I Romani contro i Cimbri. Un conflitto dell'antichità secondo Sebastiano Vassalli

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Cimbri

Per cause misteriose e spesso difficili da comprendere è accaduto che grandi eventi della storia antica si siano inabissati nell'oblio senza lasciare tracce e senza che di essi se ne abbia più un vivido ricordo. La grande letteratura, grazie alle opere letterarie dei grandi scrittori, rende possibile il recupero di vicende che appartengono alla storia remota del mondo antico. Appartiene a questa categoria di opere letterarie l'ultimo romanzo di Sebastiano Vassalli, intellettuale tra i maggiori del nostro Paese, intitolato Terre selvagge, da poco approdato in libreria e pubblicato dalla Rizzoli.

In questo libro, che si offre al lettore con la grazia delle opere letterarie pienamente riuscite, viene descritta e raccontata, con una scrittura ammirevole per chiarezza e eleganza stilistica, la grande battaglia che i Romani, nel seicentocinquantunesimo anno dalla fondazione di Roma, furono impegnati a combattere contro i Cimbri, un popolo che aveva invaso l'Italia di quel tempo. Come osserva nelle prime pagine di questo libro Vassalli, di questo evento storico, che pure rappresentò una catastrofe per il tempo in cui avvenne, visto che secondo gli autori antichi come Tito Livio e Tacito provocò la morte di centinaia di migliaia di uomini, si è persa lungo i secoli la memoria.

I fatti rievocati con  maestria narrativa dal'autore nel libro avvennero ventuno secoli fa, precisamente nel II secolo della Repubblica Romana, un secolo prima che avesse inizio l'era cristiana. I Cimbri erano un popolo che aveva percorso L'Europa, allora un continente misterioso e inesplorato, in lungo e in largo, attraversando il Danubio e la Penisola iberica. Come risulta dal racconto che del conflitto è stato consegnato alla memoria dei posteri dagli autori classici, in un primo momento i Cimbri riuscirono militarmente a prevalere sulle legioni romane guidate da Lutazio Catulo nella valle del fiume Adige.

Al centro della guerra, che vide impegnati i romani a contrastare l'offensiva dei Cimbri, troviamo tre uomini politici di quel tempo: Lutazio Catulo e Lucio Cornelio Silla, due aristocratici, e Caio Mario, l'uomo nuovo della politica di Roma, assurto al comando in virtù del suo genio militare. Infatti il Senato Romano, temendo che i Cimbri potessero annientare Roma e la Repubblica, dopo la sconfitta subita alle bocche dell'Adige, affidarono a Caio Mario, come risulta dal ritratto che di questo politico ci ha lasciato Plutarco nelle sue Vite Parallele, il compito di riorganizzare l'esercito di Roma. Caio Mario decise, per rafforzare l'esercito, di arruolare sia i plebei sia gli italici sia i liberti, vale a dire gli ex schiavi. Nel libro è molto bella la parte in cui Vassalli descrive i culti e i riti seguiti dai Cimbri, questo popolo che proveniva dal Nord Europa, l'attuale Danimarca, e che era mosso dalla ambizione di trovare la terra promessa, dove fermarsi per edificare una propria comunità.

Accanto alla narrazione del conflitto bellico, uno dei più importanti del mondo antico, nel romanzo vi è il racconto della vita del fabbro Tasgezio, che viveva nel villaggio di Proh. Con abilitα letteraria, Vassalli sovrappone la narrazione storica con quella individuale, per mostrare che cosa accade durante la guerra al popolo dei Celti, allora chiamati Galli dai Romani, che vivevano alle pendici del Monte Rosa, nella parte che geograficamente oggi coincide con il territorio piemontese. La pianura piemontese, dove la battaglie avvenne, è attraversata dagli affluenti del fiume Po, come il Tanaro e il Sesia e la Dora. Il paesaggio, che nel corso dei secoli ha subito cambiamenti radicali, è descritto con immagini poetiche di rara bellezza. Caio Mario era un uomo politico e un condottiero meticoloso e cauto, il quale ebbe l'ntelligenza di basare la sua tattica militare sull'attesa, poiché era convito che senza l'organizzazione e la disciplina era impossibile vincere le battaglie militari. Infatti nel corso della battaglia contro i Cimbri, che avevano invaso il territorio del Nord Italia di quel tempo, si mosse con grande accortezza.

Ora Vassalli, nel confrontare le diverse versioni della durante la guerra bellica, così come sono state ricostruite dagli autori del mondo classico, ha notato che il racconto del conflitto dei Romani contro i Cimbri, che dobbiamo alla penna di Plutarco nella Vita di Caio Mario, è inesatto e non corrispondente al vero. Questo si spiega, secondo Vassalli, con la circostanza che Plutarco, nella sua vita di Caio Mario, ha attinto le sue informazioni dalle memorie scritte da Lucio Cornelio Silla. Costui ha raccontato in modo parziale la guerra contro i Cimbri, poiché si riprometteva di mettere in cattiva luce la condotta di Caio Mario per ragioni di ordine politico.

Per Vassalli questo fatto dimostra che la verità storica assoluta non esiste, poiché la storia, basandosi sul racconto dei fatti, implica una costante e inesauribile ricerca della verità. Secondo il racconto di Plutarco, il merito della vittoria militare dei Romani contro i Cimbri fu di Lutazio Catulo, mentre, in realtα, fu Caio Mario l'unico artefice del successo militare. Infatti, proprio sulla pianura alle pendici del Monte Rosa, dopo la conclusione della guerra contro i Cimbri, venne eretto un monumento e costruito un arco di trionfo per esaltare il genio militare di Caio Mario. Il monumento è andato distrutto nel corso dei secoli.

Nel libro è molto bella la parte in cui Vassalli ricorda le divisioni esistenti tra i vertici militari dei Cimbri. Vi era chi come Boirige, giovane uomo animato da un'ambizione smisurata, voleva proseguire la guerra per arrivare a Roma e annientarla, e chi come Capo Agico, uomo saggio e maturo, desiderava fermarsi nella pianura alle pendici del Monte Rosa per edificarvi una comunità politica, in cui i Cimbri avrebbero finalmente  potuto vivere in modo autonomo e indipendente.

Il romanzo di Vassalli ha il merito di mostrare come nel corso dei secoli diversi popoli si sono fra di loro incontrati e intrecciati in Europa. Inoltre in seguito a questa campagna militare, una delle più cruente della storia della umanità, un intero popolo è stato sterminato e annientato dai Romani. In realtα, come nota Vassalli, alcuni dei Cimbri, sopravvissuti alla guerra, varcarono  le alpi e ritornarono nel nord Europa, da dove erano discesi.

Tasgezio, il fabbro che durante la guerra non aveva voluto abbandonare il suo villaggio di Proh e che simboleggia l'età della tecnica ai suoi albori, incontrerà una giovane donna, la bella e avvenente Sigrun, appartenente al popolo dei Cimbri, di cui si innamorerà e che in seguito sposerà. È indimenticabile la parte  del libro in cui si racconta il ritorno alla normalità dopo la conclusione del conflitto bellico. I Galli che, una volta liberati dai Romani dalla oppressione dei Cimbri, ritornano nei loro villaggi e nelle loro case, per riprendere le attività interrotte e sospese. Lucio Cornelio Silla, prima di divenire un eminente uomo politico a Roma, dovette rimanere a presidiare il territorio riconquistato come comandante. Sono belle le pagini del libro in cui Vassalli descrive i sentimenti di nostalgia che Lucio Cornelio Silla prova nel suo animo  per Roma, da cui è costretto a rimanere lontano nei giorni in cui il Senato tributò i suoi onori militari a Lutazio Catulo e a Caio Mario per avere scongiurato la minaccia e il pericolo che i Cimbri, a distanza di un secolo da quella di Annibale, rappresentarono per la sicurezza di Roma e della sua Repubblica.

Vassalli nella parte finale del suo libro chiarisce che in alcuni momenti è importante volgere il proprio sguardo sulle vicende del passato, come ha fatto Omero con il racconto della guerra di Troia, poiché grazie alla conoscenza del passato è possibile comprendere meglio il presente. In  conclusione del suo libro, Sebastiano Vassalli cita e richiama un passo di una opera di Tacito, per chiarire come i rapporti fra i romani e i popoli tedeschi, discendenti dei Cimbri,  furono sempre contrassegnati da conflitti perenni e infiniti. Un libro magistrale e molto bello. 

Pubblicato in: 
GN34 Anno VI 10 luglio 2014
Scheda
Autore: 
Sebastiano Vassalli
Titolo completo: 

Terre selvagge, Milano, Rizzoli (collana Scala italiani), 2014.  € 18,00, 297 p.