Santa Cecilia. Il Simposio benaugurale di Jansen e Pappano

Articolo di: 
Livia Bidoli
Janine Jansen e Antonio Pappano

Occasione importante per questa serie di concerti all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia: durante il concerto di sabato 17, il terzo dei tre dopo giovedì 15 e venerdì 16 dicembre della nuova stagione sinfonica, è stato consegnato a Sir Antonio Pappano il Premio della Critica Discografica tedesca del 2016: il CD premiato è l'Aida registrata con l'Orchestra di Santa Cecilia. Ben 160 critici si sono dimostrati concordi nel riconoscere questa ennesima eccellenza al Direttore Musicale che dal 2005 dà lustro all'Accademia e che lui, “di cuore” ridedica alla “sua” Orchestra.

La solista di spicco della serata è Janine Jansen, violinista con cui Antonio Pappano ha da poco inciso per Decca il Concerto per violino e orchestra op. 77 di Brahms ed il Concerto  per violino e orchestra n. 1 di Bartók, insieme alla London Symphony Orchestra, e premiato con il Diapason D'Or. A Santa Cecilia, con il suo Stradivari “Rivaz-Baron Guttmann” del 1707 prestato da Dextra Musica, ha eseguito, come omaggio a Leonard Bernstein, la Srenata sul Simposio di Platone, opera composta negli anni d'oro di Bernstein, i Cinquanta, su commissione e dedica a Sergej Kusevitzkuj ed alla moglie Natalie, che nella premiere ebbe l'amico Isaac Stern al violino solista.

Prima dell'entrata di Jansen siamo trasportati nei colori di Ravel con due brani dai Miroirs: gli specchi ma anche gli abbagli o i barbagli raveliani, che vogliono essere l'eco di quella coeva creazione coloristica di Debussy, tanto amato da Ravel come dagli altri Apaches ai quali sono dedicati questi cinque pezzi originariamente per piano. In questa serata aprono alla versione per Orchestra, scritta da Ravel nel 1905 per Une barque sur l'océan dedicato all'amico che faceva parte come lui del gruppo artistico Apaches, il pittore Paul Sordes; mentre solo nel 1918 si avrà la rispettiva versione della più celebre, l'Alborada del gracioso, dedicata a Michael Dimitri Calvocoressi, scrittore e critico musicale. I quadri naturalistici che zampillano fuori dal primo brano, con due arpe a tintillare di grazia, si tramutano in balli frenetici di colore spagnolo con la percussiva Alborada, rarefacendosi in indugi anche in questo caso, carichi di senso.

Quando Janine Jansen entra col suo vestito nero lungo con una striscia dorata di stelle estremamente chic, il pubblico ne è già ammaliato. Olandese di nascita, già nel 1997 Jansen debuttava al Concertgebouw di Amsterdam e nel 2003 riceveva i premi Edison, Echo, Royal Philarmonik Society Instrumentalist Award e quello della Critica discografica tedesca. Come dicevamo prima, fu Isaac Stern ad inaugurare la Serenata dedicata a Platone ed al Simposio sull'Amore composta da Bernstein: precisamente alla Fenice di Venezia il 12 settembre del 1954 con la Israeli Philarmonic Orchestra diretta dallo stesso compositore. Berstein la incise sempre con Stern, due anni dopo ed ebbe talmente fortuna da tramutarsi in balletto, prima con le coreografie dell'American Ballet Theatre, poi la Martha Graham Dance Company ed altre ancora.

Il dialogo sulla natura dell'amore è uno dei più famosi di Platone e Bernstein, appassionato e dotto di filosofia, lo mise in musica ricavando quelle voci che ne discettavano in cinque movimenti, partendo da Fedro e inoltrandosi in sonorità molto strawinskiane, che si aprono al cubismo, nelle stesse parole di Bernstein. Il primo movimento - Lento. Allegro marcato - è molto sibillino e nel dialogo tra violino e xilofono,  sembra di udire proprio un chiacchiericcio col fugato del violino. L'Aristofane del secondo tempo, Allegretto, è discorsivo e a tratti diafano, meno carico di elaborazioni. Il terzo, il Presto di Erissimaco, è sfuggente e velatamente aggressivo, uno Scherzo fugato ricco di carico misterico.Il Quarto, dedicato ad Agatone, è il più riflessivo, lasciando però all'ultimo, il quinto di Socrate e Diotima il riassunto musicale del “demone” come Amore, ricordiamo come entusiasmo è “enthemos”, ovvero ha i demoni dentro di sé Amore, trascina e conduce con tocchi di bagliore fugace, ed è il più interessante dei cinque movimenti dove svetta il violino di Jansen in pieno lucore. Gli applausi scroscianti alla Jansen, a Pappano ed all'Orchestra hanno richiamato la violinista accanto al podio per trascinante bis dal Simposio.

L'unico movimento che contraddistingue la Sinfonia n.7 di Jan Sibelius, ultimata nel 1924 ed ultima delle sue sinfonie, è ispirata ad un tema chiamato Tahtòla, a sua volta proveniente dal poema sinfonico Kuutar, ossia Spiriti lunari, materiale primevo di questa Fantasia sinfonica che poi prese il nome di Settima Sinfonia, caratterizzata da un do maggiore di celestina limpidezza. Un testamento naturale sembrerebbe dirci questa musica che lasciò un enorme vuoto compositivo dietro di lei, e che si collega metaforicamente con la foresta nordica di Tapiola nata due anni dopo. L'eredità di Sibelius è un tutt'uno con la terra madre, sostanza primeva della sua musica come ci ricorda Finlandia, una delle sue opere maggiormente conosciute. Uno spirito romantico giunto fino alla metà del Novecento. 

Il concerto si chiude con La Valse di Ravel, che voleva essere un omaggio ai valzer viennesi, col sottotitolo Wien ma divenne presto un poema coreografico – in principio nato per i Ballets Russes di Diaghilev - à la manière de Ravel, nel senso che si riconosce il tocco moderno e di rivisitazione di un classico completamente rinnovato e solo apparentemente facile. Questa danza circolare su impostazione binaria con un tema che torna ciclicamente, trascolora da un tono all'altro, rallenta ed accelera in modo ambiguo, in pennellate sfumate che parodiano il celebre valzer di Strauss.

La Sala Santa Cecilia era completamente piena per questo concerto d'augurio da parte dell'Orchestra e del suo direttore al pubblico tutto: straordinaria performance che ha regalato auguri in musica per le prossime festività e dà appuntamento ad un nuovo anno d'insegna viennese con Il pipistrello di Strauss ed altre sorprese a Santa Cecilia, ed l'omonimo balletto al Teatro dell'Opera di Roma in un vero connubio virtuoso sulle sponde del danubio romano.

Pubblicato in: 
GN8 Anno IX 23 dicembre 2016
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione 2016-2017

Stagione Sinfonica
Auditorium-Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
giovedì 15 dicembre ore 19.30 - venerdì 16 ore 20,30 - sabato 17 ore 18

Il Novecento di Pappano & Jansen

Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano direttore
Janine Jansen violino

Ravel         Miroirs
Bernstein     Serenade, after Plato's Symposium
Sibelius     Sinfonia n. 7
Ravel         La Valse