Lamb preview per il M.I.T. 2012. L'energia granitica di Lou Rhodes

Articolo di: 
Livia Bidoli
Lou Rhodes

Il 29 novembre scorso in Sala Sinopoli all'Auditorium Parco della Musica di Roma per l'anteprima per il M.I.T. Meet in Town 2012 si sono esibiliti i Lamb: band inglese di punta per le loro esplorazioni tra trip hop e drum'n'bass con emigrazioni in territori sperimentali dell'elettronica di particolare acutezza. Hanno trascinato da subito il pubblico sotto il palco che composto ha fatto emergere una calda atmosfera su fervida richiesta della cantante Lou Rhodes.

In casacca lunga e bianca e leggings neri in latex aderente, Lou Rhodes è stata acclamata subito dopo l'entrata di Andy Barlow alle tastiere: la voce particolare di lei ha dato dal 1996 il segno disntitivo a questo gruppo allargatosi poi al contrabassista Jon Thorne, al chitarrista islandese Oddur Mar Runnarson, e al batterista danese Nikolaj Bjerre. Sottile lei quanto la sua voce che si inerpica su toni da sussurrati a bassi e velati, la prima track è dall'ultimo album 5 ed è la dolcissima Another Language: “I'm gonna find the way to say it - to speak the language of my soul”, e la seguente Little Things da Fear of Fours (1999) è sul medesimo afflato lirico per il testo: “We forget the little things – we forget to live”,  mentre la massa percussiva di Barlow si agita sui piatti e lo scratch'n'bass è roboante e carico.

L'ossessiva quanto ipnotica The Butterfly Effect fa la sua entrata prima dell'esplosione di Gabriel, una delle prime hit insieme a Gorecki, dedicata alle riflessioni sulla Terza Sinfonia del compositore omonimo. Existential Itch è un coro unanime dal pubblico ("And it's so good/ And it's so no no no"), mentre Strong the Root fa ballare tutti solo per lasciare il posto all'inquietante Alien che colpisce per il suo sottosuolo tremolante di stranezze (weirdness direbbero Lou e Andy)

Un piccolo passo indietro a qualche anno prima, quando si sono separati per poi ricongiungersi, racconta Lou e intona granitica She walks – lei e la sua carriera solista mai così fulminante come quella con Barlow ed i Lamb: una coincisione di intenti e talenti eccezionale. Le hits si susseguono con boati della folla che però si mantiene composta ed accenna soltanto a ballare con molta dell'audience ai posti seduti, nonostante i ripetuti richiami di Lou: "We are a dance band!" Strong the Root prima aveva già preparato il valico verso un addensamento maggiore intorno al palco, mentre Rounds aveva dato il senso alternato di una canzone più lenta che segue ad una più ritmica come per tutto il concerto.

Alien che esplode inquietantemente nel grembo vocale di Lou: ”This was a body/ Now it's a home/ For you, my little alien” si placa solo su Gorecki e a rialzare il livello acustico ci pensano prima Wise Enough e soprattutto Build a Fire. Lou Rhodes ha una carica eccezionale sul palco e comunica in continuazione col pubblico strizzando gli occhi, sorridendo e chiamando a battere le mani o a scatenarsi nelle danze come faranno con gli ultimi bis. L'energia visiva dai video proiettati dietro di lei e musicale con Lou alla chitarra acustica e poi elettrica su Trans fatty acid detona imponente per energia corrosiva, e preceduta da Scratch Bass che non è da meno come battistrada per una conclusione gloriosa ad un concerto che come apripista al M.I.T. è un biglietto di prima categoria.

Pubblicato in: 
GN5 Anno IV 5 dicembre 2011
Scheda
Titolo completo: 

LAMB
Opening: Jay Leighton
29 novembre 2011
Preview M.I.T. Meet in Town 2012
Auditorium Parco della Musica di Roma – Sala Sinopoli

Set list
1. Another Language (5)
2. Little Things (Fear of Fours)
3. Butterfly Effect (5)
4. Gabriel (What Sound)
5. Existential Itch (5)
6. Strong the Root (5)
7. Rounds (5)
8. She Walks (5)
9. Alien (Fear of Fours)
10. Gorecki (Lamb)
11. Wise Enough (5)
12. Build a Fire (5)
13. One (What Sound)
Bis
14. What Sound (What Sound)
15. Scratch bass (What Sound)
16. Trans Fatty Acid