Paradigmi di Maria Cristina Finucci. Le infinite dimensioni della percezione

Articolo di: 
Alberto Balducci
Maria Cristina Finucci - Cuspidi ng

La soggettività dell’osservatore è decisiva in qualsiasi esperienza; anche l’imperturbabile mondo della scienza dovette ammetterlo con i postulati della meccanica quantistica, dove il determinismo newtoniano non ha efficacia e regna l’indeterminazione statistica e la conoscenza potenziale. Questo si ripercuote sulla percezione della “realtà” in senso lato e costituisce la base di partenza per le opere esposte di Maria Cristina Finucci al Lu.C.C.A. fino al 27 giugno 2010.

L’esposizione è ospitata al piano terra dell’edificio (nel cosiddetto Lucca Lounge) e nel sotterraneo (il Lucca Underground, con un video e un’installazione site-specific), e consta di quattro opere della serie in divenire Paradigmi, nonché di due graziose creazioni di design per interni (un tavolo e una lampada) dell’artista lucchese.

I Paradigmi sono creazioni in metallo (o legno) trattate con acrilici tramite le quali l’artista indaga la percezione del reale, in senso lato. Sono opere che rifuggono un’interpretazione cognitiva univoca, e anelano al superamento del singolo punto di vista o, generalizzando, dell’opinione preconcetta.

La ricerca dell’artista si indirizza dunque su un suggerimento generico dell’esistenza di dimensioni ulteriori rispetto alle 3 fisiche che il nostro “paradigma” ci ha abituato a percepire in modo esclusivo e che alla fine dei conti è solo una catena dalle maglie strette che ci impedisce di sperimentare le altre dimensioni dell’esperienza.

Questo concetto può essere tradotto in ogni ambito; in termini socio-culturali, ad esempio, identifica il modo di pensare comune che la società impone agli individui.

Per poter essere suggerimenti non legati ad un particolare ambito della conoscenza, le opere della Finucci sono per forza di cose costruite basandosi su strumenti elementari: ad esempio, due di esse sono costituite da una griglia di cubi intersecantisi in modo regolare, dipinti con contrasti elevatissimi (bianco/rosso o nero/giallo) di colori puri.

Queste opere si trasformano a seconda del punto di vista fisico con cui le si osserva. Le Cuspidi bianco/rosso, ad esempio, paiono modellarsi sullo sguardo dell’osservatore, in una danza proteiforme: queste metamorfosi sono documentate in alcune fotografie, che sembrano ritrarre opere diverse.

Le Cuspidi ng invece, hanno tre innesti di specchi sui lati di altrettanti dei cubi che le compongono: questi specchi danno l’illusione che gli spigoli continuino all’interno dei lati stessi.

Anche il senza titolo che rappresenta una rete metallica che ora si condensa e ora si dirada, pare mutare con la distanza dell’osservatore, come un piano cartesiano le cui coordinate mutano in base a variabili ignote.

Interessanti quindi anche le opere esposte nel sotterraneo, il video e soprattutto l’installazione, che consentono di vivere la spazialità di queste intuizioni, immergendosi ancor di più in questo spazio multidimensionale cui non siamo abituati a confrontarci.

Queste opere rappresentano pertanto un ottimo esempio di come molteplici punti di vista possano alterare la percezione di oggetti geometricamente ben definiti ed elementari.

È ovvio che opere con questa finalità non possono assolutamente essere fruite in modo adeguato su un catalogo o su uno schermo; esse devono essere vissute, lasciandosi andare alle suggestioni cognitive che dispensano. Inutile volerle interpretare basandosi su canoni abituali di euclidea geometricità. Un bambino avrebbe più chance di noi di gustarsi apertamente queste opere, infischiandosene dei preconcetti, essendo più libero da paradigmi comuni.

Tutto questo si traspone ovviamente a metafora della cognizione umana, e di come ogni ambiente, idea, relazione dipendano in fin dei conti dal soggetto che le sperimenta. Non vi sono paradigmi universali in questo stadio dell’evoluzione umana.

Ciò inserisce l’opera della Finucci in quell’insieme di frutti del pensiero tra cui annoveriamo Flatland dell’abate Abbott tanto quanto le teorie scientifiche delle “superstringhe” (con le loro 11 o più dimensioni) che, con il loro ridimensionare l’ambito della percezione umana, contribuiscono a renderci più consapevoli del nostro reale peso nell’universo, e a stimolarci verso l’apertura a “paradigmi” diversi da quelli cui siamo abituati da sempre. 

L'esposizione inoltre ben si inserisce nel museo che ospita contemporaneamente la mostra "State of Mind" sull'arte minimale: si consiglia di visitarle ambedue, come ricerche che si completano a vicenda. 

Pubblicato in: 
GN15 Anno II 3 giugno 2010
Scheda
Titolo completo: 

Maria Cristina Finucci. Paradigmi
22 maggio - 27 giugno 2010

Presso Lu.C.C.A. Lucca Center of Contemporary Art

Anno: 
2010
Vedi anche: 

Lu.C.C.A. homepage del museo