Helden. Wie das wird? Cosa succederà?

Articolo di: 
Livia Bidoli
Siegfried

L'uomo non esiste in catene, l'uomo non è individuo in assenza di libertà. Questi sono gli assunti assoluti dell'Occidente, terra bensì del Sole calante, come direbbe Spengler in Il tramonto dell'Occidente (Der Untergang des Abendlandes. Umrisse einer Morphologie der Weltgeschichte, 1918-1923) e come aveva previsto Nietzsche come risultato di un processo storico che avrebbe coinvolto l'intera società occidentale: il nichilismo in quanto evento, in quanto “Morte di Dio”, e profezia di Zarathustra (cfr. Gianni Vattimo, Il soggetto e la maschera, Milano, Bompiani, 2003, p. 193).

Disgraziata sia la patria che ha bisogno di eroi*:

Helden

Seppelliti tra i rovi
traditi alle spalle:
L'ultimo singulto
per l'amata,
sconosciuta,
invisibile,
ad occhi obnubilati
da un filtro
d'oppiacea memoria.
Come se i tempi paralleli
non congiungessero
che allontanando
l'antica sapienza
assegnata
a gigantesche pietre
disposte a rettangolo.

(L. Bidoli, Unreal Visions, ed. Matrice e realtà, 2020).

Gli eroi di Nietzsche, come gli eroi wagneriani bruciano gli Idoli, sebbene prima di morire: non assisterà Siegfried quindi alla dissoluzione del Valhalla dopo aver spezzato la lancia di Wotan ma ne avrà decretato la sua fine. L'Oltreuomo nietzschiano che in Wagner ha presagito l'esito nel futuro del mondo è un “ponte”, come spiegava nello Zarathustra: “La grandezza dell'uomo è di essere un ponte, non uno scopo: (…) io amo coloro che che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione” (Così parlò Zarathustra, Prefazione di Zarathustra, pp. 8-10, in Gilles Deleuze, Nietzsche, Milano, SE, 2006, p. 94).

Questo è garantito, ovvero l'avvento del mondo nuovo solo se gli idoli tramonteranno: poiché il mondo vero sarà eliminato quanto l'apparente, altrimenti. La scena wagneriana dell'ultima giornata di L'anello del Nibelungo (Der Ring des Nibelungen), ovvero Il Crepuscolo degli Dei (Götterdämmerung), non fa altro che proporre la fine del mondo caduco e pagano simboleggiato dalle “pietre a rettangolo” e dal frassino del mondo (Yggdrasil), nonché dalle tre Norne che filano il destino che gli si spezza nelle mani nel prologo del Crepuscolo; e ci rendiamo subito conto di ciò che succederà: la distruzione del Valhalla e dell'ordine stabilito dagli dèi preannunciato da Siegfried, di cui Waltraute si lamenta con Brunhilde, poichè sulla lancia divelta di Wotan erano segnati i patti che gli conferivano potere. La scena cui assistiamo nel Vorspiel è questa:

Prima Norna
Però, s’io oggi non tesso più al frassino del mondo,
pure a me deve l’abete valere a fissare la fune:
canta, o sorella,– io a te la lancio –
sai tu, questo come avvenne?

La seconda Norna
Comandò allora Wotan
agli eroi del Walhalla,
del frassino del mondo
che i disseccati rami
in un col tronco tagliassero a pezzi:
precipitò la quercia,
inaridì in eterno la fonte!
S’io fisso oggi all’aguzza rupe la fune,
canta sorella,
a te io la getto –
sai tu che succederà?

(Richard Wagner - Götterdämmerung, Vorspiel, Preludio al Crepuscolo degli Dei; Oper in einem Vorspiel und drei Akten (dritter Tag des Bühnenfestspiels Der Ring des Nibelungen; Terza giornata dell'Anello dei Nibelunghi; prima rappresentazione assoluta 17 Agosto 1876, Bayreuther Festspiele).

Siegfried è “per sempre” Oltreuomo perchè al di là del sistema del dominio della ratio e dell'autorità: dimorerà “Splendente nel fuoco” (Im Feuer leuchtend, ibid.); per questo nello Zarathustra e ne La Volontà di Potenza (Der Wille zur Macht, scritti postumi, Ed. Melita 1984; traduzione di Jean-Michel Rey condotta sull'originale tedesco  «Nachgelassene Fragmente.  Herbst  1887  bis  Marz  1888») l'Oltreuomo delineato da Siegfried appartiene al futuro e non al passato – dominio dell'autorità sul gregge, dell'uomo sull'uomo attraverso la sofferenza, la disciplina sociale della produttività: egli si sottrae nel momento stesso in cui “è felice e fa ciò che gli piace” in quanto conferisce valore alla sua esistenza ed al suo diritto naturale (cfr. Vattimo, ivi, p. 284-285).

Questa libertà propugnata dalla volontà, da cui deriva ed è connessa strettamente sia col diritto naturale, sia con il libero arbitrio, sia con l'istanza vitale, massima espressione dell'Oltreuomo in quanto uomo del "si", capace di scegliere la vita contro "gli spregiatori della terra e del corpo", "contro i predicatori della morte", contro il nuovo idolo: "lo Stato che mente in tutte le lingue del bene e del male; e qualunque cosa dica, mente", perché l'uomo nuovo comincia dove lo Stato finisce (cfr. Zarathustra).

E ciò che qui si intende è quella "volontà di potenza" perfettamente coincidente con l'assunto schopenhaueriano che è la libertà stessa che crea ed è l'essenza dell'uomo, il Dasein prima di Heidegger, e con un assioma fortissimo, ovvero l'esistenza prescinde dalla libertà:

"La necessità piú rigorosa, sincera ed eseguita con rigorosa conseguenza, e la piú perfetta libertà, innalzata sino all’onnipotenza, dovrebbero cosí trovarsi simultaneamente ed insieme nella filosofia: ma questo potrebbe avvenire, senza offendere la verità, solo se tutta la necessità viene collocata nell’operare e nell’agire (operari), e se tutta la libertà viene posta nell’essere e nell’essenza (esse). Viene in tal modo risolto un problema, che è vecchio come il mondo, in quanto sino ad ora si è sempre proceduto in senso contrario al vero, si è, cioè, cercata la libertà nell’operari e la necessità nell’esse. Io dico invece: ogni essere, senza eccezione, opera con rigorosa necessità, ma questo stesso essere esiste ed è ciò che è, a causa della sua libertà."
(A. Schopenhauer, La libertà del volere umano, e Il mondo come volontà e rappresentazione, II, 25; in Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XIX, pagg. 693-694 e 696).

Il ponte dell'Oltreuomo verso la Libertà è il suo Futuro, la sua stessa essenza: la transizione tra Schopenhauer, Wagner e Nietzsche sulla scia di un crepuscolo in cui Dèi ed Idoli coincidono.

Pubblicato in: 
GN8 Anno XIII 28 dicembre 2020
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Testi

*"Sventurata la terra che ha bisogno di eroi", da Bertold Brecht, Vita di Galileo, Leben des Galilei, composto nel 1938-39; prima assoluta teatrale: 9 settembre 1943, Schauspielhaus, Zurigo.

Gilles Deleuze, Nietzsche, Milano, SE, 2006

Friedrich Nietzsche, La Volontà di potenza, tit. orig.: Der Wille zur Macht, scritti postumi, Ed. Melita 1984; traduzione di Jean-Michel Rey condotta sull'originale tedesco  «Nachgelassene Fragmente.  Herbst  1887  bis  Marz  1888».

Richard Wagner - Götterdämmerung, Vorspiel, Preludio al Crepuscolo degli Dei; Oper in einem Vorspiel und drei Akten (dritter Tag des Bühnenfestspiels Der Ring des Nibelungen; Terza giornata dell'Anello dei Nibelunghi; prima rappresentazione assoluta 17 Agosto 1876, Bayreuther Festspiele. Libretto italiano-tedesco.