Musei Vaticani. Il mirabile restauro della Galleria delle Carte Geografiche

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Dettaglio del mare

Dopo l'attento e abile restauro dei Laboratori dei Musei Vaticani durato quasi quattro anni, i colori della Galleria delle Carte Geografiche sono tornati a risplendere, grazie al finanziamento di due milioni di euro da parte del Capitolo Californiano dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums, associazione di cattolici americani che per statuto finanziano la conservazione del patrimonio artistico della Santa Sede.

La Galleria delle Carte Geografiche è al terzo piano dell'ala di ponente dell'attuale Cortile del Belvedere, che ha su un lato i Giardini Vaticani e sull'altro il Cortile stesso. La realizzazione architettonica fu di Ottavio Mascherino, che l'iniziò nel 1578, la successiva decorazione, fu realizzata velocemente in circa due anni, come documentato nelle iscrizioni, dal 1580 a 1581. Lunga 120 metri e larga sei, la sua collocazione lungo il percorso obbligato di migliaia di visitatori verso  la Cappella Sistina penalizza questo luogo unico, per la scarsa o nulla attenzione dei visitatori, il cui impatto ha però contribuito, insieme alla luce che entra per l'intera durata del giorno dalle 17 finestre, che si aprono su ogni lato ad est e ovest, al deterioramento delle pitture parietali oggetto del restauro.

Sono 1200 mq di pittura divisi in 40  riquadri, di cui 32 più grandi, che rappresentano le diverse regioni dell'intera penisola da nord a sud, divise tra mar Tirreno, sul lato est, e Adriatico, su quello ovest. Inoltre sono dipinti luoghi come Avignone, allora ancora possedimento della Chiesa, l'isola di Malta, governata, dai Cavalieri di Malta, e quella di Corfù, possedimento della Serenissima, con un'immagine della battaglia di Lepanto, avvenuta a sud davanti al golfo di Corinto. Un'impresa di notevole impegno anche per l'organizzazione dei ponteggi che hanno consentito sempre, in questo lungo arco di tempo, il passaggio dei visitatori.

Fu realizzata per volere del bolognese Gregorio XIII Boncompagni, un uomo colto, a cui si deve tra l'altro, la fondamentale riforma del calendario su basi scientifiche (1582), che da lui prese il nome di gregoriano. L'idea del pontefice era di percorrere idealmente l'Italia, che egli riteneva il più “nobile” - nel senso di Storia, Arte, Bellezza - tra tutti i paesi, come riportano i cartigli che sovrastano la carta dell'Italia antica (Commendatur Italia locorum salubritate, coeli temperie, soli ubertate) e quella dell'Italia moderna (Italia artium studiorumque plena semper est habita). Sul soffitto, restaurato precedentemente, sono dipinti cinquantuno episodi di Santi legati ai territori sottostanti effigiati, una esplicita simbologia per indicare la supremazia del potere religioso su quello temporale, se non allusiva alle mire egemoniche del potere papale su l'intera penisola. Non venne nemmeno tralasciata la contrapposizione ideologica con il Protestantesimo nel ciclo monocromo dedicato ad episodi dell'antico testamento.

Ignazio Danti, celebre cosmografo, geografo e matematico fu il responsabile e guidò la realizzazione del progetto che fu eseguito da i paesisti Girolamo Muziano, Cesare Nebbia, i fratelli fiamminghi Mattia e Paolo Brill, con Giovanni Antonio Venosino, eccellente pittore nel rendere la cartografia oltre a molti altri artisti e artigiani, stuccatori, di cui non si conosce il nome. Nel corso degli anni fin da subito ci furono interventi di restauro, per l'umidità proveniente dal tetto, poi modificato, e cambiamenti  eseguiti sopratutto “a secco” su una base originale “a fresco”. Gli interventi sulla cartografia più ampi e significativi avvennero  ad opera di Luca Holstenio durante il pontificato di Urbano VIII Barberini (1568 -1623), il cui stemma araldico con le api domina insieme al drago dei Boncompagni.

Uno degli aspetti più intriganti, per chi conosca bene l'Italia, è ritrovare i luoghi, magari con un nome diverso o lievemente modificato, oltre alla pianta di città famose che fanno comprendere come la loro originaria sede sia stata stravolta da una forsennata urbanizzazione non guidata dal buon senso. Tra i vari esempi si possono osservare Genova, Milano con i navigli e Roma con le marane, esempi paradigmatici di questi sconvolgimenti del territorio. Oltre a questo sono effigiati episodi storici come l'attraversamento del Rubicone da parte di Cesare, le vittorie di Annibale sui Romani, in quella sul fiume Trebbia si distinguono perfettamente gli elefanti.

Il primo passo verso il restauro è stato affidato alle analisi del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro per esaminare le tecniche impiegate “a fresco” e “a secco” per la realizzazione dei dipinti e quella degli stucchi, lo stato della pittura e le tracce degli interventi precedenti di restauro che contribuivano all'alterazione dei pigmenti cromatici, in quanto le diverse colle usate per consolidare i pigmenti, si erano ossidate alterando i colori. Il laboratorio con tecniche all'avanguardia non solo ha realizzato le analisi con i metodi più sofisticato come la fluorescenza ultravioletta, l'Infrarosso e l'analisi in microscopia elettronica, ma anche suggerito quali materiali era più opportuno impiegare, un esempio è il funori. Il funori è un adesivo /consolidante che si estrae da un'alga, è un materiale molto costoso e, per aggirare il problema, il laboratorio ha messo a punto un sistema innovativo di estrazione e purificazione che ha permesso un notevole risparmio.

Il restauro ha riportato i colori al loro primitivo splendore salvo alcuni piccoli pezzi che sono state lasciati per far comprendere la differenza, le parti montuose hanno riacquistato l'illusione delle tre dimensioni, i verdi rilucenti si sono liberati del giallo delle colle che appiattivano i rilievi. Quello che però più ci ha attratto e stupito è il mare, il cui azzurro intenso è tornato a sfavillare così come sono tornate visibili le creste delle onde. L'azzurrite, il colore impiegato “a secco” è particolarmente fragile, durante la pulitura perché tende a sciogliersi con l'acqua, un problema risolto brillantemente con l'uso del ciclododecano, un idrocarburo alifatico che per le sue caratteristiche chimico-fisiche (sublimazione e facilità di utilizzo)si è rivelato adatto alle esigenze del restauro. Nella reintegrazione pittorica sono stati adoperati colori ad acquarello, selezionati secondo i principi di reversibilità e stabilità, mentre nella reintegrazione delle porzioni in oro è stato impiegato oro “a conchiglia”( polvere diluita) e foglia d’oro “a missione” dove necessario.

Il restauro è avvenuto in accordo con il Direttore di Musei Vaticani, Prof. Antonio Paolucci, la Direzione dei Lavori, Prof. Arnold Nesselrath, del Dirigente del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione ed il Restauro, Prof. Ulderico Santamaria, il Capo Restauratore dei dipinti Maria Ludmila Pustka, e del Capoponte Francesco Prantera; questi ultimi hanno selezionato e diretto una squadra di giovani, i migliori fra i diplomati degli istituti italiani del restauro: Giovanna Aiello, Giuseppe Ammendola, Matilde Atorino, Ilaria Barbetti, Maria Rosaria Basileo, Claudia Bernacchi, Arabella Bertelli De Angelis, Chiara Berti, Sara Borgognoni, Giulia Sara De Vivo, Aspasia Formichetti, Fabiana Fraiegari, Sara Iafrate, Federica Marini Recchia, Loredana Modanesi, Domenico Priolo.

Pubblicato in: 
GN29 Anno VIII 9 giugno 2016
Scheda
Titolo completo: 

Musei Vaticani

Galleria delle Carte Geografiche (dopo il restauro)
Orari di apertura
Da lunedì a sabato:
Entrata 9:00 - 16:00
Chiusura
18:00 (N.B. uscita dalle sale mezz'ora prima della chiusura)

Giorni di chiusura
Domenica, ad eccezione dell'ultima di ogni mese (con ingresso gratuito 9:00 - 12:30 Chiusura 14:00), purché non coincida con la Santa Pasqua, 29 giugno (SS. Pietro e Paolo), 25 o 26 dicembre (Santo Natale o Santo Stefano)
gennaio 1, 6
febbraio, 11
febbraio, 22
marzo 19, 28
giugno 29 (SS. Pietro e Paolo)
agosto 15
novembre 1
dicembre 8, 26