Kristof. La Trilogia diaristica della menzogna

Articolo di: 
Marianna Dell'Aversana
Trilogia della città di K

La trilogia della città di K. di Agota Kristof edito da Einaudi in Italia, è uno di quei testi che continuano a comunicare nel tempo, suggestionando il lettore profondamente, suscitando sempre nuovi interrogativi e risposte mai univoche. È un’opera “aperta” che, per il suo linguaggio fortemente icastico, riesce a passare dalla pagina bianca alla scena teatrale, come dimostrano le varie rappresentazioni teatrali che ad essa si sono ispirate, non ultima quella curata da Virgilio Sieni al teatro Astra di Vicenza lo scorso 4 febbraio ed intitolata Due lupi.

Inquietudine e turbamento, sono queste le sensazioni che affiorano prepotentemente  dalle pagine del romanzo di Agota Kristof (1935-2011), l’autrice ungherese fuggita in Svizzera durante l’occupazione sovietica del suo Paese. Di questa esperienza biografica sicuramente si sostanzia, infatti, il romanzo, scritto tra il 1986 e il 1991, articolato in tre parti Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna”, legato alle vicende dei fratelli Lucas e Claus che si muovono, durante una guerra imprecisata, in luoghi indefiniti. I due, gemelli, legati da un vincolo indissolubile, come attestano gli stessi nomi, l’uno anagramma dell’altro, raccontano in un “grande quaderno” le loro vicissitudini da quando vengono affidati dalla loro madre ad una Nonna che non conoscevano.

L’orrore, la violenza, le scene raccapriccianti che evocano quasi disgusto, narrate dai due ragazzi, si impongono al lettore con netta evidenza, quasi graffiando e percuotendo la sua sensibilità, come metafora dei segni che la guerra ha impresso per sempre nell’anima dell’autrice. 

La mancanza di riferimenti precisi ai luoghi vuole forse dare il senso dell’universalità di tali orrori ed atrocità. La crudezza con cui certe immagini prendono vita sembra essere una necessità per l’autrice; una dichiarazione in tal senso è contenuta anche nelle pagine stesse de “Il grande quaderno , quando si legge: “Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di sé stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti”. La forma quasi diaristica della prima parte sembra, infatti, conferire attendibilità alla narrazione, dando la percezione che la voce narrante di Lucas e Claus ci restituisca la realtà.

Uno dei due ragazzi attraversa la frontiera, separandosi irrimediabilmente dall’altro. Con questo forte distacco, l’ennesimo, si chiude “Il Grande Quaderno”, suggellando metaforicamente anche la fine dell’infanzia dei due protagonisti. Una nuova fase inizia, quella de “La prova”, dove la narrazione è in terza personaLucas, ormai adulto, è il solo protagonista, colui che è rimasto e non ha attraversato la frontiera.

In un contesto di profondo degrado e di disperazione, il giovane si confronta con i sentimenti, quando incontra Yasmine, assumendo il ruolo di padre con il figlio di lei, Mathias, e prova ad inserirsi nel tessuto sociale, interagendo con Peter e Viktor, il libraio. Sullo sfondo aleggia sempre la figura di Claus, di cui attende un ritorno, con cui spera di ricongiungersi. È a questo punto che inizia a propagarsi un senso di disorientamento nel lettore, che sarà costretto a ricredersi, a capire che ciò che gli viene imposto non è la verità dei fatti, ma una loro deformazione.

La prospettiva è completamente capovolta ne “La terza menzogna, dove gli episodi delle parti precedenti acquistano un senso diverso, raccontati dalla voce di Claus. Innanzitutto si comprende che a narrare la prima parte del romanzo era Lucas, il quale, separato sin dalla primissima infanzia dalla sua famiglia e anche dal fratello, vive un’esistenza solitaria alla perenne ricerca delle proprie origini. Si affida alla scrittura per poter ridare un senso alla sua storia, ma ciò che è stato si perde, consapevolmente o inconsapevolmente, nel fittizio labirinto della dimensione letteraria. Ed è così che sulla pagina bianca si susseguono “svelamenti” e “rivelamenti” continui, che avvolgono il lettore in un vortice turbinoso, in un ritmo concitato e polifonico.

Se alla fine la scrittura sembra assumere un ordine, Lucas non riesce, invece, a ricomporre la sua storia personale, a riconciliarsi con Claus, in quanto entrambi annientati da un dolore che non riescono a comunicare. La verità lotta per acquistare vigore, forma, ma non prevale, perché è troppo dura da accettare, da comprendere. Meglio ammantarla con la menzogna per sopravvivere.

Pubblicato in: 
GN16 Anno IV 27 febbraio 2012
Scheda
Autore: 
Agota Kristof
Titolo completo: 

Titolo originale: Le Grand Cahier, La Preuve, La troisième Mensonge
Titolo in lingua italiana: Trilogia della città di K.
Anno di pubblicazione:1986, 1988,1991
Prima edizione italiana: Einaudi, Torino, 1998
Traduttore: Armando Marchi, Virginia Ripa di Meana, Giovanni  Bogliolo

Riduzione teatrale: Due lupi di Virgilio Sieni - Teatro Astra di Vicenza - 4 febbraio 2012