Opera al Circo Massimo. Il cosmico Yggdrasil

Articolo di: 
Livia Bidoli
Le quattro stagioni

La nuova coreografia di Giuliano Peparini intitolata Le quattro stagioni, è approdata al Circo Massimo per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma: giunto alla sua terza prova per il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma guidato dall'étoile Eleonora Abbagnato, ha scelto l'opera cardine di Vivaldi per delineare le stagioni di una coppia metaforica, riflesso delle stagioni della vita. Dal 25 luglio fino al 3 agosto al Circo Massimo nel nuovo spazio allestito per l'estate 2020.

Le celebri Quattro stagioni di Vivaldi, sono il su base registrata, eseguite dall’Orchestra del Teatro dell’Opera con Vincenzo Bolognese, violino solista. Tra i brani musicali registrati anche la Sonata in fa minore K. 466 di Domenico Scarlatti, eseguita al pianoforte da Antonio Maria Pergolizzi. La voce narrativa di Alessandro Preziosi ha introdotto la prima stagione, partendo dall'Inverno dell'Amore con lacerti animati favolistici da Disney ed è stato il collante poi tra una stagione e l’altra.

Sullo sfondo la neve che ricopre le vetrate di una finestra a giorno: dentro una prima coppia ed un divano, essenziale arredo e costumi a cura di Andrea Miglio e Anna Biagiotti.Si profila la freddezza di un rapporto difficile, e la sua tensione è palpabile nella coppia Sara Loro e Alessio Rezza mentre le squenze animate scaldano l'atmosfera.

Il leit motiv di tutte le danze di coppia e di gruppo è l'Albero della vita sullo sfondo, l'antico Yggdrasil, l'albero sacro ad Odino dell'Edda norrena (norvegese), l'albero cosmico della vita, simbolo comune a tutte le culture e teologie, a rappresentare l'intima connessione della vita e della morte, dal sicomoro egizio fino al melograno che compare nella Torah ebraica. Ed allora, lo sciorinarsi delle stagioni, come dei ballerini, Rebecca Bianchi e Claudio Cocino (Primavera), Marianna Suriano e Giacomo Castellana (Estate), Susanna Salvi e Michele Satriano (Autunno), e ultimi ancora Sara Loro e Alessio Rezza come l'Inverno, sta a ricordarci che non siamo Immortali, come direbbe Jorge Luis Borges nel racconto contenuto ne L'Aleph (1949) e titolato L'immortale:

Essere immortale è cosa da poco: tranne l'uomo, tutte le creature lo sono, giacché ignorano la morte; la cosa divina, terribile, incomprensibile, è sapersi immortali. Ho osservato che, nonostante le religioni, tale convinzione è rarissima. Israeliti, cristiani e musulmani professano l'immortalità, ma la venerazione che tributano al primo dei due secoli prova ch'essi credono solo in esso, e infatti destinano tutti gli altri, in numero infinito, a premiarlo o a punirlo. Piú ragionevole mi sembra la ruota di certe religioni dell'Indostan; in tale ruota, che non ha principio nè fine, ogni vita è effetto dell'anteriore e genera la seguente, ma nessuna determina l'insieme...

Tra i balzi di luci ipnotiche a cura di Marco Vignanelli, che riescono a delineare delle ulteriori forme a quell'albero nato nei pennelli video di Edmondo Angelelli e Giuliano Peparini, noi riconosciamo questa "Immortalità" in quanto ciclo della vita, compensatorio in qualche caso dei torti degli uomini, come in un tessuto la cui tela, come quella di Penelope, si tesse di giorno e si svolge di notte, col favore delle tenebre, ammaliatrici in un inverno che si è volto in una strana. acerba primavera, privata di un senso di rinascita colmato in estate. Le stagioni, come insegna il balletto, si susseguono, inesorabilmente, per tutti, sia per gli Immortali del racconto di Borges, sia per i mortali che camminano al nostro fianco e le note maestose del nostro veneziano ridestano in noi questo cammino, cadenzato, a piccoli passi verso il futuro, chidendo venìa e citando ancora Borges dal medesimo racconto:

Tutto, tra i mortali, ha il valore dell'irrecuperabile e del causale. Tra gl'Immortali, invece, ogni atto (e ogni pensiero) è l'eco d'altri che nel passato lo precedettero, senza principio visibile, o il fedele presagio di altri che nel futuro lo ripeteranno fino alla vertigine. Non c'è cosa che non sia come perduta tra infaticabili specchi. Nulla può accadere una sola volta, nulla è preziosamente precario. Ciò ch'è elegiaco, grave, rituale, non vale per gli Immortali.

Pubblicato in: 
GN37 Anno XII 7 agosto 2020
Scheda
Titolo completo: 

OPERA DI ROMA AL CIRCO MASSIMO
Stagione 2019/2020
Le quattro stagioni

Nuova creazione

25, 26, 30 luglio e 2, 3 agosto 2020

Musiche Antonio Vivaldi, Domenico Scarlatti
Balletto in un atto
Durata: 1h 15' circa
regia e coreografia Giuliano Peparini

SCENE Andrea Miglio
COSTUMI Anna Biagiotti
LUCI Marco Vignanelli
VIDEO Edmondo Angelelli e Giuliano Peparini
VOCE RECITANTE REGISTRATA  Alessandro Preziosi

INTERPRETI PRINCIPALI

PRIMAVERA Rebecca Bianchi, Claudio Cocino
ESTATE Marianna Suriano, Giacomo Castellana
AUTUNNO Susanna Salvi, Michele Satriano
INVERNO Sara Loro, Alessio Rezza

Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Musiche su base registrata dall’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma

Violino solista Vincenzo Bolognese

Sonata in fa minore k.  466 di Domenico Scarlatti
Pianoforte Antonio Maria Pergolizzi