Napoli 800 alle Scuderie del Quirinale

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Edgar Degas Ritratti in mostra

La mostra ha un un soggetto insolito ma molto interessante, perché l’importanza culturale di Napoli nell’Ottocento è stata oscurata, prima dalla propaganda risorgimentale in chiave anti borbonica, per poi diventare un luogo comune: esaltare il Nord progredito in opposizione a un Sud arretrato. Non si vogliono sottovalutare gli aspetti negativi ma riscoprire la vivacità culturale a Napoli si impone per conoscere meglio la storia di questa straordinaria e meravigliosa città.

Napoli Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner alle Scuderie del Quirinale fino 16 giugno 2024, a Roma, è stata curata da Sylvain Bellenger insieme a Jean – Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente, che hanno anche curato il catalogo pubblicato da Electa.
Le Scuderie del Quirinale da tempo raccontano la straordinaria policentrica civiltà figurativa d’Italia, ricca di ‘capitali artistiche’ più di qualsiasi altro paese e Napoli ne è un luminoso esempio, che ha accolto nelle sua millenaria storia grandi artisti e ed è stato il punto d’incontro di civiltà diverse mediterranee e nordiche.

Il percorso della mostra è accogliente: i chiari e puntuali pannelli esplicativi, la disposizione e l’illuminazione delle opere, che ne permettono la piena fruibilità e rendono la visita interessante e piacevole. Le 250 opere, con prestiti di prestigiosi musei italiani ed esteri, testimoniano non solo la ricca produzione artistica a Napoli dove nelle arti figurative dominò il realismo che aveva le sue radici da Caravaggio a Ribera, ma come la città attraesse artisti da tutto il mondo occidentale nel lungo periodo preso in esame, dalla fine del ‘700 alla Prima Guerra Mondiale, in cui Napoli fu per importanza la terza città europea dopo Londra e Parigi.

Nel percorso si evidenzia come Napoli non brillò solo nell’arti figurative ma anche nelle scienze giuridiche e naturali: è sede dell’Università fondata da Federico II di Svevia nel 1224, nel settecento fu un importante centro del pensiero illuminista, nel 1732 fu istituita la prima scuola di lingue orientali, nel 1801 il primo museo mineralogico, nel 1807 il primo osservatorio astronomico, nel 1841 il primo osservatorio vulcanologico e nel 1872 il primo centro italiano di ricerche oceaniche.

Il percorso è in ordine cronologico e si comincia con i visitatori del Grand Tour dal XVIII secolo XIX secolo, non solo attratti dagli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano nella visione neoclassicista ispirata a Winckelmann, ma anche dalla bellezza dei paesaggi e dei luoghi. I soggetti scelti dai pittori sono la testimonianza di questi interessi dei compratori come accadeva anche a Roma e Venezia. Tra gli esempi di quadri con soggetti archeologici in mostra vi sono: Scavi di Ercolano di Giuseppe Palizzi, La Casa dei capitelli colorati a Pompei e La Casa dei capitelli colorati a Pompei di Giacinto Gigante, Atrium de la maison de Cornelius Rufus à Pompéi dell’olandese Carl Frederik Aagaard, la stupefacente ricostruzione de Il Tempio di Iside a Pompei (1805-1806) di Giuseppe Valadier, Carlo Albacini in alabastro, diaspro di Corsica, marmo rosso antico, lumachella, porfido, bronzo dorato. Dominano anche i fascinosi paesaggi e le vedute caratteristiche in cui si afferma nel tempo il gusto per la pittura en plein air tra cui: Mercato a Castellammare di Giacinto Gigante, La Solfatara di Gonsalvo (Consalvo) Carelli, Veduta di Napoli Adriano Cecioni.

Di grande interesse è la presenza di opere di Giuseppe Gaetano De Nittis ( 1846 – 1884) che ne mostrano l’evoluzione artistica dagli inizi del Casale dei dintorni di Napoli (1866), Una traversata negli Appennini – Ricordo (1867), La discesa dal Vesuvio (1872), Mare in burrasca (Studio di onde). L’ evoluzione tecnica si manifesta ancora di più in Passa il treno (entro il 1880) che ricorda Rain, steam and speed. The great Western Railway (pioggia, vapore e velocità 1844) di William Turner di cui sono presenti in mostra due vedute: The Castel dell’Ovo, Naples, with Capri in the Distance (Castel dell’Ovo, Napoli, con Capri in lontananza 1819) e Coast Scene near Naples (Scena costiera vicino Napoli 1828).

Un’ampia parte è dedicata al primo centro italiano di ricerche oceaniche fondato dal darwiniano Anton Dohrn nel 1872, che volle:” trasformare la teoria in prassi darwiniana” scegliendo Napoli per la ricchezza biologica del mare a testimonianza della vitalità culturale. L’edificio sorse sulla spiaggia davanti alla villa Reale con al pianterreno l’acquario e ai piani superiori i laboratori. Un filmato ne racconta la storia e l’attualità.

Il realismo ispirato dal pensiero letterario e risorgimentale dell’intellettuale Francesco De Sanctis fu accolto in campo artistico da Filippo Palizzi (1818 –1899) che, in opposizione agli insegnamenti accademici, ne fu importante esponente. Nel 1855 si recò dal fratello Giuseppe a Parigi dove ebbe l’opportunità di conoscere gli artisti francesi, e soprattutto i paesaggisti della scuola di Barbizon. Di ritorno a Firenze incontrò Giovanni Fattori con altri pittori che poi aderirono al movimento dei Macchiaioli, ai quali mostrò gli studi dei pittori di Barbizon che aveva riportato da Parigi. Il realismo di quei pittori fu interpretato con originalità nelle opere di Filippo Palizzi che mostrano il lavoro, come: Ragazzo che trasporta materiali, Scavatrice di Pompei, Contadinello sdraiato sopra una roccia. In esposizione ci sono opere di altri artisti di questo movimento realista tra gli esempi La preghiera della sera di Ettore Cercone, Ozio e lavoro di Michele Cammarano, La messe di Francesco Netti, Il Saltimbanco di Antonio Mancini e i bronzi di Vincenzo Gemito: Vasaio e La nutrice.

Una significativa sezione è dedicata a Edgar Degas (1834-1917), conosciutissimo pittore e scultore per le sue fascinose ballerine, è usualmente annoverato tra gli impressionisti nonostante si considerasse un realista, lo dimostrano le molte opere anche della maturità in cui è protagonista la vita a Parigi. Proprio in questa occasione viene messa in luce la visione realistica dell’artista nei paesaggi Castel Sant’Elmo visto da Capodimonte, Veduta di Napoli e nei ritratti in mostra, che testimoniano il legame con i parenti napoletani e con la città che l’artista amava intensamente. Edgar parlava napoletano, conosceva e frequentava l’ambiente artistico.

Una parte dell’esposizione è dedicata ai ritratti di artisti dipinti da amici artisti tra cui il significativo Ritratto di Antonio Mancini di John Singer Sargent che ne coglie uno dei lati della sua esuberante quanto introversa personalità, e il Ritratto di Domenico Morelli di Bernardo Celentano ma anche o il busto bronzeo di Domenico Morelli realizzato da Vincenzo Gemito. Ci sono anche gli autoritratti come quello enigmatico o forse ironico con un cesto in testa di Antonio Mancini e quello del giovane Degas.
Due dipinti materici, Angeli /Angioli/Prove di canto (1913) e Dama in rosso (1926) che mostrano la sperimentazione artistica di Antonio Mancini e concludono questa mostra che vuole evidenziare l’importanza culturale e artistica Napoli troppo sottovalutata.

Una lodevole intenzione ma con lacune storicamente inspiegabili: il Teatro e la Musica.  Della musica non solo il Melodramma di cui fu importantissimo centro propulsore, perché la Scala assunse il ruolo predominante che ha solo con le ultime opere di VerdiOtello e Falstaff- e soprattutto per il lavoro di ArturoToscanini. Inoltre a Napoli grazie a Beniamino Cesi, allievo di Mercadante e seguace di Thalberg, il rivale di Liszt, c’era tra metà 800 e inizio ‘900 la più prestigiosa scuola pianistica d’Italia e come tacere della canzone napoletana classica ? Il teatro dialettale? Come si spiegano questa lacune? Per la musica ricordiamo che Francesco De Sanctis, fine intellettuale e studioso di letteratura e di storia della letteratura con una predilezione per la poesia, fu anche ministro della pubblica istruzione e indicò particolarmente di non insegnare la musica” .. non fa valentuomini ma buffoni” le sue nefaste idee sulla musica e le materie artistiche generano ancora non solo l’ignoranza della storia della musica e della tecnica musicale, ma anche dei rapporti della musica con letteratura e le arti figurative.

Pubblicato in: 
GN30 Anno XVI 3 giugno 2024
Scheda
Titolo completo: 

Scuderie del Quirinale
Napoli Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner

ORARI
Tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00 (ultimo ingresso alle 19:00)
BIGLIETTI
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00
Under 30 €10,00
Under 18 €2,00
Under 6 €0,00
Biglietto OPEN €22,50
Per altre informazioni su tutte le tariffe e le gratuità www.scuderiequirinale.it

Il catalogo  a cura di Sylvain Bellenger con Jean-Loup Champion,
Carmine Romano, Isabella Valente è edito da Electa.