Il Tartufo di Molière al Teatro Parioli di Roma. Una commedia dell'ipocrisia

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Tartufo

Dopo avere assistito al Teatro Parioli di Roma alla messa in scena del testo classico di Molière Tartufo, con la regia avveduta e scrupolosa di Giovanni Anfuso, sono riaffiorate nella mia mente le pagine meravigliose nelle quali Giovanni Macchia nella sua Storia della letteratura francese ha enucleato e colto i temi della poetica di questo grande ed immenso autore teatrale.

Molière nel Seicento venne considerato il nuovo Terenzio, poiché, muovendo dal modello della commedia classica, ha rigenerato e reinventato questo genere letterario. Nella sua poetica, osserva Giovanni Macchia nel suo saggio,  non vi è più spazio per l’ideale, l’eroico, e il meraviglioso; prevale nei suoi grandi testi un classicismo pervaso da  un riso ed una malinconica ironia grazie alle quali questo autore osserva criticamente la società del suo tempo, quella del Seicento in Francia, e le diverse tipologie umane che la popolavano.

Tartufo, la storia di un impostore che si spaccia per un uomo devoto che segue scrupolosamente le virtù e i precetti religiosi, appartiene al periodo nel quale Molière compose con il suo genio poetico le sue grandi commedie, come il Don Giovanni ed il Misantropo.
Nella prima parte della commedia la scena è occupata dai membri di una famiglia, la cui serenità e armonia è stata turbata dalla presenza di uno sconosciuto, Tartufo, accolto in casa sua da Orgon.

Orgon è criticato dai suoi familiari, poiché ha consentito ad un estraneo povero e miserabile come Tartufo di divenire un membro della  famiglia, nella quale si è inserito e vive disponendo delle sue ricchezze e del suo denaro. In questa prima parte dello spettacolo vengono rappresentate le reazioni che la presenza di Tartufo provoca tra i familiari di Orgon. La vecchia madre di Orgon, Madame Pennelle, una donna tradizionalista e bigotta, disapprovando lo stile di vita dispendioso e gaudente  di sua nuora Elmire, dichiara la sua volontà di volere abbandonare  la casa del figlio, poiché non prova più stima per i suoi familiari e congiunti.

I familiari di Orgon si chiedono, in preda alla preoccupazione, per quale ragione il padrone di casa nutra sentimenti di venerazione verso Tartufo. Sia sua moglie Elmire, sia i suoi figli Dames e Marianne tentano di persuadere Orgon che Tartufo non è l’uomo devoto e pio che egli crede di avere conosciuto ed incontrato. Durante un dialogo con la cameriera di casa, la ciarliera Dorine, Orgon  spiega i motivi per i quali nutre sentimenti di venerazione verso Tartufo. Per Orgon, che si inganna ed è vittima di un errore di valutazione, Tartufo è un uomo dalla vita spirituale ammirevole, incline alla contemplazione e distaccato rispetto alle passioni e alle lusinghe del mondo terreno, la ricchezza ed il denaro.

Orgon, personaggio comico poiché la sua ragione è offuscata dalla follia che gli impedisce di capire la natura della personalità di Tartufo, ravvisa nella figura di questo impostore, abile a fingere ed a recitare la parte del santo uomo, la presenza di tutte le virtù umane e religiose. Per fargli capire l’errore di vautazione in cui è caduto e rivelargli la vera identità di Tartufo, suo cognato Clèonte pronuncia un discorso esemplare, nel quale lo invita a distinguere tra l’apparenza e la realtà, tra il sogno e il mondo vero, tra l’ombra e la luce.

Orgon, non solo rifiuta di prestare fede al bellissimo discorso pronunciato da Clèonte, ma lo liquida come una semplice riflessione di un intellettuale incapace di comprendere la purezza spirituale presente nell’animo di Tartufo. Vittima di questa sua fallace convinzione, di avere trovato in Tartufo l’uomo  e l’amico esemplare a cui affidarsi per non rimanere da solo nel mondo, Orgon dichiara di volerlo dare come marito a sua figlia Mariane. Inoltre, in presenza dei suoi familiari, confessa di avere maturato la decisione di fare un atto di donazione dei suoi beni, di cui è proprietario, a favore di Tartufo. Mariane, figlia abituata ad obbedire a suo padre pur di renderlo felice, di fronte alla prospettiva di divenire la moglie di Tartufo, tace e si strugge in solitudine con l’animo dominato dalla disperazione, giacché è innamorata di Valere, il giovane che desidera sposare.

Tartufo, in assenza di Orgon, tenta nella casa in cui è ospite di sedurre sua moglie Elmire. Damis, il figlio di Orgon, che nascosto ha assistito a questo episodio gravissimo, lo riferisce a suo padre. Orgon non crede a suo figlio, difende il suo amico Tartufo e caccia fuori di casa Damis, dopo averlo offeso con parole ingiuriose. A questo punto, per fare rinsavire Orgon e fargli capire chi sia veramente Tartufo, i membri della famiglia concepiscono un piano ed un intrigo. Elmire finge di accettare le attenzioni di Tartufo, rassicurandolo che suo marito è fuori dalla casa, mentre in realtà Orgon è presente, poiché è stato costretto dalla moglie a nascondersi dietro una tenda, da cui assiste incredulo e sgomento a quanto accade.

Dopo avere ascoltato le parole licenziose e melliflue con cui Tartufo ha tentato di sedurre sua moglie Elmire, Orgon finalmente comprende che Tartufo è un uomo falso ed ipocrita, che finge e simula la devozione verso Dio per ingannarlo e ottenere le sue ricchezze. Orgon, una volta che il velo della finzione si è lacerato, decide di cacciare di casa Tartufo, il quale gli ricorda di non poterlo fare, poiché il capo famiglia gli ha donato i suoi beni. Infatti Tartufo cerca di far valere i suoi diritti di proprietario sui beni di Orgon, fino al punto  di tentare di sfrattarlo dalla sua casa con i suoi familiari. In più per vendicarsi, Tartufo denuncerà al re Orgon, dal quale aveva ricevuto documenti riservati e compromettenti, che si trovavano custoditi nella abitazione del suo benefattore.

Il re, insospettito per la denuncia di Tartufo contro Orgon, gesto cattivo e perfido che rivelava l'ingratitudine verso quest’ultimo, concede la grazia ad Orgon, liberandolo dai suoi problemi legali, e dispone l’arresto di Tartufo. 

La commedia si conclude con il trionfo della verità e della giustizia, poiché l’impostore viene smascherato e condannato. Tuttavia Tartufo è un simbolo immortale che incarna l’attitudine alla ipocrisia ed alla menzogna che si annida nell’animo di ogni persona umana.  Uno spettacolo bello e profondo, con attori che recitano ed interpretano i personaggi della commedia con spontaneità e naturalezza. Sia la scenografia sia i brani musicali dalle tonalità allegre e briose si addicono ai temi ed alle atmosfere presenti in questo grande testo di Molière. Uno spettacolo emozionante e imperdibile.

Pubblicato in: 
GN8 Anno V 28 dicembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Parioli di Roma
11 > 22 dicembre 2012

C.T.M. CENTRO TEATRALE MERIDIONALE
in collaborazione con
XLVI FESTIVAL TEATRALE DI BORGIO VEREZZI
ePALINURO TEATRO FESTIVAL

FRANCO OPPINI, CORINNE CLERY, DOMENICO PANTANO, ANTONIO TALLURA, LILIANA RANDI, PAOLA GIANNETTI, ANDREA MURCHIO, GIORGIA GUERRA, DAVIDE PACIOLLA, GIANLUCA DELLE FONTANE

Tartufo
di Molière
scene Alessandro Chiti
costumi Cabiria D’Agostino
musiche originali Luciano Francisci e Stefano Conti
regia Giovanni Anfuso