Eugenio Scalfari. Eros e le sue declinazioni

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Scuote L'anima Mia Eros

Con il suo ultimo libro, recentemente pubblicato dalla Einaudi con il titolo Scuote L’anima Mia Eros, Eugenio Scalfari prosegue la sua riflessione intorno alla condizione umana, iniziata con i suoi precedenti libri.

In questo saggio Scalfari indaga il rapporto esistente tra la Mente e la Psiche, tra l’Io consapevole e razionale ed il mondo oscuro e sfuggente degli istinti e delle pulsioni umane. La mente incarna la razionalità, mentre la psiche indica gli istinti che si agitano nella caverna e nella parte profonda della natura umana. Già i greci conobbero queste due figure della natura umana. Infatti nella mitologia classica Dioniso è capace di scatenare gli istinti, mentre  Apollo mira a dominarli e a soggiogarli.

Citando un passo delle Lezioni Americane di Calvino, scrittore con il quale scoprì nella adolescenza Atena ed il valore della umana intelligenza, Scalfari delinea una distinzione tra la natura mercuriale, incline alla vita pratica ed alla mediazione, e quella saturnina, melanconica e contemplativa. Quest'ultima natura definisce il carattere e la personalità degli scrittori e degli artisti. Il sentimento della melanconia, che ha trovato la sua espressione artistica perfetta e sublime nella musica di Chopin, sorge nell’animo umano, non perché questo ha la consapevolezza della sua condizione mortale e finita, ma perché l’ente, per usare la terminologia derivante dal pensiero di Heidegger, si trova separato dal tutto e dall’essere.

L’Io razionale è dominato dalla volontà di potenza che lo sospinge ad assecondare il desiderio di vita, da cui la sua natura intima è pervasa ed intrisa. Nel libro Scalfari pone in relazione il Dio Eros, la cui figura è misteriosa, con l’istinto di sopravvivenza che è presente nella nostra natura umana. Eros infonde il desiderio d’amore e di vita nell’essere, sicchè la nostra specie, oltre a riuscire a pensare con l’io razionale questo desiderio, è posseduta dal bisogno di amore e dalla brama di potere.

Per spiegare questa sua tesi filosofica, Scalfari cita le grandi opere di Shakespeare, nelle quali la natura profonda del nostro mondo interiore emerge grazie alla forza delle immagini poetiche. Se l’essere riceve una influenza soverchiante da Eros, da cui trae origine l’istinto di sopravvivenza della nostra specie, occorre classificare i diversi tipi di amore che noi possiamo sperimentare nella nostra vita. Citando una celebre massima di Rochefoucauld, Scalfari spiega la natura dell’amore che ognuno prova verso se stesso, l’amor proprio. In secondo luogo vi è l’amore per l’altro, che ogni persona prova per superare la solitudine umana. In ultimo, esiste l’amore per gli altri ed il prossimo, senza il quale la convivenza umana nelle società non sarebbe possibile.

Con la nascita del mondo moderno, l’uomo ha conquistato una posizione di supremazia dinanzi alla natura ed al mondo. Per questo motivo, è mutata profondamente la relazione tra l’umano ed il divino, tra la filosofia classica e la metafisica, che per millenni ha influenzato il corso del pensiero umano. Con l’avvento dell’età dei lumi ha assunto un grande rilievo il valore della vita privata dell’uomo, in una società autonoma e laicizzata. Grazie alle opere di pensatori quali Montaigne, Descartes e Hume, riletti dagli illuministi MontesquieuDiderot, Voltaire, si è affermata una visione della vita, il cui fondamento è fondato sul relativismo.

Richiamandosi a questa corrente di pensiero, per Scalfari non esiste la verità assoluta né può essere enunciata e proclamata, poiché assume rilievo per la coscienza laica il valore della ricerca che sa formulare le domande ultime sulla condizione umana. Il romanzo di fantasia è il genere letterario della modernità che ha saputo, dal settecento al novecento, rappresentare sia i sentimenti sia la passione umana ed amorosa. Nel libro l’autore pone l’accento sul fatto che gli istinti si trasfigurano nella nostra vita in passioni e sentimenti, come dimostra la grande letteratura. In particolare cita il celebre passo dei Fratelli Karamazov nel quale Il Grande Inquisitore, figura grandiosa inventata da Dostoevskij, conversando con Cristo, osserva che:" gli uomini non aspirano ad avere il pane celeste, poiché sono posseduti dal desiderio del pane terreno". Infatti, pur pentendosi dei peccati commessi, continuano a peccare, a causa degli istinti da cui sono posseduti e dominati

Secondo Freud, la figura del Super-Io, che si colloca accanto all’Io razionale, mira a governare e dominare gli istinti umani. Nella parte dedicata alla figura di Cristo, Scalfari ricorda l’incontro che ha avuto con il Cardinale Carlo Maria Martini, con il quale ha un rapporto di amicizia ed un sodalizio intellettuale. In uno degli incontri avuti con il Cardinale Martini, Scalfari da laico gli ha chiarito il suo pensiero sulla fede che nutre nella vita umana, finita e mortale. A questo proposito, nel libro vi è una riflessione bellissima sulla figura di Gesù Cristo, il quale seppe, durante la sua predicazione, rinunciare all’amore per sé e per l’altro in nome di un amore universale verso l'intera Umanità.

Nella parte finale del suo saggio, l’autore indaga il rapporto esistente tra la vita e la morte nell’universo poetico di Garcia Lorca, un autore che nel mondo moderno ha cantato la forza primigenia di Eros e dell’amore in tutte le sue forme, molteplici e multiformi. Il limite di questo  libro consiste in una ripetizione dei temi, già trattati dall’autore nelle sue precedenti opere e in una eccessiva e sovrabbondante frequenza delle citazioni letterarie e filosofiche.

Pubblicato in: 
GN68 Anno III 26 settembre 2011
Scheda
Autore: 
Eugenio Scalfari
Titolo completo: 

Scuote l'Anima mia Eros, Einaudi, 2011, Supercoralli, pp. 130,  € 17,00