Il Teatro Romano di Ostia Antica restituito alla classicità

L’esigenza di programmare nel Teatro Romano di Ostia Antica esclusivamente spettacoli classici che abbiano una comprovata valenza artistica e culturale nasce dalla volontà di restituire questo spazio alla sua naturale vocazione di punto d'incontro tra popoli, genti e culture. Al tramonto l'area del Teatro si riempie di ombre e di suggestioni magiche che aiutano lo spettatore a compiere uno straordinario viaggio nel tempo.

L'intento della Direzione Artistica di Pietro Longhi, che da anni opera con impegno nel panorama teatrale romano (Teatro Manzoni, Teatro Italia, Teatro Roma), in accordo con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, è quello di consentire al pubblico di apprezzare interamente lo splendore di questo spazio unico al mondo attraverso la fruizione di opere e di messe in scena consone all'incanto del luogo. Il programma di quest'anno  sarà quindi composto da una serie di eventi culturali classici e di performances di danza di livello internazionale.

Il Teatro Romano di Ostia Antica è uno dei monumenti più suggestivi ed imponenti della nostra storia. Costruito all'epoca di Augusto da Agrippa, amico e genero dell'Imperatore, fu restaurato per opera di Commodo e forse ampliato sotto Settimio Severo e Caracalla con una capacità aumentata fino a quattromila posti. Il grande Piazzale delle Corporazioni, retrostante alla scena del teatro, aveva gli uffici di rappresentanza delle compagnie di navigazione e di commercio delle principali città del Mediterraneo e delle provincie d'Africa. Navicularii (proprietari di navi) e negotiatores (commercianti) avevano qui i loro uffici. Non esistono monumenti antichi che meglio di questo complesso restituiscano un'impressione viva e diretta della variegata struttura economica e culturale dell'Antica Roma.

TEATRO ROMANO OSTIA ANTICA
STAGIONE  ESTIVA 2013

4-5 LUGLIO
ANTONELLO AVALLONE
SECONDO PONZIO PILATO
di Luigi Magni
Regia  Antonello Avallone
Il testo rilegge un capitolo di storia sacra puntando sul probabile sconcerto provocato nel governatore romano della Giudea dalla resurrezione di Cristo. Il Ponzio Pilato di Magni è il portavoce di uno scetticismo laico che, dinanzi ai miracoli, altri definirebbero buonsenso: soltanto sul finire si addossa tutta la responsabilità di aver mandato a morte Cristo e chiede a Tiberio, che lo accontenta, di essere decapitato affinché la colpa della crocifissione non ricada sugli ebrei. Dopo la condanna, Gesù di Nazareth viene crocifisso sul Calvario. Un tarlo però comincia a rodere la coscienza del Governatore delle Giudea Ponzio Pilato, poiché quell'uomo poteva davvero essere innocente della accuse rivoltegli.

Quando il fido centurione Valeriano gli fa sapere che il sepolcro è vuoto, che Giuseppe di Arimatea (messo sotto chiave dai sospettosi sacerdoti del Sinedrio) è inesplicabilmente evaso e che lo stesso Gesù è stato visto da molta gente addirittura ascendere al cielo, il tarlo diventa rovello e la curiosità inquietudine. Mentre qualche soldato comincia a disertare, e la moglie Claudia e Valeriano partono per la Galilea dove Gesù è stato visto, affascinati dal Messia in cui ormai credono, Ponzio Pilato si trova assillato da un problema: pur scettico e pragmatico com'è, il mistero di quel morto che sfugge alla tomba, cammina, parla e va nel suo Regno finisce con il dominare la sua esistenza.

Visitando il re Erode Antipa, lo trova nella sua piccola corte, preoccupato ed impaurito a sua volta. Convintosi, infine, che la morte del Cristo è colpa sua, mentre il popolo ebreo deve esserne scagionato anche per le generazioni che verranno, Pilato si reca a Roma. Alla presenza dell'imperatore Tiberio, il cui volto è deturpato dalla lebbra, Pilato vi applica il sudario: il volto di Cesare è risanato. Eppure Pilato chiede a quest'ultimo di essere decapitato. La crocifissione di Gesù di Nazareth, di quell'innocente, è stato un errore tragico, le cui conseguenze non possono ricadere che su colui che l'ha decretata. Solo con la morte Pilato potrà porre fine al suo dubbio, ormai devastante fino alla follia.

6 LUGLIO
M.D.A. Produzioni
ERNESTO LAM - MIRIAM PALMA - SEBASTIANO TRINGALI
ORACOLO DI DELFI
da Plutarco, Sofocle, Euripide
Regia e Coreografia  Aurelio Gatti

Tu‚ Pannychis‚ vaticinasti con fantasia‚ capriccio‚ arroganza‚ addirittura con insolenza irriguardosa‚ insomma: con arguzia blasfema. Io invece commissionai i miei oracoli con fredda premeditazione‚ con logica ineccepibile‚ insomma: con razionalità. Ebbene devo ammettere che il tuo oracolo ha fatto centro.[…] Il tuo improbabilissimo responso si è avverato‚ mentre sono finiti in niente i miei responsi così probabili e dati ragionevolmente con l'intento di far politica‚ e cambiare il mondo‚ e renderlo più ragionevole...

Le profezie erano rese dalla sacerdotessa del culto di Apollo‚ la Pitia o Pizia‚ che durante le sue funzioni di officiante di Apollo era solita sedere su di un tripode‚ il simbolo del Dio. Tributari del tempio erano uomini di ogni classe …. La domanda da porre al Dio per bocca della Pizia era affidata ad un sacerdote del tempio‚ il quale la consegnava alla sacerdotessa. L'attesa della risposta di Apollo era scandita da un rituale‚ la sacerdotessa sedeva sul tavolo a tre gambe in attesa dell'ispirazione divina‚ quindi pronunciava la profezia. Cadeva in una sorta di trance ipnotica e solo in quel particolare stato di semicoscienza donava le sue predizioni.

Una volta ottenuta la risposta‚ che in genere aveva un significato ambiguo e difficilmente interpretabile in modo univoco‚ la Pizia comunicava il messaggio ad un altro sacerdote che a sua volta lo trascriveva e lo consegnava a chi aveva posto la domanda. Pizia non dà risposte ma è creatrice del dubbio. Del resto‚ non dovremmo mai smettere di interrogarci ed interrogare gli altri. Peccato che spesso gli uomini rifuggano dal dubbio e non coltivino la loro capacità di raziocinio ma‚ “per amore del quieto vivere”‚ preferiscano accettare acriticamente tesi precostituite e addirittura - triste verità - “inventarsi le teorie più assurde per sentirsi in perfetta sintonia con i loro oppressori”. E la Pizia è interprete prima della týche‚ il caso‚ ciò che sfugge alla previsione dell'uomo e determina‚ al di là della volontà e della coscienza dei protagonisti‚ il gioco capriccioso degli eventi.  La sacerdotessa ricorre con frequenza agli equivoci‚ agli intrighi‚ ai riconoscimenti‚ fino all'apparizione finale del “deus ex machina”.

Questi gli spettacoli di questa settimana per il programma completo e altre informazioni consultare il sito http://www.ostiaantica.net/teatro.php

Botteghino OSTIA ANTICA
Via dei Romagnoli, 717 Ostia Antica - Roma 06.5650396 - Lun-Sab 11.00-19.00
Sito Ostia Antica Teatro: http://www.ostianticateatro.it/
Orario spettacoli: 21.00