M.I.T. in Town 2011. La lunarità Cocorosie ed il carismatico drum'n'bass dei Lamb

Articolo di: 
Livia Bidoli
Cocorosie

La festa dell’elettronica è riapprodata al Parco della Musica di Roma per una due giorni di concerti, dj set, performance teatrali, il 22 e 23 luglio 2011: in particolare abbiamo seguito la seconda giornata del Meet in Town, quella del 23, dove i concerti si accavallavano l’uno dietro l’altro: dal Tribute to Miles Davis nel Teatro Studio; ai Modeselektor e Apparat nella Cavea; alle Cocorosie, Stateless e Lamb nella Sala Sinopoli, quelli che abbiamo evidenziato, mentre nei foyer i dj set andavano da Dj Hendrix a Tiger & Woods, solo per citarne alcuni.

Il tributo a MIles Davis, About a Silent Way, mette insieme un plateau di stelle del jazz nostrano, da Fabrizio Bosso ad Aldo Vigorito, con magnifico sottofondo elettronico, rieditando il famoso album del ’69 di Davis, intitolato In a Silent Way (Columbia): è qui, prima di Bitches Brew, che Miles Davis cambia definitivamente i connotati (non solo) del suo jazz.

Le Cocorosie, le due sorelle Sierra Rose e Bianca Leilani Casady, sono un duo degno figlio della loro madre, Christina Chalmers, artista appassionata di indiani d’America e che le ha ribattezzate appunto Coco Bianca e Rosie Sierra: da qui l’unione in musica che le fa passare da voci in falsetto a piene, da un registro romantico-lirico a uno speditamente ritmato, che è appunto “rocking”, “cullante, nel significato etimologico del termine.

Nella Sala Sinopoli si presentano come uscite da una favola al contrario, soprattutto Bianca, rivestita di una mantellina con cappuccio eburneo ma con un bel bulldog che campeggia stampato sulla schiena; una maschera tipo veneziana con tanto di perline che le piovono sulla bocca, similmente ad un’odalisca dell’ultim’ora, completa il tutto. Sierra invece è all black, con un cappello da football ma rettangolare, con la tesa che le copre quasi completamente il volto, che peraltro nasconde perché per quasi tutto il concerto volgerà le spalle al pubblico.

Visuals estremi sullo sfondo, tra boschi selvaggi e proiezioni di strani antri, riprendono il loro arcobaleno del nuovo album Grey Oceans (2010, Sub Pop Records), come anche le loro rovinose quanto dardeggianti rovine, che riflettono, tra le voci suadenti, un touche semi-macabre. Da evidenziare, nell’impianto elettronico-acustico, il piano, l’arpa, e la notevole terza vocalist che fa da supporto alle voci. Le canzoni sono quasi tutte quelle famose, e a gran richiesta dei fan, fra cui Preacher, mentre le voci, filtrate e trattate, immergono in paesaggi tra il lunare e quelle selvagge foreste dove i Cherokee abitavano, rievocandoli con forte afflato.

Dopo i ritmi febbrili dei teutonici Modeselektor, che hanno fatto ondeggiare la Cavea in preda alle convulsioni del pubblico festante, gli Apparat, sempre su base techno ma molto vicini ai Sigur Rós per mood, si profilano nel territorio dark e new wave con base fortemente elettronica. Dopo di loro il pubblico si sposta tutto in Sinopoli per la chiusura della serata, molto tarda, per ascoltare Stateless e Lamb. I primi, provenienti dall’Inghilterra come i secondi, sono estremamente bluesati, con la voce di Chris James calda e sinuosa, con una base elettronica fredda: all’inizio più reboanti su ritmiche dubstep, trasformano il sound elettro in ballad dal gusto acustico con James che si ritaglia la parte fondamentale alla voce. Da sottolineare, in studio, gli archi del Balanescu Quartet e dal vivo, la cover di I’m on fire, lentissima e ispirata.

Andy Barlow e Louise Rhodes sono le star della serata e da tali si comportano i due componenti dei Lamb: fanno entrare ed uscire il pubblico dalla Sinopoli (ma non tutti si spostano fuori!), ed iniziano il concerto all’1.47 invece che all’1, terminando alle 3 con un pubblico osannante e sotto il palco dedito a ballare. Dopo la prima canzone infatti, Louise grida: “We play dance music!” e il pubblico si precipita al richiamo, con un Barlow strepitoso e pieno di energia, che scalpita intorno e sulla tastiera oltreché sulla batteria, mutando il suono elettro in poderosi drum’n’bass che si agitano per tutta la sala. Ricchi di influenze trip-hop, sono sicuramente il gruppo più vario a livello musicale di Meet in Town, non ascrivibili in via definitiva a nessun genere in particolare; li cavalcano tutti: dai sunnominati al pop, fino alla classica, con un’ispirazione diretta, nel singolo Gorecki, alla terza sinfonia del compositore Henryk Górecki, la sinfonia "Dei canti lamentosi" op. 36, per soprano e orchestra (1976).

Da Fear of Fours (1999) e What sound (2001) ricavano la maggioranza dei pezzi suonati, tra cui la hit Gabriel, che li ha resi famosi nelle charts, ma anche I cry, Scratch Bass e la title-track What Sound dall’omonimo album; in finale di concerto presentano l’ultimo album, 5. I brani si susseguono incatenando il pubblico ma il concerto durerà, compresi i bis, un’ora precisa, lasciando in ogni caso tutti soddisfatti: i Lamb presentano infatti una caratura musicale e compositiva altamente superiore a tutta quella degli altri gruppi in concerto, soprattutto rilevabile nella variabilità delle atmosfere, nonostante lo scenario elettronico, e nell’attenzione sia al suono sia alle liriche, presentando la voce carismatica di Louise Rhodes – che invece da sola costruisce album piuttosto folk e insipidi – come flusso centrale in seno alle ribattute note e getti sonanti di Barlow. Affiatatissimi sul palco, concordi in ogni emissione sonora, e nonostante la stanchezza dell’ora, hanno immerso nel mood in qualche modo anche psichedelico di una serata densa di emozioni sonore.

Pubblicato in: 
GN63 Anno III 8 agosto 2011
Scheda
Titolo completo: 

Meet in Town 2011

Auditorium Parco della Musica - Roma

SABATO 23 LUGLIO 2011
Apparat and Band
Modeselektor
Lamb
CocoRosie
Gold Panda
Kode 9
Nicolas Jaar
Prins Thomas
Todd Terje
About a silent way - tributo a Miles Davis
Gadi Mizrahi (Wolf + Lamb)
Stateless
Tiger & Woods
Pathosformel + port-royal
Onra
Space Dimension Controller
Lukid
Digi G'alessio
DJ Hendrix
Quiet Ensemble