Innsbrucker Festwochen 2023. De Marchi triumphans con Juditha

Articolo di: 
Livia Bidoli
Juditha Triumphans

La 47° edizione del Festival di Musica Antica di Innsbruck, svoltasi dall'11 luglio al 29 agosto 2023, è stata l'ultima stagione con il direttore artistico Alessandro De Marchi e si è configurata tutta vivaldiana, esprimendo il profondo e duraturo successo della sua conduzione del festival tirolese: a cominciare da L'Olimpiade, poi La fida ninfa ed ultimando con l'oratorio meraviglioso in latino Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie (RV 644), letteralmente Il trionfo di Giuditta dopo la sconfitta del barbaro Oloferne. De Marchi conferma, con quest'ultima produzione, dopo aver diretto le Innsbrucker Festwochen dal 2009, che la lungimiranza paga e forma una grande orchestra, come la Innsbrucker Festwochenorchester, oltrechè cantanti di rilievo internazionale con il Concorso dedicato a Cesti.

Esperto di musica antica, Alessandro De Marchi ha suonato con il Centro Italiano Musica Antica di Roma, che è stata la prima orchestra barocca italiana fondata nel 1979, nondimeno di Antonio Vivaldi, ha condotto ad Innsbruck una delle sue piu' riuscite direzioni a La Fenice di Venezia del 2015: Juditha Triumphans, con il suo team originario, e quindi la regia di Elena Barbalich, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Tommaso Lagattolla e le luci a cura di Fabio Barettin. Annotiamo subito la preparazione del Coro seguta dal Maestro Claudio Chiavazza, che la regia di Elena Barbalich presenta in scena dopo la straordinaria ouverture diretta dal M° De Marchi: tutte in rosso come emblemi e doppi di Juditha, le coriste sono giunte sul palco quasi ad acclamare al loro voto gli spettatori. Su ognuno dei loro volti si dipingeva la tragedia di un popolo, quello ebraico di Betulia, assediato dal generale assiro Oloferne, rispecchiando metaforicamente, come nella commissione del 1716, la celebrazione della vittoria della Repubblica di Venezia sui Turchi e la difesa vittoriosa dell'isola di Corfù. Nel luglio del 1716, i Turchi sbarcarono a Corfù e misero sotto assedio l'isola. La popolazione resistette all'occupazione e in agosto Venezia firmò un'alleanza con il Sacro Romano Impero Germanico. Il 18 agosto, sotto il comando del conte Johann Matthias von der Schulenburg (presente alla prima di Juditha), la battaglia decisiva fu vinta e i turchi abbandonarono l'isola.

Oratorio in latino, ed unico sopravvissuto dei quattro composti dal musicista veneziano, Vivaldi consegnò il libretto da scrivere a Giacomo Cassetti, che si basò sul biblico Libro di Giuditta. Juditha triumphans fu rappresentato sempre nel 1716 a Venezia all'Ospedale della Pietà con grande successo.

Juditha Triumphans è stata presentata per due giorni unici, il 23 ed il 25 agosto alle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, con un cast eccezionale: Sophie Rennert, mezzosoprano austriaco, recita nel ruolo principale di Juditha; ha vinto due premi Cesti, nel 2016, compreso quello del pubblico, ed il premio Mozart di Salisburgo. Nella stagione in corso ha recitato a Monaco allo Staatstheater am Gärtnerplatz come Dorabella in Così fan tutte di Mozart, Charlotte nel Werther di Massenet e Niklausse nei Racconti di Hoffmann di Offenbach. Una Judith incredibilmente possente e calda nella voce e nell'espressione del viso: vi si leggevano tutte le emozioni riflesse negli occhi chiari e drammaticamente velati dalle lacrime nel suo gesto eroico e sacrficale. Di particolare rilievo la contrapposizione con l'altro astro canoro dell'oratorio, l'Holofernes della russa Anastasia Boldyreva, con una carriera avviata da anni, diretta da Zubin Mehta, Jurowski, Oren, Mariotti, Domingo e tanti altri. Il mezzosoprano moscovita ha una caratura maschile fortissima, con atteggiamenti virili e mosse asciutte e dirette, completamente opposte all'andamento seduttivo e morbido di Rennert/Juditha. D'altronde, Juditha agisce da vedova assediata ed è comprensibile che, essendo in posizione di "sottomissione", cerca la compassione, in modo però fedifrago, avendo un piano di riscossa che si risolverà nella decapitazione, che ricordiamo molto bene nel capolavoro caravaggesco.

Nel quadro scenico suggestivo di Massimo Checchetto, iniettato di luci trasversali, prima orizzontali poi verticalmente virili, sfondo nero, incroci di colori saturi come il rosso, un indaco delle vesti di Oloferne che raffinatamente ricorda l'ottanio, il bianco e nero dei costumi di Abra, ancella di Juditha; tutte vesti curate da Tommaso Lagattolla, riconvertono il dramma in una magnifica tavola imbandita con Juditha vestita di bianco e giallo, quest'ultimo ricorda il nobile oro della sezione aurea, in un messaggio alchemico che tradurrà quest'"ultima cena" per Oloferne, che si attendeva invece un pasto del tutto erotico dalle inebrianti parole di pace e richiesta di armistizio di Giuditta. Questa scena clou è in perfetto rapporto con la femme fatale dipinta da Klimt nella sua Giuditta del 1909, in contrasto con l'impeto liricamente da messale dell'oratorio vivaldiano. In fondo un ravvivare i colori sia delle voci sia dei gesti, che si tingono di una tragica fine evengono solo addolciti dagli strumenti solisti posti ai lati dell'orchestra: dalle tiorbe, alla viola d'amore fino allo chalumeau ed al flauto dolce, che sulle arie volano come colombe di una pace raggiunta su un tavolo tinto di rosso.

Le due voci "assistenziali" dell'una e dell'altro protagonista, ovvero il Vagaus dell'unico soprano che è Arianna Vendittelli, ovvero l'eunuco consigliere di Oloferne che ha una voce ricchissima di colorature; ed Emilie Renard, Abra, ancella di Giuditta, mezzosoprano, sono due voci che magnificamente sostengono l'opera e quando calcano il palco soliste divengono voci di una pace irraggiungibile se non con il sacrificio. Emilie Renard scuote gli animi con la potenza dell'aria "Fulgeat sol frontis decorae" ("Che il sole faccia risplendere la bella fronte") mentre Arianna Vendittelli commuove con la pietas per Oloferne decapitato nel triste rectativo secco  "Iam non procul ab axe" (cito per intero tradotta la prima strofa: "Ecco presto da oriente si leva l’aurora e ovunque ormai rare tremolano nel cielo le stelle."). Entrambe raccontano e commentano la seduzione di Judith e la "sudditanza" amorosa di Oloferne conquistato.

I due caratteri centrali di Judith ed Holofernes si distinguono l'una per la maestrìa nel giocare le sue carte seduttive, rimanendo nel dettato religioso: "Nil nisi sui factoris in orbe a creatura est adoranda imago" ("Nessuna creatura deve adorare simulacro alcuno nel mondo se non quello del proprio creatore.") e raggiungere lo scopo di ammaliare Oloferne, che cede subito: "Hæc in crastinum serva: ah, nimis vere esse ignem sentio amorem" ("Serba queste parole per domani: ah, davvero troppo sento che l’amore è fuoco"). La partita per Giuditta, bella e ondivaga agli occhi di Oloferne, è vinta fin dall'inizio: per lei l'asprezza è nella dissimulazione ed in un "certa", qual vaga cedevolezza che sente avvampare in lei e che i suoi movimenti non celano del tutto. Una schermaglia che raggiunge il climax durante il convivio ricco di colori, sia per costumi sia per arie.

Lorrie Garcia, altra mezzosoprano nelle vesti dell'alto sacerdote Ozias, ha una palette molto ricca di colori, soprattutto alla fine della "tenzone", quando l'orizzonte anche per lui si tinge d'aurora: "Quam insolita luce Eois surgit ab oris
floribus cincta suis roscida aurora!" ("Con quale insolita luce sorge da oriente l’aurora rugiadosa, cinta di tutti i suoi fiori!".

Il tenore dell'Innsbrucker Festwochenorchester, perfettamente amalgamato con le voci che calcavano il palco fin sopra gli occhi del pubblico, e di concerto col Coro Mughini è stato eccellente con applausi di ben oltre dieci minuti e chiamate in scena festose ed in applausi a piene mani ed in piedi, mostrano grandissima stima e rispetto per la nobiltà di una prova trascinante e completa. Ci auguriamo di rivedere presto l'Orchestra insieme a De Marchi in nuovi progetti dedicati alla musica antica in territorio nazionale ed internazionale.

Pubblicato in: 
GN37 Anno XV 5 settembre 2023
Scheda
Titolo completo: 

47° Innsbrucker Festwochen der Alten Musik
11 luglio - 29 agosto 2023

Antonio Vivaldi: "Juditha triumphans" RV 644 (Oratorio in due parti)
Libretto di Giacomo Cassetti
Prima esecuzione: Venezia, Chiesa Santa Maria della Pietà, 1716
Edizione: a cura di Günter Graulich (Carus-Verlag, Leinfelden-Echterdingen)
Esecuzione in latino con sottotitoli in tedesco

23 e 25 agosto 2023

Tiroler Landestheater, Großes Haus

Direttore d'orchestra
Alessandro De Marchi

Regista
Elena Barbalich

Costumi
Tommaso Lagattolla
Luci
Fabio Barettin

CAST

Sophie Rennert mezzosoprano
Juditha, giovane vedova di Betulia

Anastasia Boldyreva mezzosoprano
Holofernes, generale assiro

Arianna Vendittelli soprano
Vagaus, eunuco, servitore di Holofernes

Emilie Renard mezzosoprano
Abra, ancella di Juditha

Lorrie Garcia mezzosoprano
Ozias, alto sacerdote di Betulia

Coro Maghini

Innsbrucker Festwochenorchester