Piccolo Eliseo. Herlitzka e le variazioni Moebius

Articolo di: 
Livia Bidoli
Il soccombente

Il mistero Glenn Gould nelle trame narrative di Thomas Bernhard: al Piccolo Eliseo va in scena il romanzo breve Il soccombente, che Bernhard ha pubblicato in Germania nel 1983 e Adelphi in Italia due anni dopo. Nella parte dell'io narrante il master della voce e del teatro Roberto Herlitzka, il quale si muove intorno ad una figura femminile in una sorta di spazio sospeso: un'aula universitaria del Mozarteum prende vita dal 12 novembre fino all'8 dicembre a Roma.

Il Mozarteum di Salisburgo, luogo culto per la formazione dei futuri talenti non solo austriaci ma internazionali, viene subito scaricato da Bernhard come “luogo dove si opprime qualsiasi talento, soprattutto musicale”. Glenn Gould ha trascorso un'estate con Horowitz come insegnante, e Wertheimer ed il narratore (Bernhard) come compagni di studi. Un'estate che ha cambiato le vite di tutti, che ha mostrato al mondo il talento insuperabile di Gould, voce stessa del pianoforte: “io voglio essere il pianoforte”, nient'altro che questo cercò di fare Gould per tutta la sua breve vita, un anglo-canadese che, adorato dal pubblico, da esso fuggì di continuo, fino ad isolarsi nella sua villa dove morì per un ictus a 51 anni, sempre suonando il pianoforte. Suonare era la sua ossessione, tutti abbiamo una condanna che in qualche modo ci schiavizza, ci fa esistere: quella di Gould era il pianoforte, con cui incessantemente provava in quel periodo quelle Variazioni Goldberg – capolavoro bachiano – che lo resero famoso e che ascoltarono il narratore e Wertheimer al Festival di Salisburgo due anni dopo quell'estate “micidiale”.

“Micidiale” fu per entrambi, me e Wertheimer, conoscere un talento unico come Gould, perchè ci rendemmo conto del nostro talento smisurato ma non geniale come il suo, del nostro essere, l'uno, il Filosofo (io), l'altro, il “Soccombente”: così recita il narratore, e Wertheimer ebbe un epiteto che lo condannò per sempre, permettendogli di rendersi conto che il suo “non sentirsi unico al mondo” - come tutti gli uomini hanno necessità di sentirsi per sopravvivere - lo rendeva vulnerabile, colui che era destinato a soccombere tra noi tre. Un incontro micidiale quindi quello del 1953: ed Herlitzka lo sa bene, come il suo amore per il teatro che continua a durare da oltre 60 anni, e che gli permette di calcare il palco del Piccolo Eliseo come se fosse casa sua, snocciolando, parola dopo parola, tutto il libro ed i fondamenti di Bernhard, rievocando in pieno la traiettoria malata di questi esseri umani per sempre “mutilati” dall'incontro con l'Altro, con il genio puro di Gould, che gli impediva ancora una volta di scomparire o mentire a sé stessi.

E così la figura femminile di Marina Sorrenti, che disegna alle pareti di lavagne nere spirali che mimano un sentiero simile ad un nastro di Möbius, dove tutto finisce per attorcigliarsi su sé stesso all'infinito, è paradigmatica di ciò che manca e non viene che nominato come inferiore: la sorella di Wertheimer su cui spadroneggia finché non si sposerà quando meno se lo aspetta; il femminile nella sua dimensione più fantasmatica, quella dell'assenza, e che però non soccombe, come Wertheimer a sé stesso, ma si libera dalla stretta del fratello e vola via all'ultimo, inaspettata.

La regia di Nadia Baldi ben si adatta al misurato, eppur continuo e denso, monologo di Roberto Herlitzka, che ha guizzi di genio degni di Gould: uno dei nostri attori sempiterni, che vivono con i loro testi a fior di labbra, che mimano quelle parossistiche movenze dell'anima, che Bernhard assopisce nel lungo addio al Mozarteum, a Traich, al tessuto austriaco di Desselbrunn o alle tastiere di uno Steinway o di un Bösendorfer dispersi in qualche casa che non li ama, tra anime semplici, come quella di Gould (che invece è il pianoforte): “che non capisce le anime complicate (come quella di Wertheimer, N.d.R.) spingendole ancora più a fondo nella disperazione”. Perché per essere un genio bisogna amare ed essere semplici, e non trovare nessuna scappatoia a quello che spietatamente si delinea come il nostro destino, abbracciandolo in tutte le sue “variazioni”.

Pubblicato in: 
GN4 Anno VI 26 novembre 2013
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Piccolo Eliseo - Roma
dal 12 novembre all'8 dicembre 2013

Roberto Herlitzka
Il soccombente
ovvero il mistero Glenn Gould
di Thomas Bernhard

traduzione Renata Colorni
riduzione di Ruggero Cappuccio dall’omonimo romanzo
regia Nadia Baldi
con Marina Sorrenti
musiche originali Marco Betta
ambientazioni videografiche Davide Scognamiglio
progetto luci, costumi e scene Nadia Baldi

produzione Teatro Segreto | Neraonda