Supporta Gothic Network
World War Z. Il virus di grado Zero
Con l'ombra di Danny Boyle e quella di Romero alle spalle, Marc Foster, che prima si è dato a Monster's Ball nel 2001, facendo premiare Halle Berry con l'Oscar come Migliore Attrice ; poi Neverland con Johnny Depp aggregato a Peter Pan (o meglio il suo creatore, J.M. Barrie); il bellissimo Il cacciatore di aquiloni nel 2007, ed ancora il blockbuster con Daniel Craig Quantum of Solace per James Bond, ora Foster approda ad un apocalittico World War Z, che spinge la paura per la crisi a trasformarsi in macabri morsi di zombie assetati di sangue.
Il film, non c'è che dire, è ben girato, ritmo e tensione per le intere due ore, però col sapore un po' troppo scontato sia sulla sceneggiatura, sia su alcune scene e sulla trama: insomma, l'eroe WASP (White Anglo-Saxon Protestant) bello, biondo e cogli occhi azzurri, spinto a lasciare moglie e figli e rimettersi a fare la guerra per salvare loro ed il mondo da un virus letale, l'abbiamo già vista. La solita Russia cattiva naturalmente è stata la prima ad essere annientata, mentre l'amica Albione funge da rifugio anche per gli ultimi superstiti dell'OMS (Organismo Mondiale per la Sanità, qui si veleggia in grande).
Un'originalità sugli zombie c'è: quella dell'analogia con lo “sciame”, di api, di insetti in genere, che si riuniscono inconsapevolmente sapendo che fanno parte della stessa razza, con delle sequenze memorabili. Inoltre le scene dentro il laboratorio sono girate bene e hanno un gusto alla Resident Evil che anche maestri del calibro di Anderson apprezzerebbero. L'unica pecca è che la tesi centrale dell'agente patogeno e del paziente Zero (che non spiegheremo oltre per non rivelare troppo), è piuttosto contraddittoria.
In definitiva il film si gusta come una buona propaganda per la National Rifle Association & Co. Nonostante Obama abbia fatto dichiarazioni contro di essa in merito agli ultimi casi di sparatorie. Da notare le riprese di Philadelphia, in parte ricostruita incredibilmente in quel di Glasgow.