Incontro-Intervista con Giorgio Ghiotti. L'orizzonte d'attesa del testo letterario

Articolo di: 
Chiara Di Serio
Giorgio Ghiotti

Il liceo "Manara" di Roma ha ospitato lo scrittore Giorgio Ghiotti, nel gennaio 2016. Lo vedo arrivare felice e sorridente, come al solito, come l’avevo conosciuto anni fa, quando veniva a scuola nei panni di studente. Già allora mi aveva colpito la sua ilarità, la sua passione, la sua voglia di vivere, il suo smisurato amore per la scrittura.

Già all’epoca, raramente, quelle poche volte che ci avevo parlato, mi era sembrato una persona estremamente interessante, soprattutto per la sua capacità di catturare, con poche parole, l’attenzione di qualcuno che gli sta di fronte. E poi ebbi la grande sorpresa di scoprire che lui sapeva tutto dei narratori contemporanei, dei poeti del Novecento, della letteratura italiana e di quella straniera attuali. Una dimensione incredibilmente nuova si apriva ai miei occhi. A me, docente di lettere al liceo classico, con una formazione da classicista e da umanista, nel senso più tradizionale dei termini. Erano due mondi diversi a confronto. Un confronto stimolante e, soprattutto, produttivo.

Oggi, di nuovo al "Manara", lo rivedo in veste diversa, perché ormai lui si è diplomato, va all’università e viene a parlare con gli studenti del “caffè letterario” per rispondere alle loro domande e ai loro stimoli, e in particolare delle short stories. Comincia a parlare con calma e con fervore, con il solito entusiasmo che lo contraddistingue. Spiega come i racconti brevi siano molto diffusi in America e cita Alice Munro, premio Nobel per la letteratura del 2013, colei che avrebbe creato una perfetta architettura della forma narrativa breve. Ci dice, a noi presenti, che in Europa è ancora molto diffusa, per tradizione, la forma del romanzo.

Va avanti con il suo discorso, ricordando quanto è stato importante in Italia ad esempio Piero Chiara. Ma oggi in Italia ci sono molti scrittori, anche di racconti brevi. La storia della letteratura esposta sui manuali e le produzioni di scritti e racconti sono due cose separate, due mondi diversi, in Italia. Poi ci racconta, come persona che ha già vissuto da tempo questa realtà, che in Italia le grandi case editrici si prendono i buoni prodotti delle piccole per poi pubblicarli e metterci il loro marchio. Mentre parla si muove in maniera concitata, si vede che è ansioso di dirci tutto quello che sa, degli autori che ama e che ha letto, soprattutto. Ce li presenta come figure a lui familiari. 

E di nuovo, il giovane scrittore, pieno di passione, ci parla, incantandoci, di Verga, del grande narratore ispano-americano Juan Rulfo, dei racconti di Elsa Morante, dei saggi di Cesare Garboli che si leggono come romanzi. E poi di nuovo torna, con precisione e facendo brevi pause, su una delle scrittrici da lui più amate, Elsa Morante, di cui ci dice che i suoi racconti coincidono con il periodo della Resistenza, quando gli altri si occupavano di quella tematica, e che sono stati scritti quando c’era per la prima volta un immaginario comune in Italia, come notava Italo Calvino. 

Sul finire delle sue parole suona la campanella, è la ricreazione, gli studenti organizzatori ci rinviano a dopo la discussione, in un’altra aula.

Allora mi avvicino a Giorgio Ghiotti, e lì per lì, senza pensarci troppo, decido di intervistarlo. Gli faccio delle domande, poche, ma sono quelle che mi stanno a cuore.

D. Come nasce un racconto? Dove nasce il racconto, nella testa o nel cuore?

R. Nasce negli occhi. Bisogna guardare i personaggi. Loro stanno lì e stanno fermi, oppure raccontano delle storie. Bisogna vederli. E poi sta a noi raccontare delle storie.

D. La letteratura è collegata alla vita?

R. Sì, tantissimo. Un conto sono gli scrittori, un conto sono gli autori. Spesso gli scrittori sono persone pessime. Elsa Morante può essere un esempio. Ella come la letteratura si nutre della vita. Nel libro Elsina e il grande segreto Sandra Petrignani narra della doppia paternità di Elsa Morante, che aveva un padre legittimo e uno adottivo. Una doppia paternità reale. E da qui una doppia maternità letteraria. Elisa è Elsa stessa e ha due figure di madri, Arturo ha due madri, Aracoeli ha due madri. Elsa Morante è l’esempio di vita e di letteratura inscindibili.

D. Studiare i testi di un autore separati rispetto alla sua biografia, come si fa a scuola con l’analisi testuale, è sbagliato?

R. Bisogna vedere che cosa chiedere al testo. Il lettore attento sa che cosa chiedere. Conta l’“orizzonte d’attesa” come dice Monica Storini. Ci possono essere delle linee guida per leggere i testi. Secondo me il piacere più grande è vedere disatteso l’“orizzonte d’attesa”. Il piacere della lettura è essere scandalizzati, come diceva Pasolini e come ha detto Rosetta Loy.

D. Uno scrittore si deve occupare di politica?

R. A freddo no. Però Walter Benjamin ha detto che se si fa vera letteratura, il valore letterario di un’opera è il suo valore politico. In Italia Elio Vittorini corrisponde a Benjamin. La poesia è poesia di resistenza. La letteratura è politica. 

Di nuovo suona la campanella. Cambiamo aula e Giorgio Ghiotti riprende a parlare. Ci racconta del suo ultimo libro, Mesdemoiselles. Le nuove signore della scrittura, pubblicato da poco da Giulio Perrone editore. Ci spiega che il libro è nato dall’ispirazione di un lavoro di Sandra Petrignani del 1984, quando lei pubblicò le sue interviste alle “Signore della Scrittura”. Si tratta di un omaggio al lavoro della Petrignani e a coloro che anche Ghiotti riconosce come “maestre” indiscutibili di scrittura. Oggi in Italia le cose sono un po’ cambiate: le donne scrittrici trent’anni fa erano considerate inferiori o meno importanti rispetto ai colleghi uomini. Giorgio Ghiotti vuole raccontare, attraverso i suoi incontri e i suoi dialoghi con le scrittrici (Vivian Lamarque, Rosetta Loy, Sandra Petrignani, Bianca Maria Frabotta, Dacia Maraini, Patrizia Valduga, Luisa adorno, Silvia bre, Ginevra Bompiani, Mariangela Gualtieri, Lidia Ravera), le loro vite, i loro racconti, le loro poesie, le loro esperienze, la loro quotidianità, anche attraverso gli ambienti domestici, e soprattutto attraverso i ricordi.

Così il giovane scrittore sta terminando il suo concitato intervento e io, non appena ha finito di parlare mi alzo per andarlo a salutare, e ci ripromettiamo di sentirci presto.

Pubblicato in: 
GN14 Anno VIII 11 febbraio 2016
Scheda
Titolo completo: 

Intervista a Giorgio Ghiotti - Liceo classico "Manara", gennaio 2016.

Giorgio Ghiotti è nato nel 1994 ed è ormai un giovane scrittore affermato. Si è diplomato al liceo classico "Manara" e ora è iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia della "Sapienza - Università di Roma". È stato più volte finalista al Premio Campiello Giovani e lo ha vinto nel 2012 nel Lazio. Ha esordito con la raccolta di racconti Dio giocava a pallone pubblicato nel 2013. Ha scritto poesie pubblicando nel 2015 la raccolta Estinzione dell’uomo bambino. E di recente ha pubblicato Mesdemoiselles. Le nuove signore della scrittura. Collabora con diverse riviste letterarie. E scrive sulle pagine culturali de L’Unità.