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La narrativa di genere fantasy e fantastico sta riscuotendo da alcuni anni, non solo in Italia, grandi consensi, dovuti anche al traino di film e serie tv, che l’hanno fatta uscire un po’ dal ghetto in cui è stato rinchiusa per diverso tempo. Diventa però non sempre facile riuscire a trovare opere e autori interessanti, vista l’abitudine e di tradurre un po’ tutto e di favorire magari filoni non esaltanti, vedi quelli degli amori paranormali tra  ragazzotti sovraumani e fanciulle umane.

La casa editrice indipendente Gargoyle presenta nel suo catalogo alcune proposte di fantasy, dopo essersi dedicata per anni soprattutto al gotico, interessanti e adulte, con intrecci insoliti e nomi meno commerciali e noti ai più ma non per questo di scarso interesse.

I centomila regni dell’autrice afroamericana N. K. Jemisin racconta l’epopea di Yeisne, ragazza esiliata nel nord di un mondo fantastico che scopre di essere l’erede di una dinastia corrotta, all’interno di atmosfere che rievocano le leggende e tradizioni tribali come immaginario. Il libro è il primo della serie L’eredità, in corso di pubblicazione in lingua originale.

Il signore della neve e delle ombre di Sarah Ash immerge in un mondo basato sulla Russia zarista, in cui il giovane Gavril, cresciuto lontano dagli intrighi di corte, si troverà a vivere quando verrà chiamato per vendicare un padre che non ha mai conosciuto, muovendosi in un mondo non certo manicheo come si pensa essere quello del fantasy, e molto affascinante e pericoloso.

Le notti di Villjiamur di Mark Charan Newton, giovane autore elogiato da un titano come George R.R. Martin, può essere un ottimo diversivo in attesa di un nuovo capitolo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, di cui rievoca alcune atmosfere, distaccandosene però in maniera netta. La città di Villjamur, a metà strada tra l’antica Roma e una Londra medievale, ospita creature umane e non, come le spaventose banshee del folklore irlandese, e vede un eroe sui generis, l’Inquisitore Rumex Jeryd, un essere non umano che vive da oltre un migliaio di anni, indagare su alcuni delitti misteriosi, mentre al trono deve salire una nuova sovrana poco più che bambina. Una storia fantasy, ma con forti valenze thriller, capace di creare nuovi orizzonti per il genere, prima senz’altro di una serie e c’è da sperare che i prossimi volumi non si facciano sospirare come quelli del maestro Martin.

Jo Walton, gallese residente da alcuni anni in Canada, sceglie invece di creare intrecci fantastici vicini alla nostra realtà, che reinterpreta. In Un altro mondo racconta un romanzo di formazione, la storia di Morwenna, che fugge da una madre strega e da un mondo di spiriti e creature malevole, per rifugiarsi in un collegio presso il padre, dove coltiverà la passione per la narrativa fantastica. Il libro è zeppo di citazioni e omaggi a romanzi fantasy e di fantascienza, alcuni purtroppo non tradotti in italiano, in modo da essere un metaromanzo sul fantastico, una sorta di omaggio al genere così come Effetto notte di Truffaut era un omaggio al cinema nel cinema.

Le mie due vite di Jo Walton pratica invece la strada dell’ucronia, la Storia alternativa, raccontando le memorie alternative di una donna anziana in una casa di riposo dove è affetta da demenza senile, e che ricorda sia la vita di se stessa casalinga oppressa da un matrimonio infelice di cui solo a cinquant’anni è riuscita a liberarsi, sia la vita di una se stessa lesbica e in coppia con la sua compagna, in due realtà alternative del Ventesimo secolo, tra distopie, dittature, guerre nucleari, fatti non andati come li ricordiamo, basi sulla Luna. Un libro che alla fine parla di vita, di possibilità, di diritti, di problemi, molto umano e realistico nel suo fantastico.
Il fantasy e il fantastico possono essere quindi sinonimo di tante storie, tanti universi, tante realtà alternative, e queste possono esserne alcune.