XII° Festival del Cinema di Porretta Terme. Incontro con Giuseppe Tornatore

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Giuseppe Tornatore

Si è tenuta, dal 2 al 7 aprile compresi, la XII° Edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme, organizzata dall'associazione Porretta Cinema, che realizza ogni anno una rassegna monografica dedicata ad un regista celebre e significativo nel panorama cinematografico internazionale. Questa edizione ha dato omaggio interamente a Giuseppe Tornatore, attraverso la proiezione, nei diversi giorni, dei suoi film più importanti presso il Cinema Kursaal – tra cui la proiezione di “Nuovo cinema paradiso” per le scuole – e un incontro pubblico con lo stesso cineasta nel pomeriggio di domenica.

La conferenza con il regista ha avuto luogo presso la sala congressi dell'Hotel delle Acque di Porretta Terme ed è stata caratterizzata dal dialogo a tre voci tra Giuseppe Tornatore, il critico cinematografico Andrea Maioli e Andrea Morini della Cineteca di Bologna. Le riflessioni si sono incentrate principalmente, ma senza escludere la sua produzione precedente, sulla realizzazione dell'ultimo film, “La migliore offerta”, uscito al cinema il 1° gennaio 2013 e proiettato proprio domenica mattina presso il Cinema Kursaal in lingua originale.

Riporto alcune significative dichiarazioni espresse dal cineasta in merito, a partire dalla risposta che ha dato quando gli è stato chiesto com'è nata l'idea della storia del film.
Tornatore: <<“La migliore offerta” ha una genesi completamente diversa da “La sconosciuta”, ma simile a “La sconosciuta” e ad altri miei film solo perchè caratterizzato da una lunga incubazione. Forse, questa è la caratteristica comune a quasi tutti i miei film eccetto forse “Una pura formalità”, che ha avuto una genesi immediata: tutti i miei film hanno avuto una lunga incubazione, cioè un'idea che mi viene in mente ma che mi porto dietro a lungo e ci penso sopra, elaboro, cancello, ricomincio da capo, poi me la dimentico, poi dopo 2-3 anni ci ritorno.. Quasi cercando di trovare proprio nel divenire del tempo una ragione che mi convinca della giustezza dell'intuizione della storia. […] Forse con “La migliore offerta” questo criterio trova l'applicazione più estrema, perchè il primo elemento, il primo tassellino, che poi avrebbe portato molti anni dopo al soggetto del film credo che risalga al 1984-1985. Vivevo a Roma da poco, durante una cena con degli amici qualcuno parlava di un ragazzo assente e ne parlavano come un tipo dal carattere difficile, poi qualcuno aggiunse <<Bè, ma lì un po' tutta la famiglia è strana, pensa che ha una sorella che vive chiusa in casa, non esce mai.>> Se vuoi fare questo mestiere, devi sempre stare attento a quello che ti succede intorno. Questa persona, della quale non ho mai saputo nulla, che non usciva mai di casa.. Segnai subito quest'idea su un foglietto di carta come ho sempre fatto e me la sono portata dietro a lungo e a lungo ho giocato ciclicamente su quest'idea. […] Il personaggio mi piaceva molto ma le storie che avevo provato a costruire intorno non mi facevano impazzire allo stesso modo, non mi davano quell'impulso che ho quando decido di fare un film. Per cui, questa idea rimaneva lì. Molti anni dopo, circa nove anni fa, arriva nel mio ufficio, non chiesto mai a nessuno, il catalogo di un'asta. Il mese successivo arrivò il catalogo dell'asta successiva e il mese successivo e il mese successivo ancora e ancora. Dal secondo – terzo ho iniziato a raccoglierli e a sfogliarli, mi ha affascinato pian piano lo stile della descrizione delle opere in vendita.  Pian piano questo mondo ha iniziato ad incuriosirmi, ho frequentato qualche asta, ho cercato di capire quel mondo e sono stato attratto dalla figura del battitore d'asta. Ne ho conosciuto qualcuno, ho chiesto quali fossero le regole, il ruolo.. E ho iniziato a buttare giù delle idee, dei progetti, che ruotassero intorno alla figura di un battitore d'asta e anche qui è successa una cosa curiosa: mi piaceva l'idea di raccontare una storia su una figura che il cinema ha affrontato spesso ma sempre marginalmente. […] Anche in questo caso ho iniziato ad elaborare delle storie che però non mi convincevano molto e un giorno, tre anni e mezzo fa circa, facendo un po' ordine in tutte queste cose che mi porto dietro, ad un certo punto mi sono capitati sotto gli occhi i vecchi appunti sulla ragazza che non esce di casa e tutti i tentativi nuovi sulla figura del battitore d'asta e ho capito immediatamente che c'era un'attrazione, che combinando questi due personaggi e sradicandoli dai tentativi di storie che avevo costruito negli anni precedenti, c'era una possibilità di costruire una storia nuova che forse avrebbe avuto delle chance e così è stato. Facendo interagire i due personaggi, che in realtà erano nati per storie che non avevano attinenze l'una con l'altra mi sono trovato immediatamente catapultato in un'idea che è nata da sola, senza difficoltà...>>

In merito alla scelta degli attori per il cast del filmLa migliore offerta”, Tornatore ha dichiarato: <<E' il film che ti dice di volta in volta quale tipo di cast devi fare. Non era la prima volta che mi capitava di imbattermi in soluzioni che imponevano scelte importanti.  […] Ne “La miglior offerta” il protagonista non poteva che essere un attore importante. Il film è tutto raccontato dal suo punto di vista. Il protagonista è in scena sempre e il personaggio è molto difficile, quindi sarebbe stato folle da parte mia pensare di affidare quel ruolo ad un attore non professionista. Ci voleva un attore importante che potesse amare il personaggio e prestarsi alla sfida di dargli vita e quindi già durante la scrittura, come mi capita sempre, immaginavo dei volti. […] Nel caso di Geoffrey Rush, non lo conoscevo ma lo avevo ammirato al cinema più volte e soprattutto ne avevo ammirato la versatilità perchè è uno di quegli attori che amano apprezzare ruoli diversi, produzioni che hanno logiche diverse... [...] Insomma, mi aspettavo una personalità brillante, generosa e così è stato. Quando ho finito di scrivere il film, dato che in mente mi veniva lui, gli ho mandato il copione e dopo cinque giorni mi ha chiamato e mi ha detto che avrebbe fatto il film. Ci siamo incontrati a Toronto. L'ho raggiunto e ci siamo subito messi a parlare del film come se già stessimo preparando le scene da girare, siamo andati a cena e dopo l'antipasto già lavoravamo. E quindi è andato avanti così ed è stato un rapporto bellissimo.>>

Hanno poi chiesto al regista quale sia il suo rapporto con gli effetti speciali.
T: <<Io ho sempre adorato gli effetti speciali. Da quando il digitale ha iniziato ad offrirci delle possibilità risolutive di vari problemi nei quali ci imbattiamo noi che facciamo i film, ne sono sempre stato attratto. […] Io non sono attratto dall'effetto speciale in se stesso, cioè se il film che realizzo non ne ha bisogno non mi interessa. “La leggenda del pianista sull'oceano” ne aveva bisogno, “Baarìa” tantissimo, perchè senza il digitale non avrei potuto riproporre un intero paese così com'era negli anni '30 ricostruendone solo un'ampia parte, il centro storico, ed estendendo tutta l'altra attorno col digitale. Talvolta l'effetto speciale serve a ottenere un effetto realistico, per esempio prima vi accennavo a quel problema che avevo avuto per “La migliore offerta” su quella location viennese che non mi venne concessa. Questo problema accadde pochissime settimane prima che cominciassero le riprese del film e fu una grande crisi perchè i contratti erano già fatti e non avevamo la location più importante del film, non avevamo neanche il tempo per trovarla. Mi è venuto in aiuto quello che ho imparato in tutti questi anni sull'uso degli effetti speciali, ma li ho utilizzati in chiave totalmente realistica. Non si vede nel film, ma il palazzo dove vive la ragazza non è lì, non esiste. Io ho girato in una piazza di Trieste, che ho trasformato da un lato estendendola su un ambiente che era da un'altra parte, a due ore di automobile da Trieste, ma dal film non si vede. […] Quindi gli effetti speciali sono un elemento in più, un mezzo in più, da conoscere, da saper gestire bene per evitare di esserne sopraffatti e da utilizzare senza mai andare oltre la logica del film che stai facendo.>>

Le dimensioni di un articolo non possono in questo caso rendere merito all'interezza delle ampie riflessioni fatte dal grande regista italiano, ma ogni parola che ha utilizzato nel corso della conversazione ha dimostrato una profonda passione per il Cinema, per la sua storia a partire dalle origini e per il proprio lavoro. Un amore per la Settima Arte, quello di Giuseppe Tornatore, espresso anche dalle narrazioni ogni volta straordinarie che ha costruito attraverso le immagini.

Pubblicato in: 
GN22 Anno V 9 aprile 2013
Scheda
Titolo completo: 

XII° Edizione Festival del Cinema di Porretta Terme

- Rassegna monografica sul cinema di Giuseppe Tornatore -

2 - 7 aprile 2013

Incontro pubblico con il regista Giuseppe Tornatore