Teatro Parioli di Roma. Il partecipato Romeo e Giulietta di Giuseppe Marini

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
RG

Per un regista la scelta di rappresentare un grande classico della letteratura rappresenta una sfida piena di rischi. Il regista Giuseppe Marini è riuscito a dare una interpretazione assai felice e rispettosa del suo significato letterario  del grande testo di William Shakespeare Romeo e Giulietta, che è stato proposto agli spettatori  dal 1° al 10 febbraio 2013 al Teatro Parioli di Roma.

Questo dramma, che la critica considera il primo capolavoro di Shakespeare, venne concepito dal grande autore inglese nel 1595 e gli fu ispirato, secondo alcuni studiosi,  da una novella di Matteo Bandello. Si tratta di una vicenda d’amore che, ogni volta che viene portata sulle scene teatrali, suscita sentimenti di commozione e di intensa partecipazione emotiva nell’animo degli spettatori. A Verona vivono due giovani, Romeo e Giulietta, dotati di ogni grazia e di tutte le qualità e virtù possibili ed immaginabili. La città nella quale abitano ed in cui si trovano le loro famiglie è attraversata e percorsa da una serie di conflitti, poiché i Capuleti, a cui appartiene Giulietta, sono contrapposti ai Montecchi, famiglia da cui discende Romeo.

Nella prima parte dello spettacolo vengono mostrate le lotte che nelle vie della città questa divisione tra le due famiglie provoca e genera incessantemente tra i suoi cittadini, turbando la convivenza civile a Verona. Ad una festa organizzata dai Capuleti, Romeo, casualmente, incontra e conosce Giulietta. Già fin dal primo incontro, i due giovani comprendono di essere innamorati. Tuttavia il padre di Giulietta, senza considerarne i sentimenti, ha maturato la decisione di favorire il matrimonio di sua figlia con il conte Paride, un giovane di buona famiglia, ricco e che occupa a Verona una posizione sociale di assoluto prestigio. Sia perché i due innamorati appartengono a famiglie divise dal conflitto sia perché i genitori sognano per loro matrimoni diversi, l’amore di Giulietta e Romeo è fin dall’inizio contrastato e infelice.

Nello spettacolo sono indimenticabili i monologhi pronunciati  da Mercuzio, amico di Romeo, che medita sul rapporto tra  l’immaginazione e l’erotismo ricorrendo ad immagini poetiche nella quali vengono evocate le stelle, il sole e l’indomita passione che accende di desiderio il cuore ardente dei giovani innamorati. Per eludere e superare gli ostacoli, che si frappongono al raggiungimento del suo sogno d’amore, Romeo si rivolge a Frate Lorenzo, a cui chiede di aiutarlo, perché possa sposare Giulietta. Frate Lorenzo, prima di acconsentire e accogliere la richiesta di aiuto, ricorda, in uno dei momenti più profondi dello spettacolo, che nell’animo umano si fronteggiano due demoni entrambi dotati di una forza primordiale e soverchiante: la crudeltà e la grazia. Da queste forze misteriose e sfuggenti dipende la vita e la morte delle persone. Malgrado Romeo e Giulietta siano stati aiutati da Frate Lorenzo, il loro sogno d’amore non trova una definitiva attuazione, a  causa delle rivalità che dividono le famiglie nella città di Verona.

In questo dramma vi è un riferimento alla storia delle antiche città italiane, che sempre si sono divise lungo i secoli in conflitti duri e veementi ed ancestrali.  Del conflitto tra i Capuleti ed i Montecchi parla anche Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel Purgatorio, canto VI, vv. 105-107 (Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,/Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:/color già tristi, e questi con sospetti!). Mercuzio, per difendere l’onore di Romeo,  combatte in un aspro duello contro Tebaldo, da cui viene ucciso. Romeo, per vendicare il suo amico, sopraffatto dall’odio e dalla passione, uccide Tebaldo.

In questa parte dello spettacolo le scene cruente e violente danno la misura dell’odio che divideva le famiglie nella città di Verona, in cui il dramma è ambientato. Fra Lorenzo, nel tentativo di salvare la vita a Romeo, lo persuade che gli conviene fuggire lontano da Verona, visto che si è reso responsabile di un atroce delitto. Il frate gli consiglia di fuggire a Mantova.

Infatti il Principe di Verona, per non condannarlo a morte, gli ha inflitto la pena dell’esilio, sicché Romeo lascia Verona. Intanto il padre di Giulietta pensa che i tempi siano maturi e che sua figlia debba sposare, finalmente, il conte Paride. Giulietta, in un primo momento, si rifiuta di accondiscendere  e di assecondare i desideri del padre, dal quale viene rimproverata con durezza e con parole cariche di odio e disprezzo. In seguito, dopo avere parlato con Frate Lorenzo, che ha suggerito alla giovane di ingerire una sostanza che la farà sembrare morta, in attesa che Romeo possa rientrare da Mantova, Giulietta finge e simula un pentimento e, di fronte al padre, si dichiara disponibile a sposare il conte Paride.

Romeo, al quale non viene recapitata la lettera di Frate Lorenzo, in cui tutta questa complessa storia era spiegata, supponendo che Giulietta sia morta, si precipita a Verona sul sepolcro della sua amata Giulietta. Dopo avere acquistato il veleno, Romeo ha intenzione di uccidersi. Proprio di fronte al sepolcro, dove giace apparentemente morta Giulietta, Romeo, prima sfida a duello ed uccide il Conte Paride, in seguito, con l’animo dominato dalla disperazione, ingerisce il veleno, dandosi la morte. Al suo risveglio Giulietta, scoprendo quanto è accaduto, si toglie la vita conficcandosi il pugnale nel ventre, per rimanere in eterno accanto a Romeo, dentro la grotta e il sepolcro.

Fra Lorenzo, giungendo e costatando  che la tragedia si è ormai consumata, sentendosi responsabile, si abbandona al dolore ed alla inconsolabile disperazione. Fra Lorenzo, in presenza del principe di Verona e degli esponenti delle famiglie divise dall’odio, i Capuleti ed i Montecchi, invita tutti alla riconciliazione e a ristabilire la pace nella città di Verona.

In questo dramma Shakespeare mostra come i sentimenti umani, quando siano autentici, sono eterni e nulla li può annientare e soffocare, né le insane passioni umane né le lotte per il dominio, il potere e la ricchezza.
Inoltre, se una filosofia della storia si può cogliere nel modo i cui la vicenda di Romeo e Giulietta è stata rappresentata dal grande drammaturgo, questa consiste nel riconoscere che il caso, imprevedibile e ingovernabile, è il sovrano assoluto di quanto accade nella vita degli uomini.  Uno spettacolo bello e profondo. Gli attori interpretano i rispettivi ruoli con bravura ed intensità. Bella la scenografia e raffinati i costumi.

Pubblicato in: 
GN15 Anno V 19 febbraio 2013
Scheda
Titolo completo: 

Roma, Teatro Parioli - 1° - 10 febbraio 2013
Romeo e Giulietta
di William Shakespeare 

Regia di Giuseppe Marini. Traduzione Massimiliano Palmese. Con: Fabio Bussotti, Mauro Conte, Riccardo Francia, Fabio Fusco, Serena Mattace Raso, Fiorenza Pieri, Simone Pieroni, Nicolò Scarparo, Francesco Wolf, Lucas Waldem Zanforlini.