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Il regista Paul W.S. Anderson si cimenta in un polpettone storico e lo fa diventare vanamente sentimentale ed in 3D con un cast stellare: da Kit Harington (Trono di spade) a Adewale Akinnuoye-Agbaje (Oz e Lost) fino a Kiefer Sutherland; per la parte in rosa ci sono Carrie-Anne Moss (Matrix) e Emily Browning (Lemony Snicket e Sucker Punch).

I Traci vengono massacrati dal senatore Corvo, in una delle tante missioni dei Romani contro i Barbari: si salva Milo (Kit Harrington) e viene portato a Pompei per divertire la popolazione locale ed i romani durante le feste dedicate a Dioniso 8 i Vinalia) e quindi irrorate da vino e baldoria per le strade. Naturalmente, Milo sarà portato nel colosseo adibito per far lottare i gladiatori e dovrà scontrarsi con Attico (interpretato degnamente dal colosso di colore Akinnuoye-Agbaje), schiavo cui è stata promessa la liberazione dopo l'ultimo combattimento in caso di vittoria. Milo inoltre non cerca solo vendetta contro Corvo che gli ha assassinato tutta la famiglia, ma reincontra Cassia (una melensa Emily Browning) di cui si è invaghito durante il viaggio verso Pompei. Lei è figlia di Severo, che amministra la città, e che spera di ottenere un investimento dal corrotto senatore Corvo per il rilancio di Pompei.

Tutti questi piani, tra i combattimenti feroci dei due gladiatori Milo e Attico che in fondo sono l'unico godimento del film tutto action e apocalyptical destruction, saranno sconvolti dall'eruzione del vulcano – che in realtà, all'epoca del 79 dopo Cristo, aveva ben due coni, il secondo esploso e distruttosi con l'eruzione raccontata nella pellicola – ed una serie di inseguimenti incrociati, per salvare Cassia e per colpire Corvo ed i romani, fra i lapilli che continuano a colpire e provocano una specie di tsunami sul mare che si rivolta sulle coste.

Quello che ci si chiede è se c'era veramente bisogno che Anderson si mettesse a girare un film su un argomento, quello dell'eruzione di Pompei, quando poco prima è uscito un glorioso documentario del British Museum che non racconta favolette storicamente imperfette, bensì i fatti come sono effettivamente andati.