La Quinta Stagione. Il rito dell'apocalisse

Articolo di: 
Livia Bidoli
La Quinta Stagione

Mi viene subito in mente Camus con La peste (1947) a vedere questo film: un clima apocalittico e vibrante di colori spenti, delle atmosfere ed una natura à la Brueghel che diventa grigia come la neve sporca: questo film di due registi (un belga ed un'americana che chiunque si immagina cosi distanti), Peter Brosens e Jessica Woodworth, che si chiama tristemente La Quinta Stagione, si trova a calcare la mano su un'irrevocabilità già intrinseca in questa dichiarazione d'intenti che fa tutt'uno con il titolo.

Una quinta stagione generalmente non c'è, essendo le stagioni quattro, ma ad un certo punto avviene l'insondabile fatto del duplicarsi dell'inverno: il gallo si ammutolisce ben prima che accada l'assurdo, e dà principio ad un film che, come lui, non si desta da un annichilimento progressivo provocato dal deficit alimentare-ecologico, scatenando un'apocalisse umana prima di tutto.

All'inizio non sembra così grave la situazione, nonostante le riprese in piano sequenza – con la fantasmatica fotografia curata da Hans Bruch Jr. - illustrino fattispecie simili all'Isola dei morti (1880-1886) di Arnold Böcklin; oppure il Trittico del Carro di Fieno (1516) di Hieronymus Bosch. Tutt'altro che confortante quest'ultimo, visto che alle fondamenta del dipinto vi è la visione pessimistica di Bosch su un mondo dedito all'avidità, e che mostra nel quadro come il proverbio dedicatogli, “Il mondo è come un carro di fieno, ciascuno ne arraffa quel che può”, ed i diavoli che trasportano il carro verso l'inferno, non è altro che la previsione esatta di quel che succederà, la caduta in tutti i vizi capitali, la brutalizzazione dell'umanità, la spinta verso il basso. Altra nota a a margine, in piena condivisione colla prima scena del film, che tornerà, è la processione, in Bosch dei potenti e poi di tutti gli abitanti; nel lungometraggio, questi ultimi sono i pupazzi seguiti dai paesani per il rogo rituale dell'inverno. Sequenza che d'altronde perseguiterà come una maledizione, con le sue maschere della Peste: quelle bianche col becco a cicogna che si usavano a Venezia a fine '500 ed indossate dai medici per evitare il contagio. Solo che qui, al contrario de La Peste di Camus, la solidarietà sembra un concetto lontano ed inappellabile, che nemmeno i due giovani, Alice (Aurélia Poirier) e Thomas (Django Schrevens), riescono pienamente a condividere, scambiando e fraintendendo anche il senso stesso di questa catastrofe naturale, in fondo provocata dagli uomini.

Il film fa riflettere, anche a quel quadro di Brueghel che lo stesso Tarkowskij mise in Solaris (I cacciatori della neve, 1565), che qui sembra rappresentato nelle sue molte versioni: lo stesso quadro dell'inverno usato in Melancholia di Von Trier, a suggerire suggestioni fatali e metaforicamente legate fra di loro. Una stagione della nigredo, del ritiro dentro sé stessi e nelle proprie paure, che nemmeno una strana quanto sparuta e breve apparizione di una finta estate potrà rigenerare in catarsi.

Una cerimonia, quella del rogo dell'inverno che si muterà nella maledizione di sé stessa, di un'umanità condannata a ripetersi, ritualizzare, e a cercare capri espiatori che vorrebbero indicare invece quegli atti mancati che spesso compaiono nei film di Buñuel come L'Angelo sterminatore (1962), o nei saggi di Jacques Lacan, in cui nella sequenza finale è contenuto un diretto riferimento (cfr. lo struzzo, autruche, come il celebre proverbio riguardante gli struzzi che per non guardare mettono la testa nella sabbia).

Presentato alla Biennale di Venezia 2012, è premiato da Arca Cinema Giovani e Green Top Award; Cineuropa con Miglior Fotografia e Miglior Attrice ad Aurélia Poirier nel ruolo dell'adolescente Alice; ed ancora, Premio Speciale della Giuria di Valladolid, Premio Fipresci e Premio della Giuria Giovani, è nella nella Selezione Ufficiale dei TIFF.

Pubblicato in: 
GN33 Anno V 25 giugno 2013
Scheda
Titolo completo: 

La Quinta Stagione
(La cinquième saison)
GENERE: Drammatico
REGIA: Jessica Woodworth, Peter Brosens
ATTORI: Aurelia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gil Vancompernolle

Uscita al cinema 27 giugno 2013

PRODUZIONE: Bo Films, Entre Chien et Loup, Molenwiek Film, Unlimited
DISTRIBUZIONE: Nomad Film
PAESE: Belgio, Francia, Olanda 2012
DURATA: 93 Min
FORMATO: Colore

NOTE: In Concorso al Festival di Venezia 2012: Premi Arca Cinema Giovani e Green Top Award