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Venezia 68. L'ultimo terrestre. Il vero alieno di sé stesso
Il film L’ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti - in Concorso alla 68° edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia -, e tratto liberamente dal graphic novel ‘Nessuno mi farà del male’ di Giacomo Monti, è una pellicola sull’alienazione umana accompagnata da non pochi riferimenti al cattolicesimo.
E’ la storia di Luca Bertacci (Gabriele Spinelli), un uomo solo che lavora come cameriere ad un Bingo e che non riesce ad avere contatti stretti con il prossimo, specie se di sesso femminile. In parallelo alle sue vicende c’è la notizia della venuta degli alieni sulla terra, la quale viene percepita dai ‘terrestri’ come una delle tante news del telegiornale.
Gli extra-terrestri, infatti, giungono in un paese dipinto come stanco e disilluso dove gli uomini hanno perso la capacità di provare sentimenti. In tal senso è possibile osservare l’aspetto religioso della pellicola: l’essere alieno è inteso dagli uomini come un ‘messia’ portatore di una rivelazione. Quest’ultima si tradurrà come la riscoperta del sentimento più antico che alberga negli uomini: l’amore, l’unica forza che determina il reale rapporto tra gli esseri umani. In quest’ultima affermazione vi è il grande interrogativo della pellicola di Pacinotti: chi è il vero alieno?
Se si analizza la radice latina della parola (‘alienus’) si noterà che il termine fa riferimento a ciò che è altro, straniero, non appartenente alla nostra comunità. La supposizione più ovvia sarebbe categorizzare, con tale termine, gli extra-terrestri. Ma, come detto in precedenza, gli uomini non riescono più a provare alcun tipo di sentimento; una sentenza messa in risalto soprattutto dai personaggi in scena: degli universi vuoti, incomunicabili e alieni l’uno dall’altro che si muovono soltanto perchè mossi dal desiderio (è il caso di Giuseppe Geri, interpretato da Teco Celio: un padre con moglie e figli che, però, vede come sua unica ragione di vita l’organo di riproduzione femminile). Da ciò, quindi, il titolo del film: gli ultimi terrestri sono gli individui che, pur vivendo in un mondo col quale non riescono a comunicare, riescono ancora a percepire il contatto con l’essere umano (si fa riferimento ad Anna Luini, interpretata da Anna Bellato, e del trans Roberta, interpretata da Luca Marinelli: due personaggi rappresentanti dei sentimenti dell’amore e dell’amicizia).
La solitudine di Luca, comunque, non viene amplificata solo da chi gli sta intorno, ma anche dal sapiente utilizzo delle inquadrature e della fotografia (Vladan Radovic). Questa, considerando la sorgente ‘fumettistica’ del soggetto filmico, ha quasi sempre l’aspetto di una vignetta: un quadro spesso decentrato sul protagonista alternato a delle eccellenti panoramiche. Tutto ciò viene ulteriormente permeato dal silenzio della colonna sonora di Clelio Benevento, la quale interviene soltanto nei momenti nodali della pellicola.
‘L’ultimo terrestre’, in conclusione, s’interroga su cosa veramente sia l’idea di ‘alieno’ per l’essere umano e se ci sia bisogno di farlo giungere da un altro pianeta prima di scoprire che, in primis, siamo noi stessi i veri extra-terrestri del nostro universo.