nero); oltre che verso compositori contemporanei come Glenn Branca e soprattutto Henryk Górecki, di cui hanno rielaborato motivi tratti dalla Sinfonia n. 3.

Confessiamo di essere rimasti un po' delusi dal fatto che neppure una parola viene accennata da Menuck, che quando invece si esibisce come frontman e vocalist dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra non lesina certo lunghi monologhi, di carattere a metà tra il musicale e il politico. Del resto, il titolo dell'ultimo disco, G_d's Pee AT STATE'S END! allude in modo "blasfemo" e irriverente all'ultima pandemia, qualificando il covid come "urina della divinità" e presta il fianco a digressioni anticonformiste e non allineate con la "narrazione" pandemica e post-pandemica.

E proprio dall'ultimo disco, dopo la consueta introduzione "effettistica" ("Hope Drone"), provengono i primi due brani, "Job’s Lament" e "First of the Last Glaciers". Il primo pezzo inizia con pulsazioni elettroniche su cui si inseriscono quasi subito alcune melodie chitarristiche, quasi arpeggiate, che fanno piombare in un’atmosfera onirica, quasi come se si dormisse su un cuscino d'acqua. Non ci sono effetti speciali ad accompagnare i musicisti, ma soltanto uno schermo su cui vengono proiettati filmati e foto tipici di un certo immaginario distopico e post-apocalittico: paesaggi industriali, palazzi ridotti a scheletri scarnificati, aeroplani da guerra, uccelli forieri di sinistri presagi, in una climax che inclina al più cupo catastrofismo.

Il brano assume i connotati di un crescendo sempre più forte, con il basso che viene suonato con l’archetto, in conformità con lo stile di molti altri gruppi post rock, come gli italiani Mokadelic.

Nel secondo brano la musica diventa meno drammatica, grazie anche all'apporto della violinista Sophie Trudeau, mentre sul video vediamo altre scene di guerra e desolazione.

Il terzo brano, "Bosses Hang", proviene dal precedente disco (Luciferian Towers): comincia con lievi rintocchi delle chitarre, ma solo dopo i primi tre minuti si innestano tuttti gli strumenti che danno vita a un impasto melodico sempre più complesso, con le due batterie, che accompagnano il brano verso un naturale crescendo, che poi si smorza nel finale più simile a un Largo.

Negli altri brani la musica fluisce più lentamente, ricordando da un lato i Tangerine Dream, esponenti dell’elettronica tedesca degli anni ’70, e dall’altra gruppi della scena post rock come i Sigur Rós o i Mogwai, ma anche dell'ambiente neoprogressive, come quello rappresentato dai Porcupine Tree (in particolare ci sembra di avvertire echi da Fear of a Blank Planet), con le chitarre elettriche che intrecciano una progressione quasi inarrestabile e che nel finale si dissolve.

Nel brano finale, "Sad Mafioso", (dal primo disco del gruppo dal titolo mistico e matematico, F♯ A♯ ∞  – da pronunciare F-sharp, A-sharp, Infinity), il gruppo post rock/progressive recupera altre sonorità, che esplora con maestria tecnica e piena consapevolezza delle proprie risorse.

Un'ultima nota, non del tutto positiva, dobbiamo riservarla alla location: una band come i Godspeed You! Black Emperor, sulla scena da quasi trent'anni, meriterebbe uno spazio più adeguato così come gli ascoltatori (quattrocento persone accalcate, ma compostissime e mai inutilmente rumorose) avrebbero il diritto di ascoltare la musica seduti e concentrati: non era musica "da ballo", ma un insieme di armonie strumentali e ricercate, a tratti ossessive, che richiedono anche un minimo di spazio intorno all'ascoltatore.

Gli organizzatori avrebbero benissimo potuto scegliere altri locali: infatti, oltre all'Auditorium Parco della Musica e all'Auditorium della Conciliazione (progettati per la classica, ma adatti anche ad altri generi, con ottima acustica), abbiamo adesso, ad esempio, anche un favoloso auditorium dentro la Nuvola di Fuksas all'EUR (se non ci siete mai stati, provatelo: è incredibile). Poi abbiamo le aule magne di Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata e Roma Tre, dove spesso fanno concerti. Poi moltissimi teatri, adatti anch'essi per i concerti: ricordo Steven Wilson al Teatro Sistina qualche anno fa e Steve Hackett al Teatro Brancaccio: concerti favolosi.

Pubblicato in: 
GN46 Anno XIV 12 ottobre 2022
Scheda
Titolo completo: 

Godspeed You! Black Emperor
Largo Venue, Roma
Tour: G_d's Pee AT STATE'S END!

3 ottobre 2022

Setlist
Hope Drone (da Hope Drone)
Job’s Lament (da G_d's Pee AT STATE'S END!)
First of the Last Glaciers (da G_d's Pee AT STATE'S END!)
Bosses Hang (da Luciferian Towers)
Cliffs Gaze (da G_d's Pee AT STATE'S END!)
Anthem for No State (da Luciferian Towers)
The Sad Mafioso (da F♯ A♯ ∞)