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Monaco. I tre colori tra Glass e Poe. Munich. Three colours depicting Glass and Poe
Presentiamo a seguire la recensione in italiano e poi in inglese di “La caduta della casa Usher” lo scorso 25 marzo allo Staatstheater am Gärtnerplatz di Monaco di Baviera. We offer the review in Italian and then in English of Der Untergang des Hauses Usher, performed the last 25th March in Munich at Staatstheater am Gärtnerplatz.
Un’opera poco rappresentata e tratta dal poeta americano, celebre per l’invenzione del romanzo poliziesco (Gli assassini della Rue Morgue, 1841) e per i racconti del terrore: Edgar Allan Poe, il macabro narratore dI “La caduta della casa Usher” (The Fall of the House of Usher, 1839): è stata messa in scena, con la musica che Philip Glass scrisse nel 1987, lo scorso 25 marzo allo Staatstheater am Gärtnerplatz di Monaco di Baviera. Con l’Orchestra, l’Extraballett e la Statisterie del teatro, Der Untergang des Hauses Usher, opera in due atti, libretto di Arthur Yorincks, nella versione tedesca di Saskia M.Wesnigk, è sorta come dalle ceneri di sé stessa, in una forma avanguardistica contraddistinta da tre colori.
Bianco, rosso e nero, i colori della Casa Usher: bianca è la veste di Madeline, contraddistinta dalla voce di Ella Tyran (soprano), con formosità attraenti sia per Usher sia per il pubblico; rossi tutti i fili che sostengono le spade di luce che scendono dal soffitto, come lunghe liane o cordoni ombelicali che sorreggono Madeline durante le doglie; nero, come i drappi che l’avvolgeranno poi, imbalsamandola nel suo sudario. Nere anche le vesti di Usher e del suo amico William, ovvero Gregor Dalal, che si avventura in queste lande desolate dove solo danzatori di butoh – bravissimi ed efficaci nei loro suadenti e dolenti movimenti coreografici - si aggirano come morti in preda a brividi da revenant.
Bianche sono le strutture, a forma di nave rivoltata, oppure come zanne di animale feroce che addentano il suolo (cfr. Marie Bonaparte e la sua psicoanalisi di Poe), per rimestarne l’essenza e spartire qualsiasi traccia di vita sia rimasta tra le zolle. E la Casa ruota, protagonista perversa di un timore via via più calcato, tra la voce che canta le doglie meste di Madeline mentre le uccidono l’ennesimo figlio partorito, e Harrie van der Plas (Usher, baritono, perfettamente a suo agio nella parte), che con voce perentoria le vieta il suono del carillon, che nasconde un malcelato rimosso.
L’unica cosa di cui ci lamentiamo, e non di secondo piano, è la traduzione del libretto inglese di Yorincks (disponibile qui in originale, première assoluta per l'American Repertory Theater, Cambridge, MA and the Kentucky Opera, Cambridge, nel 1988) in tedesco: avremmo preferito la lingua originale (almeno i sottotitoli!), che oltre che del testo capostipite, la è di quest’ultimo. Ci complimentiamo invece per la resa musicale diretta da Lukas Beikircher, per le voci, per l’ambientazione dark and gloomy, di effetto e suggestiva, come per la regia di Carlos Wagner.
Citiamo le ultime due stanze dalla poesia che recita Usher, scritte da Poe, augurandoci di assistere ad altre produzioni come questa:
V. "Ma esseri del demonio, vestiti a lutto, assalirono la casa del monarca; (Ah, piangiamo, perché mai ci sarà un domani in cui vedrà l'alba!) E, intorno alla sua casa, la gloria che arrossisce e sboccia è soltanto un triste ricordo di un tempo ormai perduto nelle oscurità della tomba.
VI. E i viaggiatori che giungono ancora nella valle, scorgono attraverso le finestre rossastre, immense forme che danzano in modo incredibile al ritmo di una melodia senza accordo; mentre, come un fantasmatico e rapido flusso, attraverso la pallida porta, quest'odioso stuolo sgorga di continuo, e ride - ma non sorriderà mai più." (Traduzione mia.)
Molto interessante poi la versione ridotta di Evan Williams, con accentuate venature sinfoniche ed il minimalismo di Glass di sottofondo come anche quella di Nashville del 2009 e non ultima quella a firma di Peter Hammill del 1991.
English version. Munich. Three colours depicting Glass and Poe
An opera not often staged and based on the tale by the famous American poet who invented the detective fiction (The Murders of the Rue Morgue, 1841) and the terror short-stories: Edgar Allan Poe, the macabre narrator of The Fall of the House of Usher (1839), with the music that Philip Glass wrote in 1987, has been performed last 25th March in Munich at Staatstheater am Gärtnerplatz. With the Orchestra, the Extraballett and the Theatre Statisterie, Der Untergang des Hauses Usher, opera in two acts, libretto by Arthur Yorincks, in the German version by Saskia M.Wesnigk, it has risen form the ashes of herself, changed into an avant-garde shape depicted into three colours.
White, red and black, the colours of the House of Usher: white is Madeline’s garment, characterized by Ella Tyran’s voice (soprano), with curvaceous attractions both for Usher than for the audience; red were the bounds which sustained a sort of light swords descending from the ceiling, similar to lianes or umbilical cords, holding up Madeline during labor; black, as the cloths which will wrap her, embalming her body into her shorud. Black are Usher and his friend William (Gregor Dalal) garments too, who ventures in these wasted lands where only butoh dancers – very good and effective in their persuasive and woeful choreographic movements -, who wander thrilling around like revenants.
White is the setting, in the shape of a ship upside-down, or as fangs of a fierce animal while they are gripping the ground (compare with Marie Bonaparte psychoanalysis of Poe narrative), to upset the essence and splitting every trace of life has been left in the clods. And the House turns, as a perverted leading actress of a fear ever and ever more pronounced, between the voice of Madeline who sings sorrowfully the labor while they slay her ultimate son delivered, and Harrie van der Plas as Usher (baritone, perfectly at ease in his role), who forbids her with a premptory voice to switch on the carillon, which hides something ill-concealed and repressed.
The only thing we complain, not on a second level, is the translation of the English libretto by Yorincks (available here in original, premiere for the American Repertory Theater, Cambridge, MA and the Kentucky Opera, Cambridge, 1988) into German: we would have preferred the original language (at least the subtitles!), that is the same for the originator narrative and of this latter. We compliment on the other hand for the musical conduction of Lukas Beikircher, for the voices, for the dark and gloomy setting, charming and evocative and for the production of Carlos Wagner as well.
Very interesting is then the version arranged by Evan Williams, which underlines the symphonic tissue reducing Glass' minimalism to a carpet, or that at Nashville in 2009 and last but not least the one signed by Peter Hammill in 1991.
We quote the last two stanzas from Poe’s The Fall of the House of Usher (Usher poem) story wishing to see other productions like these:
V. "But evil things, in robes of sorrow, Assailed the monarch's high estate; (Ah, let us mourn, for never morrow Shall dawn upon him, desolate!) And, round about his home, the glory That blushed and bloomed Is but a dim-remembered story Of the old time entombed.
VI. And travellers now within that valley, Through the red-litten windows, see Vast forms that move fantastically To a discordant melody; While, like a rapid ghastly river, Through the pale door, A hideous throng rush out forever, And laugh --but smile no more."