Musei Capitolini. La crisi del III sec.d.c. in mostra

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Rilievo con Iuppiter e Iuno Dolicheni, Iside, Serapide, Dioscuri, Sole e Luna

Ai Musei Capitolini prosegue il progetto quinquennale delle mostre con  “L’Età dell’Angoscia. Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)”,  a cura di Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce e Annalisa Lo Monaco; sarà aperta fino al 4 ottobre 2015.

Il progetto ha alternato esposizioni tematiche: Ritratti. Le tante facce del potere, Costruire un Impero, a mostre che mettono a fuoco uno specifico periodo storico: L’Età della Conquista, L’Età dell’Equilibrio  e ora L’Età dell’Angoscia. Eugenio La Rocca nel saggio in catalogo scrive, che la scelta del titolo della mostra è stato ispirato da un’opera di Eric Dodds intitolata “Pagani e cristiani in un’epoca di angoscia” (1965), dedicata  proprio al III secolo d.C. ; Dodds a sua volta era stato suggestionato dalla lettura dal poema di Auden "The Age of Anxiety", pubblicato nel 1947.

L'impero romano durante il regno degli imperatori Antonini, detti “elettivi”, in quanto sceglievano il loro successore, adottandolo,  aveva conosciuto un periodo di prosperità e tranquillità ma, alla morte di Marco Aurelio (180 d.C.) prese il potere il figlio Commodo, che lo esercitò dispoticamente e dopo dodici anni fu assassinato da una congiura di palazzo. Alcuni problemi, che si erano già manifestati mentre Marco Aurelio era ancora in vita, si acuirono e caratterizzarono il periodo successivo, preso in esame nella mostra. Fu un epoca di profonda crisi in cui aumentò la pressione delle tribù barbare ai confini dell'impero, di conseguenza l'esercito divenne consapevole di detenere un potere determinante e strategico.

Se precedentemente erano stati i pretoriani, cioè, la guardia imperiale, a concorrere alla eliminazione ed alla elezione degli imperatori da ora in poi saranno le legioni di frontiera a imporre imperatori anche in lotta fra loro, come accadde nella guerra civile dopo l'uccisione di Commodo (192 d.C.). Settimio Severo, uscito vincitore dalla lotta per il potere imperiale dopo l’assassinio di Pertinace (193 d.C.), sciolse la guardia pretoriana per riformarla, cambiando i criteri di arruolamento, e aumentò l'organico dell'esercito creando tre nuove legioni: I, II e III Parthica. La II Parthica lo seguì a Roma e costruì un accampamento vicino ad Albano, alle porte di Roma, divenendo la nuova guardia personale dell'imperatore. 

Secondo le antiche norme di diritto sacro, nessun militare si poteva trovare all’interno del Pomerio; in seguito dopo le guerre civili in cui ci furono continue violazioni delle leggi,  Augusto, dopo aver preso il potere, aveva istituito alcune unità di servizio continuo nell'Urbe; la decisione di Settimio Severo fu un ulteriore passo per la militarizzazione della città. Dopo l'uccisione di Caracalla, che nel 212 aveva esteso la cittadinanza a tutti i cittadini dell'impero, si avvicendarono molti imperatori, ce ne furono cinquanta tra Settimio Severo e Diocleziano e nessuno morì per cause naturali.  Diocleziano nel 284 d.C. divenne imperatore e successivamente istituì la Tetrarchia per intervenire più efficacemente nelle zone di crisi, dividendo l'impero in quattro parti, affidate a due Augusti e due Cesari, una decisione che ratificò l'avvenuta perdita della centralità di Roma.

La data della sua abdicazione il 305 d.C. è il limite del periodo preso in esame dalla mostra.La crescente pressione dei barbari  provocò la necessità di mantenere con risorse sempre più ingenti gli eserciti stanziati alle frontiere, un fatto che e causò crisi finanziarie ed economiche. Infatti la mancanza dell'afflusso nelle casse imperiali di nuovi ricchi bottini di guerra, poiché ormai l'impero era giunto alla massima espansione e le attività militari erano volte esclusivamente alla difesa, provocò il continuo aumento delle tasse che prima non c'erano, a cui si aggiunsero anche le  carestie e le  epidemie.

L'angoscia provocata dal senso di insicurezza crescente favorì l'incremento della diffusione di nuovi culti orientali, Iside, Cibele, Mithra, Sabazio, e anche il cristianesimo, culti, portati anche dai legionari, che affiancarono quelli tradizionali. Il curatore Eugenio La Rocca ha ricordato che secondo Bianchi Bandinelli “la forte incertezza nel futuro, mai provata prima dall’impero in tale misura, creò le premesse per una profonda crisi spirituale e” «un’azione di straniamento dalla realtà e di slittamento nell’irrazionale, nel mistico e nel magico soprattutto [...] operata dal diffondersi dei culti orientali che avevano a fondamento i “misteri” e il concetto di catarsi, di rigenerazione in una vita migliore

Per illustrare i vari aspetti di questo periodo sono state scelte circa duecento opere provenienti non solo dalle collezioni capitoline ma anche da altri musei italiani ed esteri, come I filosofi di Dion, dal Museo Archeologico di Dion, in Grecia, dando la possibilità di vedere statue mai prestate prima di ora. La prima sezione, la più ampia con 92 opere, è dedicata ai busti marmorei, i ritratti dei protagonisti, imperatori, come Settimio Severo e l'influente moglie Giulia Domna, ma non solo anche quelli di ricchi cittadini. Durante questa epoca convivono il realismo della fisionomia tipico dei ritratti dei romani, inquietante è quello di Caracalla fanciullo, insieme ad una rappresentazione della divinità imperiale sempre più astratta e idealizzata, da Commodo come Ercole al Ritratto colossale di Probo o allo splendido Ritratto maschile, detto di Aureliano, in bronzo.

Nonostante la prevalente attenzione dedicata alla difesa delle frontiere e al potenziamento dell'esercito, a cui è dedicata la seconda sezione,  Roma non fu trascurata, nella terza parte sono ricordate alcune delle grandiose opere civili  decise dagli imperatori: le Terme di Caracalla, l'arco di Settimio Severo e la Forma Urbis Severiana. Non potevano essere  tralasciate le mura che Aureliano decise di edificare per proteggere Roma, consapevole del pericolo incombente proveniente dalle frontiere. I preziosi reperti, in argento e i dipinti murali,  nella sezione dedicata alle case, testimoniano come, anche in tempi difficili, ci siano sempre quelli che ne traggono un  vantaggio personale.

La crisi profonda di questa epoca incise profondamente sulla visione della vita e della morte dei singoli, per quanto l'antica religione sopravvivesse, si diffusero sempre di più quelle orientali. I culti antichi erano celebrativi e coinvolgevano la collettività, erano quindi dispendiosi e la loro realizzazione fu sempre legata all'intervento dello stato o di munifici privati, che desideravano emergere, la crisi finanziaria incise pesantemente e man mano diminuirono le occasioni in cui si svolsero. D'altra parte il ripiegamento nella sfera privata favorì i culti orientali che potevano svolgersi non solo in nei templi ma anche nelle case con poche persone e che, in un'epoca di profondo travaglio spirituale, promettevano la rigenerazione, il superamento della morte e una vita migliore ed eterna nell'aldilà.

Nelle tre sezioni dedicate alla Religione, Vivere e morire nell'Impero e i Costumi funerari,  i reperti esposti mostrano la convivenza di nuovi e antichi  simboli. I culti del Sol Invictus, Giove Dolicheno e Mitra furono portati dall' Oriente dai legionari, quelli di Iside e Serapide erano già  presenti, ma dai reperti trovati si è ipotizzato che in questa epoca siano aumentati gli adepti, e naturalmente il cristianesimo. Tra gli interessanti reperti in mostra il Rilievo di Giove e Giunone Dolicheni, Iside, Serapide, Dioscuri, Sole e Luna e il Fronte di sarcofago con pastore e geni stagionali sono la testimonianza della convivenza vitale e, ancora per poco pacifica di culti diversi, fino al momento in cui il cristianesimo, da culto perseguitato, non divenne progressivamente religione di stato imposta con l'uso della forza e della repressione.

Pubblicato in: 
GN16 Anno VII 5 marzo 2015
Scheda
Titolo completo: 

L’Età dell’Angoscia
Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)

Musei Capitolini
Piazza del Campidoglio, Roma
da 28 gennaio al 4 ottobre 2015
Orario
da martedì a domenica dalle ore 9.00 alle ore 20.00; chiuso lunedì e 1 maggio
Biglietteria
€ 15,00 biglietto integrato Mostra + Museo intero (non residenti a Roma); 
€ 13,00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto (non residenti a Roma);
€ 13,00 biglietto integrato Mostra + Museo intero (residenti a Roma);
€ 11,00 biglietto integrato Mostra + Museo ridotto (residenti a Roma);
€ 2,00 sul biglietto gratuito, ad esclusione dei biglietti per scuole elementari e medie inferiori, bambini da 0 a 6 anni e portatori di handicap

Enti promotori Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione Artistica e Turismo- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
Catalogo MondoMostre
A cura di Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco
Organizzato Zètema Progetto Cultura, MondoMostre
Informazioni
Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
www.museicapitolini.org, www.zetema.it, www.mondomostre.it #GiorniDiRoma