Opera di Roma. L'amazzone coraggiosa di Francia

Articolo di: 
Livia Bidoli
Giovanna d'Arco

La Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi, secondo titolo della speciale preapertura al Teatro Costanzi che precede l’inaugurazione della nuova stagione 2021/2022, mancava da poco meno di cinquant'anni all'Opera di Roma: opera estremamente trascinante, l'abbiamo vista con la conduzione di Daniele Gatti e la regia e coreografia di Davide Livermore, ed il  nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma, con elementi scenici del Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia. In scena dal dal 17 al 24 ottobre ha un cast di eccellente livello, con Francesco Meli, Nino Machaidze e Roberto Frontali.

La storia di Giovanna d'Arco, Pulzella d'Orléans è quella di una donna combattente, l'amazzone di Francia ed è una delle prime opere verdiane perfettamente compiute: per la prima volta è andata in scena a Milano il 15 febbraio 1845, su libretto di Temistocle Solera dal dramma di Friedrich Schiller La pulzella d’Orléans. Fa bene infatti Livermore a far precedere al canto suo e a quello di Carlo VII, Re di Francia, le parole a lei in vita attribuite:

Ogni uomo dà la sua vita per ciò in cui crede. Ogni donna dà la sua vita per ciò in cui crede. Spesso le persone credono in poco o niente e tuttavia danno la propria vita a quel poco o niente. Una vita è tutto ciò che abbiamo e noi viviamo come crediamo di viverla. E poi è finita. Ma sacrificare ciò che sei e vivere senza credere, quello è più terribile della morte”.

Giovanna d'Arco credeva: ed il suo conflitto interiore alla base del dramma verdiano è evidentemente scaturito da questa possenza nel suo credere, nella dicotomia fortissima tra la materia e lo spirito, che Verdi fa estrovergere proprio dalla figura del padre, che oggi potremmo considerare bigotto, ma che ai tempi di Verdi e per il compositore, era lo status quo a garanzia dell'illibatezza della figlia. Chiaramente il ruolo paterno ha anche quello di conferire e togliere fiducia alla combattente che conosciamo come grande eroina della storia messa a processo per delle false accuse di stregoneria nella versione storica e nelle altre letterarie e cinematografiche – penso in particolare a Rossellini (1954) e Fleming (1948) con Ingrid Bergman e alla commoventissima René Falconetti in quella di Dreyer del 1928 -, pienamente in accordo con una società paternalistica nonché patrarcale. Livermore lo sottolinea con efficacia a livello attoriale anche tramite il “doppio” di Giovanna e la presenza degli angeli – con costumi sadomaso un po' eccessivi a cura di Anna Verde – e delle forze demoniache in nero velato. Giovanna è apertamente in conflitto con sé stessa perchè attratta dal Re Carlo per cui combatte difendendo al Francia dagli inglesi e, come tutte le eroine purissime, è il silenzio dell'imbarazzo a farla cadere sulla domanda fatale del padre.

La scenografia di Giò Forma, una sorta di sintesi tra un tribunale teatrale di forma ellittica ed un labirinto, assume un aspetto simbolico in questo frangente: nonostante quindi Giovanna, giovane di Domrémy che per caso incontra il Re nel bosco nel momento in cui sta per cedere agli inglesi lo scettro di Francia e lo rincuora poi combattendo per il giglio nazionale, resta comunque una donna ed una figlia agli occhi del padre, che ne dubiterà fino alla fine. Come Rigoletto, e tanti altri padri verdiani, son loro a scatenare il climax: in questo caso quando Giovanna verrà condotta a San Dionigi per l'incoronazione del re e gli onori per lei, momento in cui scatterà il dramma ed i demoni avranno la meglio sulla “purissima” Giovanna.

La regia di Livermore si è dotata poi di un globo video a cura di D-Wok, che è specchio e lente di ingrandimento di ciò che succede sulla scena, e grande amplificatore descrittivo dei momenti iconici, come l'incoronazione nella cattedrale di San Dionigi, ove si fa rosone cromatico e prospettico poi della dissoluzione nell'animo di Giovanna e dell'angoscia del Re. Momenti icastici che il Coro del Teatro dell'Opera di Roma, insieme all'eccellente prova dell'Orchestra affiatatissima con il potente Daniele Gatti alla sua guida, fa esplodere al suo massimo grado: da Compiuto è il rito fino alla fine del terzo atto.
Le due voci  di Nino Machaidze per Giovanna e di Francesco Meli per Carlo hanno dato prove nobilissime: la prima è incisiva e anche forte e scura, drammaticamente vibrante; Meli ha posto un'energia che fa a gara con la duttilità e la profonda empatia che coniuga nel dispiegamento del personaggio, che lo conferma come uno dei tenori verdiani di altissima levatura tecnica e coinvolgimento emotivo, e ricordiamo che ha aperto la Scala con Chailly nel 2015 proprio con questa parte. Roberto Frontali, grande voce baritonale, si apre in modo pieno proprio nel terzo atto chiedendo infine la condanna della figlia al rogo. Buona anche la voce del basso il basso Dmitry Beloselskiy nella parte di Talbot quando Giovanna viene imprigionata dagli inglesi e poi liberata proprio dal padre che finalmente crede alla purezza della figlia.

Per ritornare all'occhio-globo che all'inizio presenta una farfalla che rischia di bruciarsi le ali avvicinandosi troppo al fuoco, lo inquadriamo anche come forma di prospetto del destino, che alla fine si imporpora di fiori con la fine di Giovanna nell'ennesima battaglia per liberare la patria e la sua ascesa all'alto dei cieli.

Grandissima opera verdiana che ha suscitato il giusto e pieno entusiasmo di un pubblico che ha riempito completamente il Teatro dell'Opera di Roma in colma esultanza, alla quale con gioia ci uniamo. 

Pubblicato in: 
GN49 Anno XIII 28 ottobre 2021
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2020/2021
Giovanna d’Arco
Musica di Giuseppe Verdi

Dramma lirico in quattro atti
Libretto di Temistocle Solera
Prima rappresentazione assoluta
Milano, Teatro alla Scala, 15 febbraio 1845

Prima rappresentazione al Teatro Costanzi 15 maggio 1972
direttore Daniele Gatti
regia e coreografia Davide Livermore

MAESTRO DEL CORO ROBERTO GABBIANI
SCENE GIÒ FORMA
COSTUMI ANNA VERDE
LUCI ANTONIO CASTRO
VIDEO D-WOK

CAST
GIOVANNA NINO MACHAIDZE
CARLO VII FRANCESCO MELI
GIACOMO ROBERTO FRONTALI
TALBOT DMITRY BELOSELSKIY
DELIL LEONARDO TRINCIARELLI

ORCHESTRA, CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
con elementi scenici del Palau de les Arts Reina Sofía, Valencia

CON SOVRATITOLI IN ITALIANO E INGLESE

Per una versione completa online di Giovanna d'Arco consiglio: Parma con Bartoletti alla guida del Regio nel 2008 e Gsbriele Lavia alla regia; Svetla Vassileva come Giovanna; Evan Bowers come Carlo; Renato Bruson nel ruolo di GIacomo.